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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3131 del 11 marzo 1998
«In tema di nesso causale nel reato omissivo improprio, poiché non può essere accertato un rapporto naturalistico di causazione tra la condotta (carente) e l'evento, il giudice, una volta accertato sulla base di criteri probabilistici che l'evento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 537 del 19 gennaio 1998
«In materia di reato commesso in conseguenza di altrui inganno (art. 48 c.p.), l'idoneità dell'azione dell'autore “mediato” va valutata necessariamente in rapporto alle qualità ed alle capacità dell'autore “immediato”, con la conseguenza che...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 45266 del 4 dicembre 2008
«In materia di atti arbitrari del pubblico ufficiale, l'art. 4 del D.lgt. 14 settembre 1944 n. 288 non prevede una circostanza di esclusione della pena ricadente sotto la disciplina dell'art. 59 c.p., ma dispone l'esclusione della tutela nei...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8328 del 23 luglio 1994
«Nell'ambito dell'aggravamento previsto dall'art. 118 c.p. rientrano tutti gli aspetti e le situazioni anche di natura processuale per le quali il fatto di un soggetto qualificato è sanzionato penalmente. Con la conseguenza che il reato di violenza...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 4460 del 19 aprile 1994
«Ai fini dell'applicazione del disposto dell'art. 545 c.p.p. del 1930, concernente l'annullamento parziale della impugnata sentenza da parte della Cassazione, per «parti non annullate della sentenza» devono intendersi quelle in ordine alle quali si...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2529 del 12 maggio 1999
«In conformità con la sentenza interpretativa di rigetto n. 361/1994 della Corte costituzionale, deve ritenersi che, nel caso di soggetto sottoposto ad esecuzione di pene cumulate, delle quali alcune soltanto siano state inflitte per delitti che...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1673 del 24 febbraio 1986
«L'art. 83 c.p. nel disciplinare l'ipotesi di «evento diverso da quello voluto dall'agente» stabilisce che qualunque sia in concreto nelle singole fattispecie il determinismo causale che dà luogo all'aberratio, l'evento non voluto può esser posto a...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16616 del 19 dicembre 1990
«Per l'ipotizzabilità del reato complesso è necessario che la legge abbia operato la fusione in un'unica figura criminosa di fatti costituenti autonomi reati. Non integra invece la figura del reato complesso l'esistenza di elementi comuni fra due...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6775 del 22 febbraio 2005
«Il delitto di violenza sessuale (nella specie, di gruppo: art. 609 octies c.p.), considerato come circostanza della forma aggravata dell'omicidio, se commesso in un unico contesto temporale, non concorre formalmente con esso, ma in esso resta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 16267 del 7 aprile 2004
«In tema di falso documentale, la materiale falsificazione dell'atto di autentica notarile di una scrittura di compravendita, commessa dal privato, integra il reato di falsità materiale in atto pubblico di cui agli articoli 476 e 482 c.p., in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10812 del 31 ottobre 1995
«Con riguardo alla privazione della libertà personale, (art. 605 c.p.) quando questa sia stata limitata al tempo necessario alla consumazione della rapina e si è identificata ed esaurita con il mezzo immediato e diretto di esecuzione della rapina...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7957 del 24 febbraio 2004
«L'accordo tra più soggetti di realizzare uno o più reati è un elemento comune alla fattispecie associativa ed a quella concorsuale, ma in tale ultima ipotesi esso deve pervenire alla concreta realizzazione del reato, quanto meno a livello di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7205 del 17 giugno 1994
«Se non è sufficiente, perché l'aggravante della premeditazione possa comunicarsi al concorrente nel reato, la mera conoscibilità da parte di costui, deve invece ritenersi che la conoscenza effettiva legittimi l'estensione. Infatti, se il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8692 del 4 agosto 1992
«In tema di nomina di un curatore speciale per l'esercizio del diritto di querela, la norma di cui all'art. 121 c.p. tende, per quel che riguarda il rapporto tra genitore e figlio, ad evitare che il diritto di querela per fatti offensivi nei...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7856 del 9 agosto 1997
«Non è configurabile un rapporto di specialità tra la fattispecie di cui all'art. 513 bis c.p. (reato di illecita concorrenza con violenza o minaccia) ed il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, stante l'episodicità della prima...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14806 del 26 marzo 2004
«La detenzione di alimenti congelati o surgelati in un esercizio commerciale e l'omessa indicazione nella lista delle vivande di tale precondizione dell'alimento integra il reato di tentativo di frode in commercio, ed in proposito non è necessario...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 22313 del 6 giugno 2011
«Integra il tentativo di frode in commercio la detenzione, presso il magazzino di prodotti finiti dell'impresa di produzione, di prodotti alimentari con false indicazioni di provenienza, destinati non al consumatore finale ma ad utilizzatori...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14161 del 13 dicembre 1999
«Il tentativo di frode in commercio può esser integrato anche indipendentemente da ogni concreto rapporto con l'acquirente, essendo invece decisive, al fine suddetto, solo l'idoneità e la non equivocità degli atti nella direzione di una consegna....»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 17201 del 7 dicembre 1989
«Anche la semplice offerta in vendita come fresco di pesce surgelato, qualora la situazione prospettata sia idonea a trarre in inganno la clientela che ha la legittima aspettativa di vedersi venduto pesce fresco, è sufficiente ad integrare gli...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2019 del 15 gennaio 2008
«Tra la previsione di cui all'art. 2 del D.L.vo n. 109 del 1992 n. 109, recante disposizioni in tema di etichettatura e presentazione dei prodotti alimentari tali da attribuire al prodotto proprietà che lo stesso non possegga, e l'art. 515 c.p.,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 16062 del 20 aprile 2001
«Tra la previsione di cui all'art. 2 del D.L.vo 27 gennaio 1992 n. 109, recante disposizioni in tema di etichettatura e presentazione dei prodotti alimentari tali da non attribuire al prodotto proprietà che lo stesso non possegga, e l'art. 515...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2499 del 11 dicembre 1969
«Il delitto di cui all'art. 517 c.p. è un reato di pericolo, nel quale l'obiettività giuridica è data dalla tutela dell'ordine economico, che deve essere garantito dagli inganni tesi ai compratori mediante l'uso di nomi, marchi e segni distintivi,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11426 del 30 ottobre 1976
«Il negoziante che vende un prodotto contraffatto, senza avere avuto alcun rapporto con il contraffattore, ma a conoscenza della contraffazione, è punibile a norma dell'art. 474 c.p., e non già dell'art. 517 c.p., che è applicabile quando il fatto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6072 del 30 gennaio 2008
«Il delitto di violenza carnale di cui all'art. 519 c.p. rientra nel catalogo di quelli ostativi ai fini dell'applicazione dell'indulto benché la legge n. 241 del 2006 non ne faccia menzione, perché essa fa espresso riferimento al delitto di cui...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5640 del 12 maggio 1994
«Il consenso della vittima per rapporti sessuali particolari non può escludere l'eventuale sussistenza di reati di ratto, violenza carnale, minacce e lesioni, ove questi comportamenti siano di fatto realizzati oltre una sfera di ragionevole...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3141 del 15 marzo 1994
«Ai fini della configurabilità del delitto di violenza carnale, non si richiede che la violenza sia tale da annullare la volontà del soggetto passivo, ma è sufficiente che la volontà risulti coartata. Neppure è necessario che l'uso della violenza o...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1778 del 8 febbraio 1991
«In tema di violenza carnale, non esiste valido consenso alla congiunzione se il soggetto passivo abbia ceduto alle voglie dell'aggressore solo per porre fine ad una situazione divenuta angosciosa ed insopportabile a causa del comportamento...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6294 del 25 maggio 1992
«In relazione al reato di violenza carnale, legittimamente è esclusa l'ammissibilità del prelievo ematico e della relativa perizia sul bambino nato dal rapporto incestuoso, quando vi osti il diritto personalissimo di riservatezza attribuito...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9212 del 27 giugno 1990
«Il delitto di violenza carnale presunta, di cui all'art. 519, cpv., n. 2, c.p., prescinde dalla regolarità, tipicità o legittimità del rapporto di affidamento e, segnatamente, di cura che può ben configurarsi anche nei confronti di un...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3791 del 15 maggio 1986
«L'ipotesi di violenza carnale presunta, di cui all'art. 519, comma secondo, n. 2, c.p., sussiste in relazione a qualsiasi rapporto fiduciario di affidamento, sia pure temporaneo, del minore infrasedicenne al colpevole. (Fattispecie relativa a...»