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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15118 del 31 marzo 2003
«Il reato di millantato credito si differenzia da quello di truffa sia perché oggetto della tutela penale è il prestigio della pubblica amministrazione (mentre per la truffa è il patrimonio), sia per la particolarità del raggiro, caratterizzato da...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 470 del 19 gennaio 1987
«I delitti di truffa e millantato credito si distinguono per la diversità dell'oggetto della tutela penale, che è il patrimonio, nella truffa, e il prestigio della pubblica amministrazione, nel delitto di cui all'art. 346 c.p. Pertanto le due...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3996 del 4 febbraio 2005
«In tema di esercizio arbitrario di una professione, benché il bene tutelato dall'art. 348 c.p. sia costituito dall'interesse generale a che determinate professioni, richiedenti, tra l'altro, particolari competenze tecniche, vengano esercitate...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1751 del 16 gennaio 2003
«In tema di successione di norme penali nel tempo, qualora trattisi di norme penali «in bianco» (fra le quali rientra l'art. 348 c.p., che punisce l'esercizio abusivo di professioni richiedenti una speciale abilitazione dello Stato), la disciplina...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9089 del 25 agosto 1995
«L'art. 348 c.p. (abusivo esercizio di una professione), è norma penale in bianco, che presuppone l'esistenza di norme giuridiche diverse, qualificanti una determinata attività professionale, le quali prescrivono una speciale abilitazione dello...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5672 del 13 giugno 1997
«In mancanza di detto formale riconoscimento, l'attività professionale deve ritenersi essere esercitata abusivamente. (Nella specie, è stata ritenuta corretta l'affermazione della responsabilità penale per il reato di cui all'art. 348 c.p....»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11929 del 12 dicembre 1992
«Commette il reato di abusivo esercizio della professione di dentista l'odontotecnico che svolga attività riservata al medico nei confronti di pazienti che si rivolgono a lui, in quanto, in virtù dell'art. 11, R.D. 31 maggio 1928, n. 1334 — norma...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31432 del 16 luglio 2004
«...lavoro delle province nel cui ambito territoriale intende svolgere tali adempimenti, atteso che l'omissione di tale comunicazione non rileva ai fini della integrazione della fattispecie penale, ma unicamente ai fini amministrativi e disciplinari).»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 42900 del 4 novembre 2004
«Oggetto della tutela penale nel delitto di violazione di sigilli è la forma simbolica apposta sulla res la quale manifesta la volontà dello Stato di assicurare una cosa mobile od immobile, al fine di evitare atti di disposizione o manomissione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7964 del 26 agosto 1997
«In tema di violazione dei sigilli, di cui all'art. 349 c.p., oggetto della tutela penale non è la cosa su cui sono apposti i sigilli, ma il mezzo giuridico che assicura la intangibilità della stessa. Ne consegue che tale ipotesi delittuosa non è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7961 del 24 agosto 1993
«Nel delitto di violazione dei sigilli, oggetto della tutela penale non è la «cosa», assicurata dai sigilli stessi, bensì il mezzo giuridico che ne garantisce l'assoluta intangibilità. Ciò perché la ratio della norma incriminatrice risiede nella...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1055 del 30 gennaio 1991
«Oggetto della tutela penale nel reato di violazione dei sigilli non è l'integrità dei sigilli in sé, ma la conservazione e identità della cosa sottoposta a sequestro, sicché detto reato si realizza, indipendentemente dalla rimozione dei sigilli...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3954 del 29 aprile 1997
«Una volta che il vincolo sia apposto, a tutela dell'identità e della conservazione della cosa, esso non può essere violato dal privato (proprietario, custode o terzo) sino a che non venga formalmente rimosso dall'autorità competente. (Nella...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9394 del 4 settembre 1992
«La norma di cui all'art. 349 c.p. (violazione di sigilli) si riferisce non solo agli ordini dati dall'autorità giudiziaria di apposizione di sigilli, ma anche a quelli emessi da qualunque pubblica autorità che abbia il potere di intervenire nei...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 16000 del 7 aprile 2003
«...penale anche la condotta che, pur non determinando la distruzione effettiva dei sigilli, eluda il vincolo di immodificabilità imposto, tutelando la norma dell'art. 349 sia l'integrità materiale dei sigilli quanto quella strumentale e funzionale.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11079 del 28 settembre 1999
«Scopo della disposizione dell'art. 356 c.p. è quello di rafforzare con la sanzione penale la corretta e leale esecuzione del contratto di pubbliche forniture, ponendo tale contratto al riparo da comportamenti fraudolenti del fornitore. Tale...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1425 del 8 febbraio 1994
«Ciò in quanto le usuali regole di esperienza, che il giudice penale non può disconoscere, senza incorrere in un sostanziale rifiuto di giudizio, inducono a ritenere che, in presenza di adeguata preparazione professionale e normale diligenza...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 18056 del 11 maggio 2002
«Ai fini della legge penale, l'attività di assicurazione del rischio di responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli e natanti rientra tra i servizi di pubblica necessità, in quanto la sua qualificazione in tal senso ad opera della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 12021 del 13 marzo 2014
«Non integra il reato di cui all'art. 361 cod. pen. la condotta del pubblico ufficiale che, dinanzi alla segnalazione di un fatto avente connotazioni di possibile rilievo penale, disponga i necessari approfondimenti all'interno del proprio ufficio,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3496 del 20 dicembre 1999
«L'omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, prevista dall'art. 361 c.p., è configurabile anche quando essa abbia ad oggetto uno scritto anonimo il quale non contenga soltanto la generica indicazione di fatti suscettibili di essere...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 51780 del 27 dicembre 2013
«Nel reato di omissione di referto, l'obbligo di riferire si configura per la semplice possibilità che il fatto presenti i caratteri di un delitto perseguibile di ufficio, secondo un giudizio riferito al momento della prestazione sanitaria in...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 10621 del 12 ottobre 1987
«...esplicita considerazione nel secondo comma dell'art. 365 c.p. Tale disposizione (infatti) stabilisce un'espressa deroga dell'obbligo del referto imposto dal primo comma quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4983 del 8 febbraio 2010
«Il delitto di simulazione di reato non è configurabile se la condotta non è idonea a determinare il pericolo che venga iniziato un procedimento penale e, quindi, se il contenuto della denuncia appaia palesemente inverosimile ovvero la complessiva...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5786 del 18 maggio 2000
«...organi inquirenti diretta al suo accertamento, non è necessario che l'autorità sia stata in concreto ingannata né che un procedimento penale sia stato realmente iniziato, bastando che si sia verificato un pericolo di sviamento delle indagini.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5364 del 28 maggio 1985
«Ai fini della sussistenza del delitto di simulazione di reato, di cui all'art. 367 c.p., non si richiede che sia stato concretamente instaurato un procedimento penale, ovvero siano state iniziate indagini di polizia giudiziaria aventi ad oggetto...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4081 del 21 aprile 1982
«L'inverosimiglianza del fatto denunciato fa venir meno la sussistenza del delitto di simulazione di reato solo quando la denuncia appaia fin dal principio assolutamente inidonea a determinare la semplice possibilità dell'inizio di un procedimento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 716 del 19 gennaio 2000
«In tema di simulazione di reato, la ritrattazione della falsa denuncia può escludere il delitto solo allorché con essa si impedisca il venire a esistenza dell'evento lesivo della condotta, che consiste nel pericolo dell'inizio di un procedimento...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3897 del 23 marzo 1976
«Né la circostanza che la ritrattazione, implicitamente autocalunniosa, dell'accusa iniziale avvenga nel corso di un processo penale nel quale detta accusa sia stata ritenuta degna di fede e formalmente tradotta in imputazione, priva il fatto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 44737 del 20 novembre 2003
«...penale, ciò in quanto il delitto di autocalunnia è ipotesi specifica rispetto al titolo generico e sussidiario del favoreggiamento personale, che può applicarsi solo quando il fatto che lo costituisce non sia espressamente previsto da altra norma.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4934 del 18 aprile 1980
«Commette autocalunnia e non favoreggiamento personale chi, pur di giovare al vero autore di un delitto che è stato già commesso, si addebita elementi, sia pure esclusivamente materiali del fatto, che lo espongono all'instaurazione del procedimento...»