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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1874 del 7 marzo 1985
«Allorquando nell'eredità vi sono immobili non comodamente divisibili e la divisione non può eseguirsi senza il loro frazionamento, essi devono essere preferibilmente compresi per intero nella porzione di uno dei condividenti avente diritto alla...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4515 del 23 agosto 1985
«La costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia, ai sensi dell'art. 1062 c.c., ha quale fondamentale condizione che l'unico proprietario dei due fondi, poi divisi, abbia lasciato le cose nello stato dal quale risulta la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1205 del 28 marzo 1977
«La distinzione fra contratto complesso e contratti collegati consiste nel corrispondere il contratto complesso al fenomeno della giustapposizione nel contenuto precettivo di un unico negozio di più elementi, ciascuno dei quali, isolatamente...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 992 del 18 febbraio 1981
«Qualora l'obbligazione dedotta in giudizio concerna il pagamento del prezzo di merce venduta e consegnata e la modalità di pagamento a mezzo tratta non sia prevista in fattura con carattere di esclusività e con correlativa rinuncia espressa del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6133 del 17 novembre 1980
«Il luogo di pagamento del prezzo indicato dall'art. 1498, ultimo comma, c.c. nel domicilio del venditore, in applicazione del principio generale di cui all'art. 1182, comma terzo, c.c., è sostituito dal luogo in cui; a norma dell'art. 44 della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 821 del 18 gennaio 2006
«In tema di locazione di immobili urbani, a seguito della dichiarazione di parziale incostituzionalità dell'art. 6, comma sesto, della legge n. 431 del 1998 (che, in quanto destinata ad agevolare la transizione verso il regime pattizio delle...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8502 del 28 maggio 2003
«In tema di locazione di immobili urbani, la norma contenuta nell'art. 6, comma sesto, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, che ha introdotto una determinazione predeterminata e forfettaria del risarcimento del danno da occupazione illegittima...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 998 del 6 aprile 1971
«La ricevuta di carico quando non è all'ordine, è un semplice documento probatorio della consegna della merce al vettore; anche il delivery order è un documento probatorio, ma esso è predisposto unicamente al fine di agevolare l'enunciazione della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1740 del 12 aprile 1978
«La disposizione contenuta nell'art. 1786 c.c., la quale estende la disciplina del deposito in albergo anche agli imprenditori di case di cura, stabilimenti di pubblici spettacoli, stabilimenti balneari, pensione, trattorie, carrozze letto e...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12882 del 4 giugno 2009
«Non sono applicabili al comodato immobiliare le norme contenute nell'articolo 6 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, ed in particolare quella di cui al comma sesto di detto articolo, che ha introdotto un criterio di quantificazione predeterminato...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3427 del 20 ottobre 1975
«Se è vero che l'art. 2836 c.c. stabilisce che, ove il titolo per l'iscrizione dell'ipoteca risulti da atto pubblico o da sentenza o da altro provvedimento giudiziale ad essa parificato, si deve presentare copia del titolo stesso, è anche vero che...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2030 del 29 gennaio 2010
«In tema di sospensione della prescrizione di un diritto, l'occultamento doloso è requisito diverso e più grave della mera omissione di un'informazione, la quale ha rilievo, ai fini della detta sospensione, soltanto se sussista un obbligo di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4418 del 21 febbraio 2013
«In tema di servitù di passaggio coattivo a favore di fondo non intercluso, il riferimento, di cui all'art. 1052, comma secondo, c.c., alle valutazioni dell'autorità giudiziaria in ragione delle esigenze dell'agricoltura o dell'industria, deve...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 21064 del 4 giugno 2010
«Non è passibile di ricusazione il magistrato componente della Corte di Assise davanti alla quale è incardinato un procedimento penale per reati di omicidio commessi al fine di agevolare un'associazione di tipo mafioso, e quindi aggravati ai sensi...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1630 del 29 maggio 1996
«Ai fini dell'individuazione della speciale competenza per le indagini preliminari attribuita alla procura distrettuale antimafia ai sensi dell'art. 51, comma 3 bis, c.p.p., il criterio distintivo tra delitti commessi avvalendosi delle condizioni...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 7962 del 18 giugno 1999
«La disposizione dell'art. 96 comma terzo c.p.p. è suscettibile di estensione anche al caso dell'imputato-indagato latitante, secondo la ratio della norma la quale intende agevolare l'intervento di un difensore di fiducia, a preferenza di quello...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7671 del 23 febbraio 2001
«Ai fini della configurabilità dell'ipotesi delittuosa di intermediazione nel sequestro di persona a scopo di estorsione, prevista dall'art. 1, comma 4, D.L. n. 8 del 1991, convertito in legge n. 82 del 1991, è sufficiente qualsiasi comportamento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9185 del 8 marzo 2012
«I risultati delle intercettazioni disposte per agevolare le ricerche di latitanti possono essere utilizzati a fini probatori, stante l'espresso rinvio operato dall'art. 295, comma terzo, all'art. 270 cod. proc. pen., rinvio che ha un senso solo se...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1812 del 22 gennaio 2007
«I risultati delle intercettazioni disposte al fine di agevolare le ricerche del latitante non possono essere utilizzati a fini probatori qualora non siano state osservate le garanzie e le prescrizioni di cui agli artt. 266 e seguenti c.p.p.,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 91 del 17 febbraio 2000
«Benché non sia ipotizzabile una automaticità assoluta tra la attività collaborativa e la libertà del collaborante, il giudice, nel valutare la persistenza delle esigenze cautelari, deve partire dalla constatazione che la attività di...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2080 del 9 settembre 1996
«Nessuna norma processuale vieta l'emissione di una seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere, in base a nuovi elementi non presi precedentemente in considerazione, anche se erano noti al P.M. precedente. A tal fine è solo necessario che...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 34473 del 10 settembre 2012
«La presunzione di adeguatezza della custodia in carcere di cui all'art. 275, comma terzo, cod. proc. pen. opera non solo nel momento di adozione del provvedimento genetico della misura coercitiva ma anche nelle successive vicende che attengono...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5013 del 27 settembre 1999
«La presunzione di pericolosità dell'imputato e di adeguatezza esclusiva della custodia cautelare in carcere, di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p., non può trovare applicazione, nella parte in cui si riferisce a delitti aggravati dalla finalità di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3722 del 27 novembre 1995
«Anche il concorso esterno in associazione di stampo mafioso rientra tra i reati per i quali, in ordine alle esigenze cautelari, l'art. 275 c.p.p. pone una presunzione di pericolosità: esso invero integra pur sempre una partecipazione nel reato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15741 del 3 aprile 2003
«In tema di arresti domiciliari, agli effetti dell'art. 385 c.p., per abitazione deve intendersi il luogo in cui la persona conduce la propria vita domestica e privata con esclusione di ogni altra appartenenza (aree condominiali, dipendenze,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5770 del 18 maggio 1995
«L'abitazione, dalla quale la persona sottoposta alla misura degli arresti domiciliari non deve allontanarsi, va intesa soltanto come il luogo in cui il soggetto conduce la propria vita domestica e privata, con esclusione di ogni altra appartenenza...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 25511 del 4 luglio 2007
«In tema di intercettazioni di comunicazioni o conversazioni disposte al fine di agevolare la ricerca del latitante, le operazioni di captazione, anche nell'ipotesi di cui all'art. 295 comma terzo c.p.p., devono esser effettuate attraverso gli...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 663 del 19 gennaio 2000
«I risultati delle intercettazioni disposte per agevolare le ricerche di latitanti possono essere utilizzati ai fini probatori anche in procedimenti diversi, stante l'espresso rinvio operato dall'art. 295, comma 3, all'art. 270 c.p.p., dichiarato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4888 del 16 settembre 1999
«Le risultanze delle intercettazioni disposte, ai sensi dell'art. 295, comma 3, c.p.p., al fine di agevolare le ricerche del latitante possono essere utilizzate anche ai fini probatori quando risultino di fatto osservate le garanzie e le...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1086 del 25 giugno 1993
«Al fine dell'individuazione del giudice per le indagini preliminari territorialmente competente ai sensi dell'art. 328, primo comma bis, c.p.p., il criterio per stabilire quando e come si debba ritenere che un delitto sia stato commesso...»