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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 49863 del 29 dicembre 2009
«La previsione di cui all'art. 26 del D. P.R. n. 448 del 1988 impone al giudice di dichiarare immediatamente con sentenza, in ogni stato e grado del procedimento, il non luogo a procedere quando accerti che l'imputato sia minore degli anni...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10116 del 4 ottobre 1980
«L'abitualità presunta per legge non consente al giudice la possibilità di tenere conto delle motivazioni e dei significati assunti in concreto dalla condotta criminosa. Per la sua sussistenza infatti, basta che si verifichi la condizione che...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2483 del 15 dicembre 1969
«La professionalità nel reato non può essere presunta sulla base delle condanne anteriori, ma è qualifica che si attribuisce quando risulti dimostrato che il delinquente abituale tragga fonte di guadagno pressoché continua dalla reiterazione delle...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 881 del 10 maggio 1967
«Ai fini della dichiarazione di professionalità nel reato non è sufficiente la contestazione della recidiva sia pure nella forma più grave, perché, a norma dell'art. 105 c.p., essa deve fondarsi sulla valutazione di una serie di altre circostanze...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3185 del 11 aprile 1984
«La dichiarazione di abitualità a delinquere è giuridicamente autonoma dalla misura di sicurezza. Essa non è soggetta a revoca, bensì ad estinzione (per effetto della riabilitazione) a norma dell'art. 109 c.p., mentre revocabile (artt. 206, 207...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2167 del 21 febbraio 1994
«In tema di mutamento del titolo del reato per taluno dei concorrenti, l'art. 117, secondo comma, c.p., con l'espressione «. . . il giudice può, rispetto a coloro per i quali non sussistono le condizioni, le qualità o i rapporti predetti, diminuire...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16058 del 18 novembre 1989
«Ai fini della configurabilità del concorso nel reato «proprio» di concussione di un extraneus è necessario che questi, con la propria condotta o concorra materialmente con il pubblico ufficiale a coartare, con le minacce o con altri mezzi...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8318 del 22 febbraio 2008
«Ai fini dell'esercizio del diritto di querela da parte del curatore speciale, non è configurabile il conflitto di interessi tra i genitori della persona offesa (minore o inferma di mente), in quanto l'unico possibile conflitto di interessi...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3976 del 28 marzo 1988
«La libertà vigilata facoltativa può essere ordinata dal giudice, ai sensi dell'art. 229 n. 1 c.p., in correlazione al giudizio di pericolosità e indipendentemente da qualsiasi contestazione delle circostanze che possono importare la applicazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 201 del 7 febbraio 1973
«Dalla contestazione all'imputato della circostanza aggravante di cui all'art. 94 c.p. (commissione dei reati in stato di ubriachezza abituale) automaticamente discende l'applicazione del divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 26918 del 3 luglio 2001
«Il reato di illecita concorrenza con minacce o violenza (art. 513 bis c.p.) ha natura di reato proprio, in quanto la norma incriminatrice richiede che il soggetto attivo eserciti un'attività commerciale, industriale o comunque produttiva, anche se...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4375 del 12 maggio 1997
«Il carattere plurioffensivo della frode in commercio sussiste anche quando la cosa richiesta dal cliente dell'esercizio commerciale non sia tutelata da un marchio o da altra speciale protezione, giacché la norma di cui all'art. 515 c.p. tutela...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 44274 del 5 dicembre 2005
«Il reato di frode in commercio può essere commesso non solo quando si consegna una cosa diversa da quella pattuita (aliud pro alio), ma anche quando, pur essendoci identità di specie, si consegna una cosa qualitativamente diversa da quella...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10258 del 12 luglio 1989
«Ai fini dell'esclusione del delitto di frode nell'esercizio del commercio, di cui all'art. 515 c.p.p., non rileva che alla consegna della cosa (una caldaia per impianto di riscaldamento) diversa da quella pattuita si accompagni la relativa...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3547 del 9 marzo 1989
«L'uso generalizzato di un marchio nel linguaggio comune per indicare tutto il genere dei prodotti analoghi a quello, per il quale lo stesso marchio è stato registrato, può certamente incidere sull'elemento soggettivo del reato, inducendo il...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 13151 del 12 aprile 2005
«In base al dettato dell'art. 6 c.p., il reato si considera commesso nel territorio dello Stato quando l'azione od omissione che lo costituisce è ivi avvenuta, in tutto od in parte, ovvero si è verificato nel territorio italiano l'evento che è...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 548 del 26 aprile 1997
«In tema di tentativo di frode in commercio, l'offerta al pubblico, quando sia concretamente configurabile come proposta contrattuale, è condotta idonea diretta in modo non equivoco alla conclusione del contratto finale, e quindi alla consumazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7446 del 26 giugno 1992
«Agli effetti del reato tentato non è consentito distinguere fra atti preparatori ed atti esecutivi, mentre ciò che conta, oltre all'idoneità, è la non equivocità degli atti. Ne consegue che bene è ritenuto responsabile del reato di tentativo di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9584 del 5 luglio 1989
«L'oggetto giuridico del reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, di cui all'art. 517 c.p., non consiste nella tutela del marchio, bensì in quella dell'ordine economico, che deve essere garantito contro gli inganni tesi ai...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10064 del 10 luglio 1990
«A norma dell'art. 20 R.D. 21 giugno 1942, n. 929 l'avvenuto rilascio del brevetto per un marchio costituito da un nome geografico - nella specie «Gran Sasso» - non esclude l'uso da parte di terzi dello stesso nome come indicazione di provenienza....»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 39187 del 23 settembre 2013
«Il reato di commercio o somministrazione di medicinali guasti o imperfetti integra una fattispecie di pericolo presunto, in quanto mira ad impedirne l'impiego a scopo terapeutico, sanzionando ogni condotta che renda probabile o possibile la loro...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5640 del 12 maggio 1994
«Il consenso della vittima per rapporti sessuali particolari non può escludere l'eventuale sussistenza di reati di ratto, violenza carnale, minacce e lesioni, ove questi comportamenti siano di fatto realizzati oltre una sfera di ragionevole...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3791 del 15 maggio 1986
«L'ipotesi di violenza carnale presunta, di cui all'art. 519, comma secondo, n. 2, c.p., sussiste in relazione a qualsiasi rapporto fiduciario di affidamento, sia pure temporaneo, del minore infrasedicenne al colpevole. (Fattispecie relativa a...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3999 del 22 maggio 1986
«Integra la materialità del delitto di atti di libidine violenti, di cui all'art. 521 c.p., qualunque atto, diverso dalla congiunzione carnale, suscettivo di dare sfogo alla concupiscenza, anche in modo non completo, e di durata brevissima. A tale...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11951 del 12 dicembre 1985
«Il delitto di atti di libidine abusivi, di cui al secondo comma dell'art. 521 c.p., che consiste nell'induzione agli atti di libidine di persona che si trovi nelle condizioni previste dall'art. 519, secondo comma (violenza carnale presunta e...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4426 del 13 maggio 1997
«In tema di violenza sessuale in danno di persona che si trovi in stato di inferiorità psichica o fisica, il nucleo della condotta tipica, contemplata dalla nuova legge sulla violenza sessuale (artt. 609 bis ss. c.p.), è assimilabile a quello...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8159 del 25 settembre 1985
«Ai fini della sussistenza del delitto di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p. non è necessaria la prova dell'effettiva masturbazione, ma è sufficiente, invece, la prova di una masturbazione ostentata, già come tale costituente manifestazione di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7786 del 8 agosto 1996
«È ravvisabile il delitto di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., nel fatto di chi sosti con un'auto in luogo pubblico, in posizione visibile ed illuminata da lampioni e con transito fitto di auto e di persone, indossando un «miniabito» che lasci...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1901 del 24 maggio 1996
«Il reato di atti osceni in luogo pubblico è reato di pericolo concreto e richiede perciò che la visibilità del luogo in cui gli atti vengono compiuti sia valutabile ex ante tenendo conto della natura del luogo, del momento del fatto e delle...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26925 del 4 luglio 2001
«L'art. un. della legge 17 luglio 1975, n. 355, nello stabilire la non punibilità di titolari e addetti alla rivendita di giornali e riviste per i reati di cui agli artt. 528 e 725 c.p. quando essi si limitino a detenere, rivendere ed esporre,...»