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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11998 del 25 maggio 2009
«Qualora la parte convenuta in giudizio contesti la competenza del giudice adito secondo le regole ordinarie (nella specie, del giudice di pace) ed affermi la competenza per materia del giudice del lavoro, perché il giudice possa escludere "ictu...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11233 del 16 dicembre 1996
«Nelle controversie proposte davanti al giudice del lavoro (nella specie, perché involgente un rapporto di agenzia e, quindi, ascrivibile all'ambito dei rapporti di parasubordinazione di cui all'art. 409, n. 3, c.p.c.), le preclusioni al rilievo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7204 del 24 giugno 1995
«Promosso un giudizio avanti al Tribunale, ove questo si sia dichiarato d'ufficio incompetente per materia, ritenendo trattasi di causa di lavoro, ed abbia quindi rimesso le parti al Pretore del lavoro, va considerata tempestiva l'eccezione di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 307 del 27 maggio 1995
«Nel rito del lavoro, l'incompetenza per territorio — a norma dell'art. 428 c.p.c. — può essere rilevata d'ufficio dal giudice non oltre l'udienza di discussione della causa di cui all'art. 420 e, ove tale rilievo sia mancato, la competenza non può...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4077 del 16 aprile 1991
«A i sensi dell'art. 428, primo comma, c.p.c., nelle controversie soggette al rito del lavoro l'eccezione del difetto di competenza territoriale, sebbene questa sia inderogabile, può essere proposta dal convenuto soltanto nella memoria difensiva di...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 250 del 15 gennaio 1987
«Qualora, in sede d'appello avverso sentenza del pretore in causa di lavoro, il tribunale adito rilevi la propria incompetenza per territorio (nella specie, in base ai principi sul foro erariale) e rimetta le parti davanti ad altro tribunale, la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 792 del 28 gennaio 1983
«Nel rito del lavoro, l'inosservanza del termine stabilito per il deposito della sentenza non dà luogo a nullità della sentenza stessa, in quanto mentre questa viene a giuridica esistenza con la lettura del dispositivo, il detto termine incide...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9693 del 23 aprile 2009
«La sentenza di condanna del datore di lavoro al pagamento di un determinato numero di mensilità di retribuzione costituisce valido titolo esecutivo per la realizzazione del credito anche quando, nonostante l'omessa indicazione del preciso...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17134 del 23 agosto 2005
«Il credito azionato «in executivis» dal difensore del lavoratore munito di procura nella sua veste di distrattario delle spese di lite, ancorché consacrato in un provvedimento del giudice del lavoro, non condivide la natura dell'eventuale credito...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3738 del 21 giugno 1985
«La provvisoria esecutività riconosciuta dal primo comma dell'art. 431 c.p.c. riguarda solo le sentenze contenenti una condanna al pagamento (in favore del lavoratore e per crediti derivanti dal rapporto di lavoro) di somme di denaro, come...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 5603 del 6 novembre 1984
«Avverso l'ordinanza, con la quale il giudice d'appello, nel rito del lavoro, sospende in tutto od in parte la provvisoria esecuzione della sentenza di primo grado (art. 431, terzo e quarto comma c.p.c.), non è esperibile il ricorso per cassazione,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 22115 del 19 ottobre 2009
«Nel rito del lavoro, l'art. 432 c.p.c., che consente al giudice di liquidare in via equitativa il compenso dovuto al lavoratore subordinato o parasubordinato, non deroga al principio dell'onere della prova sancito dall'art. 2967 c.c., trovando...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10401 del 6 maggio 2009
«Nel rito del lavoro il potere, conferito al giudice dall'art. 432 c.p.c., di liquidare con valutazione equitativa la somma dovuta al lavoratore quando sia certo il relativo diritto, può essere esercitato dal giudice del merito soltanto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 458 del 14 gennaio 2003
«Il ricorso del giudice, ai sensi dell'art. 432 c.p.c., alla liquidazione equitativa della prestazione dovuta implica un giudizio di merito, censurabile in sede di legittimità solo per insussistenza dei presupposti o per vizio di motivazione,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11210 del 22 agosto 2001
«Nel rito del lavoro il potere, conferito al giudice dall'art. 432 c.p.c., di liquidare con valutazione equitativa la somma dovuta al lavoratore quando sia certo il relativo diritto, può essere esercitato dal giudice del merito soltanto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7827 del 8 giugno 2001
«La valutazione equitativa delle prestazioni, prevista dall'art. 432 c.p.c., consente al giudice del lavoro di liquidare secondo equità il valore economico di un diritto del lavoratore che sia certo nella sua esistenza, una volta indicati, con...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6623 del 12 maggio 2001
«I fatti costitutivi del diritto al compenso per lavoro straordinario devono essere provati dal lavoratore e non può farsi ricorso al criterio equitativo di cui all'art. 432 c.c.; peraltro, il giudice può legittimamente valutare gli elementi di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3297 del 3 giugno 1985
«La valutazione equitativa della prestazione, rimessa al giudice del lavoro dall'art. 432 c.p.c., ha per oggetto il valore economico di questa e non la determinazione dell'esistenza della stessa, esigendo la norma che sia certo il diritto e non sia...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2846 del 5 aprile 1990
«Il ricorso alla valutazione equitativa ex art. 432 c.p.c. è consentito al fine di determinare la «giusta retribuzione» ex art. 36 Cost. dovuta al lavoratore (anche nel caso in cui questi sia stato compensato in parte in natura ed in parte in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2554 del 29 marzo 1990
«Il lavoratore che deduce l'insufficienza della retribuzione corrispostagli dal datore di lavoro deve provarne l'entità, mentre è compito del giudice stabilirne l'eventuale insufficienza, accertando la conformità di essa ai criteri indicati...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 682 del 14 gennaio 2005
«Ove una controversia sia stata erroneamente trattata in primo grado con il rito ordinario, anziché con quello speciale del lavoro, le forme del rito ordinario debbono essere seguite anche per la proposizione dell'appello, che, dunque, va proposto...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12013 del 8 agosto 2002
«Nel rito del lavoro — che si applica anche alle controversie in materia di locazione urbana, ai sensi degli artt. 447 bis e 8, secondo comma, n. 2, (norma, quest'ultima, abrogata a decorrere dal 2 giugno 1999) c.p.c., l'introduzione del giudizio...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2518 del 9 marzo 1991
«Per il principio di ultrattività del rito, ove una controversia sia stata trattata in primo grado con rito ordinario, anziché con rito di lavoro, cui è assoggettata, devono essere seguite le forme ordinarie anche per proporre gravame contro la...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2543 del 28 marzo 1990
«Per il principio della cosiddetta ultrattività del rito, qualora una controversia sia stata trattata con il rito ordinario, anziché secondo le norme del processo del lavoro, l'impugnazione - quale che sia il suo oggetto - deve essere proposta con...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4477 del 3 novembre 1984
«In base al principio della conservazione dell'atto nullo, nelle controversie disciplinate dal rito del lavoro, è utilmente proposto l'appello anche con la forma della citazione invece che con quella del ricorso, purché la citazione venga...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4615 del 6 marzo 2004
«Nei procedimenti ai quali si applica il rito del lavoro non è ammissibile l'appello contenente l'articolazione dei motivi proposto prima del deposito della sentenza di primo grado, essendo consentito prima di tale momento, ex art. 433 comma 2,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13984 del 24 ottobre 2000
«Nel processo del lavoro, non è configurabile un onere di impugnazione rispetto al dispositivo letto in udienza; infatti il potere di impugnazione postula che sia stata depositata la sentenza completa di tutti i suoi elementi costitutivi e l'art....»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9264 del 8 settembre 1990
«L'appello con riserva dei motivi, previsto con riferimento al rito del lavoro dal secondo comma dell'art. 433 c.p.c., non è ammissibile nelle controversie in tema di locazione soggette al medesimo rito, poiché l'art. 51 della legge 27 luglio 1978...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2171 del 12 maggio 1989
«La sola intimazione del precetto, sulla base del dispositivo di sentenza di condanna esecutiva, pronunciata in primo grado in una controversia di lavoro, non costituisce, secondo i principi ordinari, inizio dell'esecuzione forzata e non consente,...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 1547 del 29 marzo 1989
«Nel rito del lavoro, l'appello immediato, con riserva dei motivi, avverso il dispositivo della sentenza del pretore, previsto dall'art. 433, secondo comma, c.p.c. al fine di consentire al debitore esecutato di ottenere la sospensione...»