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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12214 del 2 dicembre 1998
«La legge 13 maggio 1985, n. 190, che ha introdotto la nuova categoria dei «quadri nella classificazione dei prestatori di lavoro di cui all'art. 2095 c.c., pur non contenendo una precisa definizione della medesima e prevedendo che i relativi...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 19558 del 13 settembre 2006
«Il licenziamento intimato nel corso o al termine del periodo di prova, avendo natura discrezionale, non deve essere motivato, salvo che la motivazione sia imposta, a tutela del lavoratore, dalla contrattazione collettiva. Tuttavia, in nessun caso...»
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Cassazione penale, Sez. I, ordinanza n. 1741 del 4 luglio 1995
«Ai fini della notificazione alle altre parti della richiesta di rimessione del processo, la parte a cui il legislatore fa riferimento non va intesa in senso formale, ma in senso sostanziale, e comprende anche la persona offesa, cui non può...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 402 del 17 gennaio 1998
«Il lavoratore licenziato in periodo di prova può dedurre, oltre al motivo illecito del recesso, anche il motivo estraneo all'esperimento offrendo vuoi la prova diretta della sua esistenza, vuoi quella indiretta del positivo superamento...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7835 del 8 giugno 2000
«Nei procedimenti instaurati in base agli artt. 13 ss. della legge n. 689 del 1981 dall'Ispettorato del lavoro a carico dei datori di lavoro per l'inosservanza delle norme sull'assunzione — nei quali è necessario accertare incidentalmente (ancorché...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5496 del 14 marzo 2006
«Anche nel contratto di lavoro subordinato - fermo restando il divieto di unilaterale riduzione della retribuzione di cui all'art. 2099 c.c. è possibile concordare la modifica delle originarie condizioni contrattuali relative agli aspetti...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 26985 del 22 dicembre 2009
«Il potere di emettere una decisione secondo equità ai sensi dell'art. 114 c.p.c. si differenzia dal potere di determinare, nel processo del lavoro, la retribuzione ai sensi dell'art. 36 Cost., atteso che, nel primo caso, la decisione viene...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13941 del 21 ottobre 2000
«Il principio della retribuzione sufficiente di cui all'articolo 36 della Costituzione riguarda esclusivamente il. lavoro subordinato e non può essere invocato in tema di compenso per prestazioni lavorative, autonome, ancorché rese, con carattere...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10434 del 8 agosto 2000
«La determinazione da parte del giudice della retribuzione adeguata a norma dell'art. 36 Cost. — al quale scopo le tariffe retributive previste dai contratti collettivi post-corporativi offrono il primario criterio di riferimento non è preclusa ne...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 974 del 1 febbraio 1997
«I trattamenti pensionistici integrativi aziendali hanno natura giuridica di retribuzione differita, ma, in relazione alla loro funzione previdenziale (che spiega la sottrazione alla contribuzione previdenziale dei relativi accantonamenti, disposta...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7528 del 29 marzo 2010
«In tema di diritto all'equa retribuzione per i lavoratori subordinati, il giudice di merito, nel determinare il compenso o la retribuzione base spettante al lavoratore subordinato, può, in mancanza di una specifica contrattazione di categoria,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2245 del 1 febbraio 2006
«Alla stregua dell'art. 36, primo comma, Cost. il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5139 del 9 marzo 2005
«In tema di determinazione dei minimi salariali e nel caso in cui il lavoratore chieda l'adeguamento della sua retribuzione ai sensi dell'art. 36 Cost., il giudice deve preliminarmente valutare se sussista l'asserito difetto di proporzionalità e di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17250 del 28 agosto 2004
«Nel determinare la retribuzione proporzionata e sufficiente, ai sensi dell'art. 36 Cost., il giudice di merito, assunti i minimi salariali indicati dal contratto collettivo nazionale quali parametri di riferimento, può legittimamente, secondo una...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17274 del 28 agosto 2004
«Qualora il giudice di merito, nel fissare i parametri per la retribuzione adeguata ai sensi dell'art. 36 Cost., fa riferimento alla paga base e alla contingenza prevista dalla contrattazione collettiva, fornisce valida giustificazione del criterio...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5519 del 18 marzo 2004
«In tema di adeguamento della retribuzione ai sensi dell'art. 36 Cost., il giudice del merito, anche se il datore di lavoro non aderisca ad una delle organizzazioni sindacali firmatane, ben può assumere a parametro il contratto collettivo di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9759 del 5 luglio 2002
«Ai fini del giudizio circa l'adeguatezza della retribuzione ai sensi dell'art. 36 Cost., il giudice del merito deve accertare la natura e l'entità qualitativa e quantitativa delle prestazioni lavorative del dipendente, nonché le effettive esigenze...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10260 del 26 luglio 2001
«Ai fini della determinazione della giusta retribuzione ai sensi dell'art. 36 Costituzione nei confronti di lavoratore dipendente da datore di lavoro non iscritto ad organizzazione sindacale firmataria di contratto collettivo nazionale di lavoro,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11293 del 28 agosto 2000
«Nella determinazione della giusta retribuzione a norma dell'art. 36 Cost., può assumere rilevanza anche l'anzianità di servizio del lavoratore, sul presupposto di una correlazione tra anzianità di servizio e qualità della prestazione resa, e il...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3749 del 28 marzo 2000
«Ove si adotti, quale parametro per la determinazione della giusta retribuzione, un contratto collettivo non vincolante fra le parti, il solo fatto del mancato adeguamento, da parte del datore di lavoro, di indennità accessorie corrisposte al...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3218 del 26 marzo 1998
«Con riguardo a rapporto di lavoro intercorso con datore di lavoro non aderente ad una delle organizzazioni firmatarie di un contratto collettivo, è impedito assumere puramente e semplicemente quale parametro di determinazione della giusta...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7379 del 9 agosto 1996
«Per la determinazione della giusta retribuzione ex art. 36 Cost. i contratti collettivi postcorporativi, non direttamente applicabili al rapporto, possono essere utilizzati soltanto quale parametro e quindi con esclusione dell'automatica...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 19123 del 15 dicembre 2003
«Ove il datore di lavoro corrisponda ai suoi dipendenti un determinato emolumento, il giudice del merito, al fine di accertare l'obbligatorietà dell'erogazione, deve valutare se quest'ultima — ancorché originariamente corrisposta con carattere di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13389 del 1 dicembre 1999
«I compensi per lavoro straordinario, anche se erogati in misura fissa e continuativa, non entrano - in difetto di una contraria volontà delle parti rigorosamente provata ed accertata dal giudice di merito - a far parte della retribuzione...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11137 del 5 novembre 1998
«L'inesistenza di un principio di onnicomprensività della retribuzione comporta che un certo emolumento non possa, in mancanza di una previsione esplicita di legge o di contratto collettivo, essere incluso nella base di calcolo di altri istituti...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4524 del 8 luglio 1988
«La legittimità o meno di un accordo aziendale in tema di cottimo e di determinazione delle relative tariffe deve essere dal giudice del merito verificata mediante una compiuta analisi dell'accordo stesso in relazione ai parametri normativi...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1575 del 26 gennaio 2010
«In tema di assegnazione al lavoratore di mansioni diverse da quelle di assunzione, l'equivalenza o meno delle mansioni deve essere valutata dal giudice anche nel caso in cui le mansioni di provenienza non siano state affidate ad altro dipendente,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 25897 del 10 dicembre 2009
«Il principio di tutela della professionalità acquisita, che resta impregiudicato pur in presenza di un accorpamento convenzionale delle mansioni, precludendo la disciplina legale di carattere inderogabile dell'art. 2103, primo comma, c.c. la...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 25033 del 24 novembre 2006
«Ai fini della verifica del legittimo esercizio dello ius variandi da parte del datore di lavoro, deve essere valutata, dal giudice di merito - con giudizio di fatto incensurabile in cassazione ove adeguatamente motivato - la omogeneità tra le...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6763 del 10 maggio 2002
«L'esercizio dello ius variandi rientra nella discrezionalità del datore di lavoro, che non è di per sé sottratta — in linea generale — all'osservanza dei doveri di correttezza e buona fede e, per il caso di violazione, al rimedio del...»