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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 294 del 7 gennaio 2008
«In tema di favoreggiamento personale aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 del D.L. 13 maggio 1991, n. 152, convertito dalla L. 12 luglio 1991, n. 203, il fatto di favorire la latitanza di un personaggio di vertice di un'associazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 112 del 5 gennaio 2005
«In tema di rapporti tra partecipazione ad associazione per delinquere e favoreggiamento personale, premesso che non può escludersi, in linea di principio, la possibilità di concorso fra le due fattispecie criminose, deve ritenersi che le stesse si...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 40375 del 23 ottobre 2003
«Il concorso esterno in associazione di tipo mafioso si distingue dal reato di favoreggiamento personale, in quanto l'aiuto non solo è prestato ad uno o più partecipi mentre l'associazione è ancora in atto, ma è rivolto al singolo in quanto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4358 del 6 agosto 1996
«Commettere il reato di favoreggiamento e quello di elusione di pena per proteggere la latitanza di un dirigente di un'associazione per delinquere di stampo mafioso, proprio in quanto tale, ha diretta influenza sull'esistenza dell'organismo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9242 del 15 settembre 1988
«Commette il delitto di partecipazione ad associazione per delinquere, e non quello di favoreggiamento personale, il soggetto che organicamente e sistematicamente opera con gli associati a delinquere, come elemento strutturale dell'apparato del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3492 del 16 marzo 1988
«La materialità della condotta tipica del delitto di partecipazione ad associazione criminosa si concreta nel compito o nel ruolo, anche generico, che il soggetto svolge o si è impegnato a svolgere, nell'ambito dell'organizzazione, per portare il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2939 del 4 marzo 1988
«In tema di associazione per delinquere preordinata allo spaccio di sostanze stupefacenti, ricorre un'ipotesi di concorso nel reato associativo, e non di favoreggiamento personale nel fatto di chi, a conoscenza dell'esistenza dell'associazione e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2131 del 18 febbraio 1988
«A differenza dell'art. 378 c.p. che postula un reato già commesso, l'art. 418 c.p. richiede un'assistenza consapevolmente prestata ai singoli componenti dell'associazione quando la stessa è ancora viva ed operante e, quindi, prima che sia cessata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1896 del 12 febbraio 1988
«La figura criminosa dell'assistenza agli associati è delimitata dalla riserva contenuta nell'art. 418 c.p., nel senso che l'assistenza non deve essere tale da costituire concorso nell'associazione per delinquere, né deve essere tale da integrare...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 24753 del 11 giugno 2015
«In tema di favoreggiamento personale, sussiste l'aggravante di cui all'art. 7 D.L. n. 152 del 1991, conv. in L. n. 203 del 1991, qualora la condotta favoreggiatrice diretta ad aiutare taluno a sottrarsi alle ricerche dell'Autorità sia posta in...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 35266 del 21 settembre 2007
«La circostanza aggravante di cui all'art. 378, comma secondo, c.p. ha natura oggettiva, poiché attiene alla maggiore entità del danno subito dall'amministrazione della giustizia per effetto della lesione dell'interesse alla repressione del reato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 44753 del 20 novembre 2003
«In tema di favoreggiamento personale, la circostanza aggravante di cui all'art. 7 D.L. 13 maggio 1991 n. 152, conv. in legge 12 luglio 1991, n. 203 (aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis c.p. ovvero al fine...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7110 del 18 luglio 1997
«L'applicazione dell'aggravante di cui all'art. 7 del decreto legge 13 maggio 1991 n. 152 conv. nella legge 12 luglio 1991 n. 203, non si applica automaticamente ogni qualvolta venga favorito un appartenente ad un'associazione mafiosa, essendo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5991 del 20 giugno 1997
«In materia di favoreggiamento aggravato dall'art. 7 del D.L. 13 maggio 1991 n. 152, il fatto di favorire la latitanza di un personaggio di vertice di un'associazione mafiosa non determina, in ragione esclusivamente della importanza di questi...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2730 del 21 marzo 1997
«L'aggravante di cui all'art. 7 comma primo del D.L. 13 maggio 1991 n. 152 convertito in legge 12 luglio 1991 n. 203 (secondo cui per i delitti puniti con pena diversa dall'ergastolo, commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2100 del 21 gennaio 1997
«Il delitto di concorso nel reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e quello di favoreggiamento aggravato dal fine di agevolare l'attività dell'associazione stessa, ai sensi dell'art. 7 del D.L. 13 maggio 1991, n. 152, convertito con...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 50620 del 16 dicembre 2013
«È configurabile il delitto di associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di accessi abusivi a sistemi informatici da parte di un sodalizio criminoso operante esclusivamente in rete, anche quando non risulti individuabile...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 30791 del 17 luglio 2013
«Nel reato di associazione per delinquere, l'interesse protetto è solo l'ordine pubblico per cui la persona offesa va individuata esclusivamente nella P.A., con la conseguenza che il privato che assuma di essere danneggiato dal reato non ha titolo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 16339 del 10 aprile 2013
«L'associazione per delinquere si caratterizza per tre fondamentali elementi, costituiti da un vincolo associativo tendenzialmente permanente, o comunque stabile, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei delitti concretamente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5869 del 17 febbraio 2011
«Il profitto del reato di associazione per delinquere, sequestrabile ai fini della successiva confisca per equivalente (art. 11, L. 16 marzo 2006, n. 146), è costituito dal complesso dei vantaggi direttamente conseguenti dall'insieme dei reati...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12681 del 25 marzo 2008
«Il delitto di associazione per delinquere è configurabile anche se l'attività illecita costituente il fine del sodalizio sia programmata a tempo, purché con precostituzione di una congrua struttura organizzativa e in vista della consumazione di un...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 34043 del 11 ottobre 2006
«Per la sussistenza del delitto di associazione a delinquere è sufficiente la presenza di almeno tre persone e non è necessario né un numero notevole di persone, né una distinzione precisa di ruoli tra le stesse; nelle associazioni con un modesto...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2893 del 25 gennaio 2006
«In tema di associazione per delinquere, il sopravvenuto stato detentivo di un soggetto non determina la necessaria ed automatica cessazione della partecipazione al sodalizio criminoso di appartenenza, atteso che, in determinati contesti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 13382 del 12 aprile 2005
«La sopravvenuta depenalizzazione dei reati-fine di un'associazione per delinquere fa venire meno ex tunc la rilevanza penale dello stesso fatto associativo, perché, ferma restando l'autonomia del reato di associazione, è necessario che il relativo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7187 del 19 febbraio 2004
«Per la sussistenza del reato associativo non è necessaria l'effettiva commissione dei reati-fine, ma è sufficiente l'esistenza della struttura organizzativa e del carattere criminoso del programma, il quale permane anche quando taluno dei reati...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17027 del 10 aprile 2003
«Per la sussistenza del delitto di associazione a delinquere è sufficiente che alcuni soggetti, in numero superiore a tre, si accordino tra loro allo scopo di commettere più delitti mediante un patto stabile e permanente, diretto al perseguimento...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 10 del 27 aprile 2001
«In tema di associazione per delinquere (nella specie, di stampo mafioso) è consentito al giudice, pur nell'autonomia del reato mezzo rispetto ai reati fine, dedurre la prova dell'esistenza del sodalizio criminoso dalla commissione dei delitti...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3461 del 16 dicembre 1999
«La condotta favoreggiatrice a favore dei componenti di una associazione a delinquere può essere assunta come valido indizio di una partecipazione alla stessa banda criminale.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10076 del 11 agosto 1999
«In tema di reati associativi, ciò che rileva è la effettiva costituzione ed operatività di una organizzazione stabile, posta in essere da tre o più persone (aventi consapevolezza di parteciparvi) allo scopo di realizzare un programma criminoso...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7437 del 9 giugno 1999
«In tema di associazione per delinquere, il numero minimo degli associati previsto dalla legge per la configurabilità del reato deve essere valutato in senso oggettivo, ossia come componente umana effettiva ed esistente nel sodalizio e non con...»