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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5136 del 23 novembre 1998
«Qualora il pubblico ministero, nella formazione di un provvedimento di unificazione di pene concorrenti, inserisca fra le pene da eseguire anche una pena ancora coperta da condono, chiedendo nel contempo la revoca di tale beneficio al giudice...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3748 del 2 novembre 1993
«Nel caso di cumulo di pene detentive temporanee con la pena dell'ergastolo, la decorrenza di quest'ultima è sempre quella della data di inizio della carcerazione per il reato per il quale è stato inflitto l'ergastolo, e ciò sia che l'ergastolo sia...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3004 del 21 luglio 1993
«Nel cumulo di pene temporanee con la pena dell'ergastolo, la decorrenza di quest'ultima è sempre quella della data di inizio della carcerazione per il reato per il quale essa è stata inflitta; e ciò sia che l'ergastolo sia stato inflitto per fatto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3397 del 13 giugno 2000
«Mentre nella determinazione della pena da eseguire va computato il periodo di applicazione provvisoria di una misura di sicurezza detentiva, solo se questa non sia stata, poi, applicata definitivamente, la custodia cautelare sofferta in costanza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2351 del 19 maggio 2000
«Nel computo della pena detentiva da espiare deve essere calcolata anche la custodia cautelare riferita ad altro reato, per il quale non sia ancora intervenuta condanna definitiva, commesso in epoca successiva a quello per il quale deve essere...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4102 del 25 gennaio 1995
«È pubblico ufficiale anche colui che sia chiamato a svolgere attività accessorie o sussidiarie a quelle istituzionali proprie dello Stato o degli altri enti pubblici tra le quali rientrano i compiti di cooperazione alla elaborazione in via...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4042 del 4 dicembre 1991
«Tale principio, invero, con tutte le gravissime implicazioni che derivano dalla sua applicazione, deve essere rivisto alla luce di quanto dispone l'art. 670, primo comma, c.p.p., che non trova corrispondenti nella previgente disciplina...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 34472 del 19 aprile 2012
«Le decisioni della Corte EDU che evidenzino una situazione di oggettivo contrasto - non correlata in via esclusiva al caso esaminato - della normativa interna sostanziale con la Convenzione EDU assumono rilevanza anche nei processi diversi da...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1687 del 4 luglio 1995
«In tema di estinzione della pena, il provvedimento che dispone la riabilitazione è costituito da un'ordinanza e non da una sentenza, come stabilito dall'art. 180 c.p., in sintonia con l'art. 598 c.p.p. 1930. Ciò perché il vigente codice di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3213 del 13 agosto 1999
«Il giudice dell'esecuzione, nell'applicare ai fatti oggetto di diverse sentenze di condanna l'istituto della continuazione, può concedere il beneficio della sospensione condizionale della pena, derogando al principio di intangibilità del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 594 del 20 febbraio 1999
«Non costituisce pertanto violazione del precedente giudicato la statuizione del giudice della esecuzione che, nell'applicare la disciplina della continuazione, abbia concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena — già accordato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2057 del 31 maggio 1997
«In tema di applicazione dell'indulto a reati unificati con il vincolo della continuazione - sia nell'ipotesi in cui, in ragione del titolo, alcuni dei reati unificati siano esclusi e altri compresi nel provvedimento di clemenza, sia nella diversa...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 481 del 10 marzo 1997
«La disposizione di cui all'art. 671, comma terzo, c.p.p. deve essere interpretata nel senso che il riconoscimento del concorso formale o della continuazione in sede esecutiva realizza solo un presupposto necessario, ma non sufficiente, perché il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1490 del 17 giugno 1994
«La rideterminazione della pena da parte del giudice dell'esecuzione è prevista, a norma dell'art. 671 c.p.p., soltanto per la disciplina del concorso formale o della continuazione. Non può farsi ricorso a tale norma per il caso di successioni di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4568 del 11 gennaio 1993
«L'intervento del giudice dell'esecuzione, funzionalmente investito delle questioni attinenti all'esecuzione del giudicato — che, indubbiamente, subisce non lievi scalfitture dall'istituto introdotto dal vigente codice di procedura penale — non si...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11909 del 22 novembre 1991
«Invero affermare che il legislatore abbia voluto favorire chi abbia concepito un disegno criminoso prima della condanna, promettendogli uno sconto di pena per i reati che, da lui ideati, non sono stati ancora commessi, è logicamente assurdo ed in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3090 del 26 giugno 1997
«Qualora il giudice dell'esecuzione applichi ai fatti di reato oggetto di diverse sentenze di condanna l'istituto della continuazione, e sempre che la stessa non sia stata esplicitamente esclusa nei provvedimenti di cognizione, la possibilità di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6602 del 31 gennaio 1997
«In tema di applicazione della continuazione in sede esecutiva, trattandosi di istituto ispirato al favor rei, detta applicazione deve, di regola, comportare una diminuzione della pena complessiva, per cui, ove si ritenga invece che ricorrano...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25426 del 10 giugno 2013
«Il giudice dell'esecuzione nel determinare la pena finale per il reato continuato incontra il limite, stabilito dall'art. 671 c.p.p., del divieto di superamento della somma delle sanzioni inflitte con ciascun titolo giudiziale, ma entro tale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5959 del 13 febbraio 2002
«Nel procedimento di esecuzione, quando riconosca il vincolo della continuazione tra reati considerati in più sentenze o decreti di condanna, il giudice è soggetto nella determinazione della pena al limite indicato nell'art. 671, comma secondo,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5637 del 12 febbraio 2002
«Nel procedimento di esecuzione, quando riconosca il vincolo della continuazione tra reati considerati in più sentenze o decreti di condanna, il giudice è soggetto nella determinazione della pena al limite indicato nell'art. 671, comma secondo,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 38296 del 23 ottobre 2001
«Il potere del giudice dell'esecuzione di concedere la sospensione condizionale della pena non ha portata generale, ma è strettamente connesso al riconoscimento del concorso formale o della continuazione, e non può essere esteso ad altre ipotesi,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5826 del 4 gennaio 2000
«Alla stregua del letterale tenore dell'art. 671, comma 2, c.p.p., il giudice dell'esecuzione, nel determinare la pena complessiva conseguente all'applicazione della continuazione, è tenuto soltanto a non superare la somma delle pene inflitte con...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4953 del 14 dicembre 1998
«Il giudice della esecuzione che riconosca l'esistenza del vincolo della continuazione tra una pluralità di condanne, è tenuto a verificare se le pene inflitte siano state tutte o solo alcune condizionalmente sospese. Nel primo caso, il beneficio...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5451 del 23 novembre 1996
«La revoca della sospensione condizionale della pena può essere disposta dal giudice dell'esecuzione solo nel caso in cui si verta in un'ipotesi di revoca obbligatoria, di cui all'art. 168, comma primo, nn. 1 e 2, c.p., perché le ipotesi di revoca...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2672 del 9 settembre 1996
«Il giudice della cognizione può ugualmente concedere la sospensione condizionale della pena, nonostante l'ostacolo di due precedenti benefici, quando qualcuno di questi si riferisca a fatto che non costituisca più reato a seguito di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4093 del 21 settembre 1995
«Allorché il giudice di cognizione non abbia provveduto alla individuazione del reato più grave tra quelli unificati per continuazione, il giudice dell'esecuzione ha il potere-dovere di individuare la violazione più grave per ogni finalità inerente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3751 del 21 luglio 1995
«Quando la disciplina del reato continuato viene applicata in sede di esecuzione, ai sensi dell'art. 671 c.p.p., il giudice è privo del potere discrezionale relativo all'individuazione della violazione più grave. Quest'ultima, infatti, va ravvisata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 46246 del 16 dicembre 2008
«L'indulto, se estingue la pena e ne fa cessare l'espiazione, non ha però efficacia ablativa ed eliminatoria degli altri effetti scaturenti "ope legis", quale può essere l'effetto della somma delle pene irrogate sul limite di concedibilità della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4301 del 26 settembre 1996
«In tema di applicazione di benefici in sede esecutiva, l'avvenuto inserimento, nel quarto comma dell'art. 672 c.p.p., dell'espressa previsione circa l'applicabilità dell'indulto anche alla pena già espiata (previsione non contenuta nel...»