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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1483 del 12 febbraio 1992
«Il reato di cui all'art. 1 legge n. 406 del 1981 non ha carattere speciale rispetto a quello previsto dall'art. 470 c.p. Infatti, mentre l'art. 470 c.p. punisce il fatto di chi pone in vendita cose con le impronte contraffatte di una pubblica...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 832 del 18 aprile 1985
«La norma di cui all'art. 1 della L. 29 luglio 1981, n. 406, che punisce tra l'altro la vendita di cassette stereo prive del contrassegno della Siae, non ha innovato circa la natura del reato, che resta finalizzato alla tutela del diritto di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10297 del 2 dicembre 1996
«Fra le condotte previste dagli artt. 648 (ricettazione) e 470 (vendita o acquisto di cose con impronte contraffatte di una pubblica autentificazione o certificazione) c.p. non esiste rapporto di specialità; non è dato rinvenire in esse, infatti,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8652 del 29 gennaio 2008
«Non integra il reato di uso abusivo di sigilli (art. 471 c.p.) la condotta di colui che utilizzi il timbro riproducente il nome e cognome di un professionista (nella specie ingegnere) nonché il numero dell'iscrizione al relativo albo su relazioni...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 15833 del 23 aprile 2010
«Il delitto di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497 "bis" c.p.) si distingue da quello di uso di atto falso (art. 489 c.p.) in quanto, sul piano strutturale, prescinde dall'esclusione di qualsiasi forma di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5534 del 3 maggio 1999
«L'art. 498 c.p. considera due distinte ipotesi delittuose; mentre quella di usurpazione di titolo del primo comma richiede per la sua punibilità la pubblicità (... abusivamente portata in pubblico, ... indossa abusivamente in pubblico) in quanto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3072 del 4 aprile 1985
«Il reato di usurpazione di titoli o di onori, di cui all'art. 498 c.p., non può considerarsi assorbito da quello di abusivo esercizio di una professione, di cui all'art. 348 stesso codice. I due reati, infatti, possono concorrere materialmente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 313 del 11 aprile 1984
«Nel caso di procedimento penale per usurpazione di titoli, di cui all'art. 498 c.p., qualora attraverso inserzioni su di un giornale, si sia mascherato l'esercizio della prostituzione, annunciando di esercitare l'attività di massaggiatrice e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3329 del 14 marzo 1988
«In ordine al reato di lesioni volontarie il dolo consiste nella cosciente volontà del fatto e, inoltre, nella volontà dell'evento giuridico e cioè dell'offesa dell'interesse tutelato dalla norma, e poiché tale risultato si considera voluto non...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2765 del 25 febbraio 2000
«L'esercizio di attività sportiva costituisce una causa di giustificazione, non codificata, in base alla quale per il soddisfacimento dell'interesse generale della collettività a che venga svolta attività sportiva per il potenziamento fisico della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17637 del 10 maggio 2005
«Le distinte ed autonome circostanze attenuanti di natura soggettiva previste dall'art. 62 n. 6 c.p. (riparazione totale del danno e ravvedimento operoso) attribuiscono rilievo alla condotta dell'autore del reato successivamente alla consumazione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1285 del 13 febbraio 1997
«In tema di provocazione (art. 62 n. 2 c.p.) deve affermarsi che l'attenuante inerisce ad una situazione iniziale di legittimità o, almeno, di non illiceità dell'offensore, confliggente con una opposta situazione di illiceità dell'offeso e...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3510 del 6 aprile 1996
«In tema di alterazione dello stato dei luoghi senza autorizzazione paesaggistica, la circostanza attenuante di cui all'art. 62 n. 6 c.p. non è applicabile quando l'elisione o attenuazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato avvengano...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6863 del 14 giugno 1994
«In tema di stupefacenti, l'attenuante speciale di cui all'art. 73, comma 7, D.P.R. n. 309/1990 ha una configurazione più ampia di quella prevista dall'art. 62 n. 6 c.p. Essa non si ricollega al reato, bensì alla «attività criminosa», che è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10594 del 3 novembre 1992
«L'attivo ravvedimento del reo, di cui all'art. 62 n. 6 seconda parte c.p., deve mirare ad elidere o ad attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato, per tali intendendosi quelle conseguenze che da un lato siano estranee all'esecuzione e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 467 del 20 gennaio 1992
«In tema di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, può dare luogo all'applicazione delle attenuanti generiche, ma non di quella dell'attivo ravvedimento, la collaborazione prestata dall'imputato con le chiamate di correità rese...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9725 del 12 ottobre 1992
«Il delitto di associazione per delinquere finalizzata al contrabbando ed a reati contro la fede pubblica può dare luogo a risarcimento del danno, poiché l'ordine pubblico, tutelato dall'art. 416 c.p., non va inteso in senso riduttivo e cioè...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17208 del 28 aprile 2001
«In tema di misure alternative alla detenzione, il divieto di concessione del beneficio della detenzione domiciliare ai condannati per i reati di cui all'art. 4 bis della legge n. 354 del 1975 non è applicabile nel caso in cui sussistano le...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1121 del 16 dicembre 1993
«Il giudizio sulla congruità della pena richiesta dalle parti va riferito alle peculiarità oggettive e soggettive della fattispecie contestata, in base ai criteri indicati dagli artt. 133 e 133 bis c.p., e non già alla gravità, in astratto, del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5037 del 15 gennaio 1993
«In tema di rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena per gravi ragioni di salute, il giudice di merito, con adeguata e coerente motivazione, deve dar ragione delle sue scelte, bilanciando il principio costituzionale dell'eguaglianza di tutti i...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2819 del 6 luglio 1992
«La potestà punitiva dello Stato, che l'esecuzione della pena attua con la costrizione del condannato, ha un limite costituito dalla tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo (art. 32 Cost.), che neppure la generale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11355 del 22 novembre 1995
«È ammissibile il ricorso per cassazione della parte civile avverso sentenza di proscioglimento dell'imputato per estinzione del reato per intervenuta oblazione (art. 162 bis c.p.) in quanto essa è correlata all'interesse, processualmente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 24854 del 1 luglio 2010
«Non sussiste in capo al condannato un interesse meritevole di tutela a richiedere in sede esecutiva la revoca della sospensione condizionale della pena, per riservare l'applicazione del beneficio alla sanzione inflitta con altra condanna.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11203 del 15 novembre 1995
«Dimostrata la natura giuridica di sanzione amministrativa dell'ordine di rimessione in pristino, proprio per la sua autonomia è possibile ammettere la subordinazione del beneficio della sospensione condizionale della pena alla sua esecuzione in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7704 del 19 luglio 1991
«In materia di tutela delle acque dall'inquinamento l'art. 24 della L. n. 319 del 1976 consente espressamente al giudice di poter concedere la sospensione condizionale della pena sottoponendo il beneficio a determinati adempimenti. Il giudice può...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 1 del 4 gennaio 1988
«In tema di costruzione abusiva, tanto nella situazione normativa vigente, come in quella antecedente all'entrata in vigore della L. 28 febbraio 1985 n. 47, non è consentito al giudice, in caso di condanna per il reato di costruzione in assenza o...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8758 del 8 luglio 1999
«Il reato di falso punito dall'articolo 473 c.p. è applicabile anche alla contraffazione o alterazione dei c.d. modelli ornamentali disciplinati dall'articolo 2593 c.c., che sono indicativi della provenienza del prodotto dall'impresa che l'ha...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6418 del 2 giugno 1998
«Poiché la tutela penale dei marchi o dei segni distintivi delle opere dell'ingegno o di prodotti industriali è finalizzata alla garanzia dell'interesse pubblico preminente della fede pubblica, più che a quello privato del soggetto inventore, il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7467 del 6 luglio 1995
«Ai fini della tutela di cui all'art. 473 c.p., occorre che il marchio di fabbrica, nazionale od estero sia riconosciuto dall'ordinamento italiano. Tale riconoscimento si ottiene, per i marchi esteri, attraverso la registrazione presso l'ufficio...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4084 del 24 gennaio 1994
«Ai fini dell'art. 473 c.p., per modello ornamentale si intende quello idoneo a conferire a determinati prodotti industriali uno speciale ornamento, sia per la forma, sia per una particolare combinazione di linee o di altri qualificanti elementi...»