-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 14395 del 3 novembre 2000
«Non esistendo una generale e onnicomprensiva nozione legale di retribuzione, l'autonomia privata, individuale o collettiva, ben può escludere un determinato compenso dalla base di calcolo di istituti di retribuzione indiretta, ne tale facoltà può...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9764 del 25 luglio 2000
«Il criterio di onnicomprensività della retribuzione adottato in tema di festività infrasettimanali dall'art. 5 della legge 27 maggio 1949 n. 260, modificato dall'art. 1 della legge 31 marzo 1954 n. 90, si riferisce al compenso stabilito per il...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13389 del 1 dicembre 1999
«I compensi per lavoro straordinario, anche se erogati in misura fissa e continuativa, non entrano - in difetto di una contraria volontà delle parti rigorosamente provata ed accertata dal giudice di merito - a far parte della retribuzione...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11137 del 5 novembre 1998
«L'inesistenza di un principio di onnicomprensività della retribuzione comporta che un certo emolumento non possa, in mancanza di una previsione esplicita di legge o di contratto collettivo, essere incluso nella base di calcolo di altri istituti...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5826 del 26 maggio 1995
«Attesa l'inesistenza di un principio generale di onnicomprensività della retribuzione, nel caso di istituti retributivi di origine legale o contrattuale, per la cui operatività debba farsi riferimento al parametro costituito dalla retribuzione...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11142 del 7 maggio 2008
«Ove il datore di lavoro abbia, unilateralmente e ingiustificatamente, rifiutato la prestazione del lavoratore non adibendolo ad alcuna attività, con conseguente sua dequalificazione professionale, la successiva sospensione del rapporto per il...»
-
Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17564 del 2 agosto 2006
«Il lavoratore — cui l'art. 2103 c.c. (nel testo sostituito dall'art. 13 della legge 20 maggio 1970, n. 300), con norma applicabile anche ai dirigenti, riconosce esplicitamente il diritto a svolgere le mansioni per le quali è stato assunto ovvero...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 20310 del 23 luglio 2008
«Il principio della irriducibilità della retribuzione, che si può desumere dagli articoli 2103 cod. civ. e 36 Cost., ossia dal divieto di assegnazione a mansioni inferiori e dalla necessaria proporzione tra l'ammontare della retribuzione e la...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16106 del 27 ottobre 2003
«Il principio dell'irriducibilità della retribuzione, dettato dall'art. 2103 c.c., implica che la retribuzione concordata al momento dell'assunzione non è riducibile neppure a seguito di accordo tra il datore e il prestatore di lavoro ed ogni patto...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 15517 del 7 dicembre 2000
«La garanzia della irriducibilità della retribuzione, prevista dall'art. 2103 c.c., riguarda le indennità corrisposte in considerazione delle qualità professionali intrinseche alle mansioni del lavoratore — le quali non possono essere soppresse dal...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7277 del 8 agosto 1996
«Ai sensi dell'art. 2103 c.c., anche nei casi di legittimo mutamento delle mansioni del lavoratore si applica il principio dell'irriducibilità dell'originaria retribuzione, intesa come corrispettivo della prestazione ordinaria inerente al valore...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1175 del 15 febbraio 1996
«Il principio dell'irriducibilità della retribuzione in relazione al mutamento di mansioni, posto dall'art. 2103 c.c. nel testo vigente, si riferisce all'aspetto qualitativo delle mansioni e non a quello quantitativo. Conseguentemente, se il...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16792 del 8 novembre 2003
«L'assegnazione dei dipendenti a mansioni inferiori rispetto a quelle proprie del loro livello contrattuale non determina di per sé un danno risarcibile ulteriore rispetto a quello costituito dal trattamento retributivo inferiore cui provvede, in...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9228 del 7 luglio 2001
«La circostanza che un lavoratore (nella specie, giornalista della Rai con qualifica di caposervizio) sia privato delle mansioni rende configurabile un danno a carico dello stesso, consistente nell'impoverimento delle sue capacità professionali...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 27887 del 30 dicembre 2009
«In materia di pubblico impiego, il dipendente pubblico assegnato, ai sensi dell'art. 52, comma 5, del D.L.vo n. 165 del 2001, allo svolgimento di mansioni corrispondenti ad una qualifica superiore rispetto a quella posseduta ha diritto, anche in...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4149 del 21 febbraio 2011
«Nel rapporto di lavoro subordinato, il carattere vicario delle mansioni svolte preclude il diritto del sostituto all'inquadramento nella qualifica superiore del sostituito, e lo stesso diritto alla maggiore retribuzione per il periodo della...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 15889 del 14 agosto 2004
«L'istituto della trasferta presuppone che lo spostamento del lavoratore sia determinato da fatti occasionali e contingenti, implicanti di volta in volta singole decisioni del datore di lavoro, mentre la prolungata permanenza in varie sedi di...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9134 del 7 luglio 2000
«Poiché la legge definisce soltanto la durata massima della prestazione lavorativa, le parti del contratto di lavoro possono prevedere una convenzione caratterizzate da elasticità dell'orario, in ragione delle mutevoli esigenze del datore di...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2340 del 17 marzo 1997
«Le cosiddette clausole elastiche, che consentono al datore di lavoro di richiedere «a comando» la prestazione lavorativa dedotta in un contratto di part-time (nella specie concluso prima dell'entrata in vigore del D.L. 30 ottobre 1984, n. 726,...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6661 del 5 aprile 2004
«In tema di lavoro straordinario, la circostanza che esso sia prestato in maniera fissa e continuativa non è sufficiente a trasformare la natura della prestazione lavorativa resa oltre l'orario normale in prestazione ordinaria, salvo che, alla...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5380 del 15 aprile 2002
«Deve qualificarsi lavoro straordinario ad ogni effetto legale e contrattuale, in forza dei principi desumibili dagli am. 2107 e 2108 c.c., ogni prestazione eccedente l'orario ordinario fissato dalla legge, dal contratto collettivo o da un...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 27027 del 12 novembre 2008
«Ai fini della validità del patto di conglobamento del compenso per il lavoro straordinario nella retribuzione ordinaria, occorre risultino riconosciuti i diritti inderogabili dei lavoratori e che sia determinato quale sia il compenso per il lavoro...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2645 del 7 febbraio 2007
«In ossequio alla norma dell'art. 2108 c.c. per la quale il lavoro straordinario deve essere compensato con un aumento di retribuzione rispetto al lavoro ordinario, nel determinare i criteri di calcolo di tale compenso, il giudice, in assenza di un...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 453 del 17 gennaio 2000
«In tema di determinazione del compenso per il lavoro straordinario - che per legge (art. 2108 c.c. e art. 5 legge n. 692 del 1923) non può essere inferiore al dieci per cento della retribuzione dovuta per il lavoro ordinario - il limite...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7745 del 6 agosto 1998
«Ai fini della determinazione della base di calcolo del compenso dovuto in caso di superamento dell'orario normale legale (cosiddetto straordinario legale) la nozione di retribuzione quale prevista dalla disciplina legale, tanto del codice civile...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1292 del 9 febbraio 1994
«In tema di compenso per lavoro straordinario, l'art. 2108 c.c. impone all'autonomia collettiva l'unico limite della necessaria maggiorazione del compenso stesso rispetto a quello dovuto per le prestazioni ordinarie, con la conseguenza che, quando...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16261 del 19 agosto 2004
«Ai fini del riconoscimento del diritto dei lavoratori subordinati al computo nella base di calcolo della retribuzione per il periodo feriale della maggiorazione per lavoro notturno, non è sufficiente l'accertamento della «normalità» della...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9871 del 8 luglio 2002
«La computabilità o meno del compenso per lavoro notturno prestato con continuità ai fini degli istituti indiretti (mensilità aggiuntive, ferie, malattia e infortunio) deve essere verificata alla stregua della disciplina collettiva, nel rispetto...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12683 del 17 ottobre 2001
«In materia di base di calcolo della retribuzione dovuta al lavoratore durante le ferie annuali, la mancanza di precise indicazioni nelle disposizioni dell'art. 2109 c.c. e della Convenzione OIL 24 giugno 1970, n. 157, ratificata con legge 10...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11071 del 13 agosto 2001
«Ai fini della corresponsione al dipendente della maggiore retribuzione per lavoro notturno, la prestazione di attività in turni non avvicendati, cui la contrattazione collettiva ricolleghi una percentuale di maggiorazione più elevata rispetto a...»