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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 83 del 8 gennaio 2003
«Nell'interpretazione delle clausole contrattuali il giudice di merito deve arrestarsi al significato letterale delle parole, e non può far ricorso agli ulteriori criteri ermeneutici quando dalle espressioni usate dalla parti emerga in modo...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4121 del 29 aprile 1994
«Nella ricerca della comune intenzione delle parti contraenti, il primo e principale strumento dell'operazione interpretativa è costituito dalle parole ed espressioni del contratto e, qualora queste siano chiare e dimostrino una loro intima ratio...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6610 del 11 giugno 1991
«In tema d'interpretazione del contratto, il contrasto insanabile, sul piano testuale, tra il nomen juris del contratto stesso e le singole clausole dimostra di per sé l'inadeguatezza dell'interpretazione letterale e la necessità del ricorso ai...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5294 del 7 dicembre 1977
«Il principio in claris non fit interpretatio non è accolto dal sistema dell'interpretazione previsto dal nostro ordinamento che, invece, attribuisce al giudice il potere-dovere di stabilire se la comune volontà delle parti risulti in modo chiaro...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4641 del 6 settembre 1985
«L'interpretazione di una clausola contrattuale, in applicazione dell'art. 1362 primo comma c.c., non può essere fondata sul solo senso letterale delle parole usate, qualora questo, divergendo dal complessivo spirito e contenuto del contratto, non...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1198 del 25 febbraio 1982
«Il giudice, nell'interpretare il contratto, non può mai prescindere dalla ricerca della comune intenzione dei contraenti, posto che l'oggetto della ricerca ermeneutica è proprio tale comune intenzione, rispetto alla quale il senso letterale delle...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12120 del 9 giugno 2005
«I criteri legali di ermeneutica contrattuale sono governati da un principio di gerarchia interna in forza del quale i canoni strettamente interpretativi prevalgono su quelli interpretativi integrativi — quale va considerato anche il principio di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5146 del 25 novembre 1977
«In materia di interpretazione dei contratti il principio di gerarchia vige non solo tra le norme meramente interpretative e quelle integrative, nel senso che le prime hanno la precedenza sulle seconde, ma anche tra le stesse norme interpretative,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4693 del 3 novembre 1977
«Le norme del c.c. sull'interpretazione dei contratti debbono essere divise in due gruppi: il primo, che comprende gli artt. 1362-1365, regola l'interpretazione soggettiva (o storica) del contratto, in quanto tende a porre in luce la concreta...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 19928 del 25 settembre 2007
«In tema di interpretazione del contratto ex art. 1362 c.c., il comportamento delle parti posteriore alla conclusione dello stesso che può assumere rilievo ai fini della sua interpretazione, è solo quello posto in essere in esecuzione ed in...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 415 del 12 gennaio 2006
«In materia di interpretazione del contratto, il comportamento tenuto dalle parti successivamente alla sua conclusione può rilevare ai fini ermeneutici solo qualora integri gli estremi della condotta comune ad entrambe, al fine di meglio stabilire...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13839 del 23 luglio 2004
«In tema di interpretazione del contratto, ai fini della ricerca della comune intenzione delle parti contraenti, ex art. 1362 c.c., il primo e principale strumento dell'operazione interpretativa è costituito dal senso letterale delle parole e...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10484 del 1 giugno 2004
«A norma dell'art. 1362 c.c. l'interpretazione del contratto richiede la determinazione della comune intenzione delle parti, da accertare sulla base del senso letterale delle parole adoperate e del loro comportamento complessivo, anche posteriore...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6053 del 26 marzo 2004
«In tema di interpretazione del contratto, i comportamenti complessivi delle parti, anche posteriori alla conclusione del contratto, hanno funzione ermeneutica e non già integrativa del patto, in quanto per il loro tramite l'interprete, senza...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4129 del 21 marzo 2003
«A norma dell'art. 1362 c.c., l'interpretazione del contratto richiede la determinazione della comune intenzione delle parti, da accertare sulla base del senso letterale delle parole adoperate e del loro comportamento complessivo, anche posteriore...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11707 del 5 agosto 2002
«In tema di interpretazione del contratto, il comportamento complessivo dei contraenti, costituente elemento idoneo per ricavarne la comune volontà, può essere anche quello che, nell'ambito di rapporti che tra le medesime parti si rinnovano e si...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11089 del 13 agosto 2001
«Nell'interpretazione del contratto l'elemento letterale assume funzione fondamentale, ma la valutazione del complessivo comportamento delle parti non costituisce un canone sussidiario bensì un parametro necessario e indefettibile in quanto le...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10250 del 4 agosto 2000
«Nella ricerca della comune intenzione delle parti contraenti ex art. 1362 c.c., il primo e principale strumento dell'operazione interpretativa è costituito dal senso letterale delle parole ed espressioni del contratto, coordinato con l'elemento...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2067 del 16 luglio 1973
«L'art. 1362 c.c., nel prescrivere in sede di interpretazione contrattuale che il giudice ai fini della individuazione della comune intenzione delle parti debba valutare il loro comportamento complessivo, richiede non la valutazione di ogni singolo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4914 del 4 maggio 1991
«In tema di interpretazione del contratto, per l'identificazione della comune intenzione delle parti, ai sensi dell'art. 1362 secondo comma c.c. — il quale si riferisce al comportamento dei contraenti — non si può tener conto del comportamento dei...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2092 del 17 luglio 1973
«La favorevole disposizione a transigere una lite non può essere assunta a criterio di interpretazione di un contratto ai sensi dell'art. 1362 c.c. Il comportamento delle parti, al quale questa norma si riferisce, concerne invero quell'attività...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3480 del 15 ottobre 1976
«Le convenzioni preliminari e le trattative precontrattuali possono fornire elementi d'interpretazione solo per l'identificazione della natura e dell'oggetto del contratto definitivo, ma al fine di determinare ed interpretare il contenuto delle...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 91 del 13 gennaio 1976
«In tema di interpretazione del contratto, compito del giudice del merito è quello di determinare la comune intenzione delle parti, come trasfusa nel contratto stesso, e, pertanto, l'indagine sui motivi o sulle cause che hanno indotto i contraenti...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1590 del 7 maggio 1976
«Nei contratti conclusi mediante la sottoscrizione di moduli o formulari predisposti da uno dei contraenti per la disciplina uniforme di una serie di rapporti, l'elemento letterale ricavato dal contesto del contratto può costituire espressione...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11247 del 30 luglio 2002
«Nei contratti di diritto privato stipulati da un ente pubblico, la volontà negoziale deve essere tratta unicamente dalle pattuizioni intercorse tra le parti contraenti e risultanti dal contratto tra esse stipulato, interpretato secondo i canoni di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1082 del 4 febbraio 1988
«In tema di interpretazione del contratto anche nel caso di formale riproduzione nelle relative clausole di obblighi già nascenti dalla legge o il richiamo espresso di norme di legge comunque integrative della disciplina negoziale l'interprete deve...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 420 del 12 gennaio 2006
«In tema di interpretazione del contratto, il procedimento di qualificazione giuridica consta di due fasi, delle quali la prima — consistente nella ricerca e nella individuazione della comune volontà dei contraenti — è un tipico accertamento di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13886 del 23 luglio 2004
«La erronea interpretazione del contratto individuale di lavoro da parte del giudice del merito attiene ad un punto decisivo, ed è perciò idonea a comportare la cassazione della sentenza, solo ove si dimostri che con la interpretazione propugnata...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11193 del 17 luglio 2003
«In tema di interpretazione del contratto, alla Corte di cassazione è affidato il compito di verificare che non sussista un vizio di attività del giudice del merito, rilevabile solo nell'ipotesi di violazione dei canoni legali di ermeneutica...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2415 del 12 marzo 1994
«In tema d'interpretazione del contratto, la parte che denunci in cassazione l'erronea determinazione, in sede di merito, della volontà negoziale è tenuta ad indicare quali canoni o criteri interpretativi siano stati violati; in mancanza,...»