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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 706 del 2 febbraio 1990
«Ai fini della configurabilità, alla stregua di una lettura a contrario dell'art. 659 c.c., del legato di debito, fatto cioè al creditore dal testatore ad estinzione totale o parziale di un proprio debito, è sufficiente la menzione implicita di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9659 del 24 luglio 2000
«Finalità del giudizio divisorio è assicurare la formazione di porzioni di valore corrispondente alle quote; a tal fine deve procedersi alla stima del bene e, se risulti effettuata in epoca troppo antecedente alla decisione, alla rivalutazione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4769 del 2 maggio 1991
«In tema di divisione, il valore degli immobili si determina con riferimento ai prezzi di mercato correnti al momento della decisione della causa, e non in base ai prezzi accertati dal consulente tecnico d'ufficio nel corso del giudizio divisorio,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10624 del 3 maggio 2010
«In tema di divisione giudiziale immobiliare, il debito da conguaglio che grava sul condividente assegnatario di un immobile non facilmente divisibile ha natura di debito di valore, da rivalutarsi, anche d'ufficio, se e nei limiti in cui...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10119 del 2 maggio 2006
«In materia di assegno di mantenimento per il figlio, poiché si verte in tema di conservazione del contenuto reale del credito fatto valere con la domanda originaria, deve ammettersi la possibilità, per il genitore istante, di chiedere un...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 12136 del 28 settembre 2001
«Alla stregua del principio di concentrazione e unicità della prova, deve ritenersi tardiva, e perciò inammissibile, la prova contraria dedotta in appello per confutare la prova diretta che, già dedotta in primo grado e non ammessa, sia stata poi...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6772 del 2 luglio 1990
«Nella liquidazione dell'assegno di mantenimento dovuto al coniuge separato, ai sensi dell'art. 156 c.c., la fissazione di criteri di adeguamento automatico, per compensare il deterioramento della posizione del titolare per effetto del fenomeno...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3323 del 29 maggio 1982
«I fatti antecedenti alla separazione consensuale possono essere invocati da un coniuge, al fine di conseguire un mutamento del titolo della separazione con pronuncia di addebitabilità a carico dell'altro coniuge, solo quando deduca e dimostri di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3202 del 15 maggio 1986
«In tema di assegno di mantenimento, nel rapporto fra coniugi separati, il principio, secondo il quale il relativo obbligo insorge dalla data della domanda dell'avente diritto (in applicazione della regola fissata per gli alimenti dall'art. 445...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 572 del 30 gennaio 1985
«Qualora l'assegno di mantenimento, con la sentenza di separazione dei coniugi, venga quantificato in misura maggiore rispetto a quella fissata in via provvisoria dal presidente del tribunale, in considerazione della svalutazione monetaria...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7501 del 7 luglio 1995
«Il principio secondo cui, ex art. 1224, secondo comma, c.c., il maggior danno da svalutazione monetaria è cumulabile con gli interessi legali, non ha sofferto deroga a seguito dell'entrata in vigore dell'art. 1 della legge 26 novembre 1990, n....»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1982 del 10 marzo 1990
«In tema di risarcimento del danno, i versamenti di somme effettuati in favore del danneggiato nel corso del processo di liquidazione non sono imputabili agli interessi non essendo applicabile il criterio previsto dall'art. 1194 c.c., che...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2410 del 7 marzo 1991
«L'art. 1227, secondo comma c.c., il quale esclude il risarcimento dei maggiori danni che trovano la loro origine in un comportamento colposo del creditore, non può trovare applicazione in ordine alle maggiori somme che il debitore deve...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3362 del 7 aprile 1987
«Il diritto di ritenzione attribuito dall'art. 2756, terzo comma. c.c. al creditore per le prestazioni e per le spese relative alla conservazione ed al miglioramento di beni mobili all'uopo affidatigli e da realizzare mediante riparazioni,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3579 del 23 febbraio 2004
«In tema di prova dell'inesatto adempimento di un'obbligazione avente per oggetto una somma di denaro, allorquando il creditore deduca che l'inesattezza è costituita dal ritardo nel pagamento in quanto effettuato oltre il termine stabilito dal...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4791 del 1 marzo 2007
«A norma dell'art. 2043 c.c., ai prossimi congiunti di un soggetto in giovane età, deceduto in conseguenza del fatto illecito addebitabile ad un terzo (come nel caso di morte conseguente a sinistro stradale fondato su responsabilità altrui),...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13242 del 6 giugno 2007
«Il primo comma dell'art. 1227 c.c. concerne il concorso colposo del danneggiato nella produzione dell'evento che configura l'inadempimento, quindi la sua cooperazione attiva, mentre, nel secondo comma, il danno è eziologicamente imputabile al...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 625 del 20 gennaio 1995
«Nell'ipotesi di risoluzione del contratto per inadempimento e qualora il contraente non in colpa sia una impresa industriale, il danno risarcibile può essere riferito alla impossibilità di investire nell'attività produttiva le somme dovute dal...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5480 del 22 giugno 1987
«Il danno risarcibile in caso di invalidità non concerne la incapacità lavorativa in sé, ma la conseguenza del mancato guadagno e, nel caso di invalidità permanente, la riduzione della capacità di guadagno; ne consegue che, trattandosi di debito di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1335 del 20 gennaio 2009
«Il debito avente ad oggetto il risarcimento del danno da inadempimento di obbligazioni contrattuali diverse da quelle pecuniarie ha natura di debito di valore, in quanto tiene luogo della materiale utilità che il creditore avrebbe percepito se...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13108 del 27 dicembre 1995
«L'obbligazione del venditore inadempiente configura un debito di valore avente ad oggetto la totale reintegrazione del patrimonio del danneggiato, cosicché nella determinazione del quantum occorre tener conto sia della svalutazione monetaria...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 7079 del 28 luglio 1994
«Il principio secondo cui l'obbligazione risarcitoria configura debito di valore — con la conseguenza che il giudice deve tener conto, anche di ufficio, della svalutazione monetaria verificatasi fino alla data della relativa decisione, in quanto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2480 del 10 marzo 1987
«In sede di legittimità non può essere proposta richiesta di ulteriore rivalutazione della somma liquidata a titolo di risarcimento del danno in appello, in quanto la svalutazione monetaria incide sino alla data della liquidazione del danno e la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 367 del 20 gennaio 1986
«Il riconoscimento da parte del debitore della propria obbligazione di risarcimento del danno derivante da responsabilità contrattuale, precontrattuale o da atto illecito, non determina la trasformazione del corrispondente debito di valore in...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5337 del 9 agosto 1983
«L'obbligo del risarcimento del danno, sia contrattuale che extracontrattuale, tendendo alla reintegrazione del patrimonio del danneggiato, ha natura di debito non di valuta, ma di valore, sicché il giudice, nella relativa quantificazione, deve...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4816 del 4 settembre 1982
«Poiché il risarcimento del danno da inadempienza contrattuale tende a ristabilire l'equilibrio economico turbato, mettendo il creditore nella stessa situazione economica nella quale si sarebbe trovato se l'inadempienza non si fosse verificata,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4201 del 3 ottobre 1977
«Il principio in base al quale il debito di risarcimento del danno per fatto illecito, quale debito di valore, va liquidato tenendo conto, anche d'ufficio ed in grado d'appello, della svalutazione monetaria verificatasi fra la data del fatto e...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 8520 del 5 aprile 2007
«Il risarcimento del danno da fatto illecito costituisce debito di valore e, in caso di ritardato pagamento di esso, gli interessi non costituiscono un autonomo diritto del creditore, ma svolgono una funzione compensativa tendente a reintegrare il...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 15823 del 28 luglio 2005
«Nell'obbligazione risarcitoria (che costituisce debito di valore in quanto diretta alla reintegrazione del danneggiato nella stessa situazione patrimoniale nella quale si sarebbe trovato se il danno non fosse stato prodotto) il principale mezzo di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12452 del 25 agosto 2003
«Nella obbligazione risarcitoria da fatto illecito, che costituisce tipico debito di valore, è possibile che la mera rivalutazione monetaria dell'importo liquidato in relazione all'epoca dell'illecito, ovvero la diretta liquidazione in valori...»