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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5570 del 15 settembre 1983
«Qualora il danno sia liquidato dal giudice in favore del danneggiato in misura maggiore dell'indennità pagata dall'assicuratore il quale, prima del giudizio di risarcimento del danno promosso dal danneggiato contro il danneggiante, abbia...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6071 del 17 ottobre 1983
«L'assicurazione per la responsabilità civile non può riguardare i fatti meramente accidentali, dovuti cioè a caso fortuito o forza maggiore, dai quali non sorge responsabilità, ma, per la sua stessa denominazione, importa necessariamente che il...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8732 del 10 agosto 1991
«...altre che, pur eccedendo tale limite, possono esservi aggiunte a titolo di interessi e di svalutazione monetaria, quando questi maggiori oneri derivino dall'ingiustificato e colpevole ritardo opposto dall'assicuratore alla liquidazione del danno.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1222 del 30 gennaio 2002
«Il credito dell'utile gestore ex art. 2031 c.c. è un credito di valuta; pertanto, poiché il fenomeno inflattivo non consente un automatico adeguamento dell'ammontare di un debito pecuniario né costituisce di per sé un danno risarcibile, in caso di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13353 del 29 novembre 1999
«In tema di indebito oggettivo il diritto del creditore agli interessi di cui all'art. .2033 c.c. non esclude il risarcimento del maggior danno ex art. 1224, comma secondo, C.C. a prescindere dalla buona o mala fede dell'accipiens che, ai fini...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12449 del 16 maggio 2008
«Ne consegue che, per i beni da ultimo indicati, all'ente pubblico custode vanno addossati, in modo selettivo, solo i rischi di cui egli può essere tenuto a rispondere, in relazione ai doveri di sorveglianza e di manutenzione razionalmente...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9018 del 26 agosto 1993
«...2033 c.c.) e non di ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.) e può, quindi, pretendere con la restituzione della somma ed i relativi interessi il risarcimento del maggior danno, ai sensi dell'art. 1224 c.c., solo se l' accipiens è in mora.»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11061 del 9 novembre 1993
«...fine, il saggio bancario dell'interesse sulla somma erogata dal depauperato, non trattandosi di debito di valuta e non potendosi, quindi, liquidare, rispetto ad esso, il maggior danno previsto per le obbligazioni pecuniarie dall'art. 1224 c.c.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9542 del 29 settembre 1997
«Dal mancato decremento, o addirittura dall'incremento, di reddito di un'impresa familiare, successivamente all'invalidità permanente derivata da un incidente subito da un componente di essa, il giudice del merito non può desumere automaticamente...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4609 del 23 maggio 1997
«Tale presunzione, peraltro, opera non nel senso di esonerare il danneggiato in modo assoluto dall'onere della prova di circostanze di fatto che, con riguardo al caso specifico, evidenzino un danno patrimoniale da lucro cessante, pur nella...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4137 del 25 giugno 1981
«Nella liquidazione del danno per la morte violenta del genitore a favore dei figli minori, il raggiungimento, da parte di questi ultimi, della maggiore età o dell'idoneità al lavoro produttivo non segna un limite invalicabile della risarcibili...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12617 del 15 novembre 1999
«...aquiliana, il rapporto di causalità al quale deve aversi riguardo, enunciato dall'art. 40 c.p., è quello esistente tra condotta dell'agente ed evento e non tra circostanze (cause) simultanee e/o preesistenti ed il minore o maggior danno.»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13400 del 8 giugno 2007
«...artt. 40 e 41 c.p., qualora la condotta abbia concorso, insieme a circostanze naturali, alla produzione dell'evento, e ne costituisca un antecedente causale, l'agente deve rispondere per l'intero danno, che altrimenti non si sarebbe verificato.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6454 del 19 marzo 2007
«In tema di danno cagionato da animali, ai sensi dell'articolo 2052 c.c., la responsabilità del proprietario dell'animale, prevista dalla suddetta norma, è presunta, fondata non sulla colpa, ma sul rapporto di fatto con l'animale. Ne consegue che,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 23682 del 15 settembre 2008
«...a prescindere dalla sua colpa per omessa sorveglianza, la responsabilità del proprietario ai sensi del citato art. 2053 verso i terzi, i quali, pertanto, possono sempre invocare a loro tutela l'imputabilità al proprietario degli eventi dannosi.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4694 del 20 dicembre 1976
«...ricompresa ogni insidia pericolosa che possa trovarsi contenuta nell'edificio, è però da includere ogni disgregazione, sia pure limitata dell'edificio stesso o di elementi o manufatti accessori di esso, dalla quale possa derivare danno a terzi.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13268 del 6 giugno 2006
«In tema di risarcimento danni derivanti dalla circolazione stradale, il caso fortuito, al pari della colpa del danneggiato o del terzo e della forza maggiore, qualora rappresenti l'unica causa che abbia determinato l'evento dannoso, fa venir meno...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10042 del 29 aprile 2006
«Nel giudizio avente ad oggetto l'accertamento della responsabilità del danno da fatto illecito imputabile a più persone, il giudice del merito adito dal danneggiato può e deve pronunciarsi sulla graduazione delle colpe solo se uno dei condebitori...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3004 del 17 febbraio 2004
«In materia di risarcimento del danno, secondo un principio che trova applicazione anche in materia contrattuale, rientra nei poteri discrezionali del giudice del merito (il cui mancato esercizio non è sindacabile in sede di legittimità) attribuire...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 469 del 13 gennaio 2009
«Nel caso in cui dall'illecito sanitario (per responsabilità aquiliana o contrattuale) derivi una lesione gravissima alla salute del neonato, il danno morale richiesto "iure proprio" dai genitori va risarcito come danno non patrimoniale, nell'ampia...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13754 del 14 giugno 2006
«Non sussiste alcun ostacolo alla risarcibilità del danno non patrimoniale in favore dei prossimi congiunti del soggetto che sia sopravvissuto a lesioni seriamente invalidanti. Atteso il suo contenuto di sofferenza interiore e patema d'animo che,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14551 del 22 giugno 2009
«Il danno non patrimoniale, alla stregua di un'interpretazione costituzionalmente orientata dell'art. 2059 c.c., costituisce una categoria ampia, comprensiva non solo del cosiddetto danno morale, ovverosia della sofferenza contingente e del...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3357 del 11 febbraio 2009
«La sentenza di condanna generica pronunciata nel corso di un giudizio di risarcimento del danno aquiliano di norma presuppone il positivo accertamento del nesso di causalità cosiddetta "materiale" ("ex" art. 40 c.p.) tra la condotta e l'evento...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 15760 del 12 luglio 2006
«In tema di danno da morte dei congiunti (danno parentale), il danno morale diretto deve essere integralmente risarcito mediante l'applicazione di criteri di valutazione equitativa rimessi alla prudente discrezionalità del giudice, in relazione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 15568 del 11 agosto 2004
«La liquidazione del danno morale non può essere compiuta se non con criteri equitativi, tenendo conto della gravità del reato e del paterna d'animo subito dalla vittima. La concreta determinazione dell'ammontare del danno, che non può in ogni caso...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1421 del 11 febbraio 1998
«Nessun diritto al risarcimento del danno, morale o biologico, è configurabile in capo al marito ed al figlio minore di una donna che, a seguito di un intervento di interruzione volontaria di gravidanza, abbia subito lesioni personali cagionanti la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8827 del 31 maggio 2003
«... È dunque escluso che si possa far carico al giudice di non aver indicato le ragioni per le quali il danno non può essere provato nel suo preciso ammontare - costituente la condizione per il ricorso alla valutazione equitativa di cui all'art....»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4129 del 22 marzo 2002
«...relazione alla organizzazione tecnico operativa del cantiere a sé riservata — in ordine alla sorveglianza nei confronti dei propri dipendenti, nonché all'accertamento della reale situazione allo scopo di prevenire ogni possibile evento dannoso).»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2474 del 1 febbraio 2008
«In tema di licenziamento per violazione dell'obbligo di fedeltà, il lavoratore deve astenersi dal porre in essere non solo i comportamenti espressamente vietati dall'art. 2105 c.c. ma anche qualsiasi altra condotta che, per la natura e per le...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 20801 del 25 settembre 2006
«...— in difetto della prestazione effettiva dello stesso lavoro — e, come tale, è riconducibile ad un mero interesse di fatto, il cui mancato soddisfacimento non può costituire fonte di danno risarcibile, né fondamento giuridico di qualsiasi pretesa.»