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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1153 del 22 giugno 1995
«Il giudice dell'udienza preliminare, in virtù del dettato dell'art. 424 c.p.p., dà immediata lettura della sentenza di non luogo a procedere ovvero, se non sia possibile procedere alla redazione immediata dei motivi, provvede non oltre il...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 40049 del 28 ottobre 2008
«È inammissibile, per difetto di interesse concreto, il ricorso immediato per cassazione della parte civile, che sia diretto esclusivamente alla sostituzione della formula «perché il fatto non sussiste » con quella, corretta, «perché il fatto non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4075 del 15 giugno 2000
«È abnorme l'ordinanza con la quale il tribunale, ritenuta la nullità del decreto dispositivo del giudizio per generica associazione del fatto, non si limiti a rilevare l'indeterminatezza del capo di imputazione, ma richieda al Gup di precisare...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 27853 del 11 luglio 2001
«È valida la richiesta di giudizio abbreviato formulata in presenza dell'imputato dal difensore privo di procura speciale, mentre tale richiesta, per la natura di atto dispositivo personalissimo, deve essere presentata dal difensore munito di...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 12822 del 2 aprile 2010
«In tema di millantato credito, ai fini dell'integrazione dell'ipotesi di cui all'art. 346, comma secondo, c.p. (che costituisce autonomo titolo di reato e non circostanza aggravante del reato previsto dal comma primo dello stesso articolo), è...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 22786 del 22 maggio 2003
«La decisione adottata dalla corte d'appello in camera di consiglio, per essere stato il processo di primo grado celebrato con rito abbreviato, non va resa pubblica mediante la lettura del dispositivo in udienza, perché il giudizio di appello si...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10162 del 21 ottobre 1997
«La sentenza emessa in appello contro decisione di primo grado adottata all'esito di giudizio abbreviato non va resa pubblica mediante la lettura del dispositivo in udienza, perché il giudizio di appello si svolge nelle forme previste dall'art. 599...»
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Cassazione penale, Sez. III, ordinanza n. 30505 del 6 agosto 2001
«Atteso il decisivo valore che, nel procedimento di applicazione della pena su richiesta, assume il verbale di udienza, in cui vengono consacrate le concordi volontà delle parti, deve ritenersi possibile, in caso di divergenza fra detto verbale ed...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1497 del 31 marzo 1998
«La manifestazione di volontà dell'imputato volta ad ottenere l'applicazione della pena ex art. 444 c.p.p. deve indicare specificamente la pena da applicare, attesa la natura di atto dispositivo personalissimo di tale richiesta la cui forma di...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 20 del 3 dicembre 1999
«Con la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, che è decisione equiparata ad una sentenza di condanna, il giudice è tenuto a dichiarare, ai sensi del primo comma dell'art. 537 c.p.p., l'accertata falsità di atti o di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2725 del 14 marzo 1996
«Il reato di falsità ideologica in atto pubblico è configurabile anche con riguardo ad un atto dispositivo legittimato da determinate condizioni, qualora queste ultime vengano falsamente attestate. Né rileva che il presupposto del documento possa...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4118 del 29 settembre 1999
«In tema di applicazione della pena su richiesta delle parti, se il giudice ha adeguatamente motivato in ordine alla insussistenza di ipotesi di proscioglimento ai sensi dell'art. 129 c.p.p., è inammissibile, in sede di legittimità, ogni...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4124 del 5 ottobre 1998
«La sospensione condizionale della pena può essere concessa, in forza del rapporto negoziale che legittima la sentenza di patteggiamento, soltanto se faccia parte integrante dell'accordo o se la questione relativa sia devoluta, esplicitamente e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4121 del 5 ottobre 1998
«Il presupposto pattizio della sentenza emessa a richiesta delle parti esime il giudice dal motivare le statuizioni, positive o negative, non concordate. La sospensione condizionale della pena può essere concessa, infatti, soltanto se faccia parte...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8670 del 23 agosto 1992
«Il dispositivo della sentenza emessa ai sensi dell'art. 448 c.p.p. deve contenere soltanto le statuizioni attinenti alla pena e l'enunciazione relativa alla richiesta delle parti, esclusa ogni altra indicazione inerente alle loro prospettazioni,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2782 del 16 marzo 1992
«È causa di nullità della sentenza l'omissione, nel dispositivo di sentenza emessa all'esito di patteggiamento, dell'indicazione concernente la concessione delle attenuanti generiche che risultano dalla motivazione e delle quali si è tenuto conto...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 10736 del 25 ottobre 1991
«In tema di patteggiamento, il dispositivo della sentenza emessa nel procedimento speciale di cui agli artt. 444 e 448 c.p.p. deve unicamente contenere l'indicazione della pena applicata e la enunciazione che vi è stata la richiesta delle parti;...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2908 del 2 settembre 1995
«Nella procedura disciplinata dall'art. 444 c.p.p. (patteggiamento), così come in quella di cui all'art. 599 c.p.p. (patteggiamento in appello) deve attribuirsi prevalenza, in caso di contrasto, al verbale di udienza, rispetto al dispositivo: ciò...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4551 del 9 aprile 1999
«In tema di patteggiamento, la sentenza con la quale il giudice — in primo grado o in appello — ritenuto ingiustificato il dissenso del P.M., applica all'imputato la pena da lui richiesta presenta identità di caratteristiche con quella ex artt. 444...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2881 del 23 agosto 1994
«All'omessa statuizione della confisca obbligatoria nella sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti si può ovviare con la procedura di correzione degli errori materiali. (Alla stregua di tale principio la Suprema Corte ha...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5726 del 29 marzo 1994
«La sentenza con la quale è definito il giudizio speciale disciplinato dagli artt. 444 e seguenti, c.p.p. (cosiddetto «patteggiamento») è frutto dell'esercizio di un potere dispositivo riconosciuto dalla legge alle parti, che non possono poi...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 190 del 13 gennaio 1994
«La sentenza con la quale, ai sensi dell'art. 448, primo comma, c.p.p., il giudice, ritenuto ingiustificato il dissenso del P.M., applica all'imputato la pena da questi richiesta, è del tutto equiparabile, pur se fondata su una plena cognitio, a...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1369 del 5 giugno 2000
«In tema di patteggiamento, la richiesta di applicazione della pena è atto dispositivo personalissimo dell'imputato, che deve essere manifestato con forme vincolate e predefinite; pertanto, la volontà dell'interessato deve essere necessariamente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 16838 del 3 maggio 2007
«Il difensore nominato procuratore speciale per proporre richiesta di pena patteggiata, ex articolo 446, comma 3, del c.p.p., in mancanza di volontà dell'imputato espressa nelle stesse forme previste per la procura speciale, non può farsi...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 2618 del 20 settembre 1990
«In tema di applicazione della pena su richiesta delle parti, il difensore non ha un autonomo potere di opporsi all'accordo intervenuto tra di esse o di modificarne i termini, in quanto il suo ruolo si esaurisce nell'affiancare la parte privata ed...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9788 del 13 settembre 1994
«L'art. 495, comma 2, c.p.p., sancisce il diritto dell'imputato all'ammissione delle prove da lui dedotte «a discarico» sui fatti costituenti oggetto della prova «a carico»; il diritto alla controprova, tuttavia, non può avere ad oggetto...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3654 del 10 gennaio 1996
«L'esercizio di facoltà processuali dell'imputato, quali quella di non consentire all'esame (artt. 208 e 503 c.p.p.) o quella di non rilasciare dichiarazioni contro sè stesso, non può essere valutato come parametro ai sensi dell'art. 133 c.p. per...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4132 del 15 gennaio 1997
«Il reato di falso ideologico postula che il documento, attestante l'immutatio veri, sia perfetto nel suo tenore letterale, giuridico e nella sua funzione probatoria. Un atto incompleto, firmato in bianco o non contenente tutte le indicazioni...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6753 del 13 gennaio 1998
«Affinché il giudice di appello possa procedere alla rinnovazione dell'istruzione dibattimentale è necessario che la relativa richiesta sia avanzata nelle forme di cui all'art. 603, primo comma, c.p.p. e che il giudice ritenga, nella sua...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 23455 del 28 maggio 2003
«È legittimo il provvedimento con cui il giudice dell'udienza preliminare, al di fuori di quest'ultima (nella specie dopo una settimana), integri il dispositivo di sentenza con l'indicazione di un termine, per il deposito della motivazione, più...»