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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 61 del 7 gennaio 2014
«Nel processo di esecuzione forzata, al quale partecipino più creditori concorrenti, le vicende relative al titolo esecutivo del creditore procedente (sospensione, sopravvenuta inefficacia, caducazione, estinzione) non possono ostacolare la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 427 del 28 gennaio 1978
«Nel processo di esecuzione forzata, al quale partecipano più creditori concorrenti, le vicende relative al titolo invocato da uno dei creditori (sospensione, sopravvenuta inefficacia, estinzione) non possono ostacolare la prosecuzione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10642 del 15 maggio 2014
«Le somme erogate, ai sensi del d.l. 19 marzo 1981, n. 75 (convertito, con modificazioni, nella legge 14 maggio 1981, n. 219), a titolo di contributo per la ricostruzione delle zone colpite dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio...»
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Cassazione civile, Sez. VI-3, ordinanza n. 6760 del 21 marzo 2014
«In tema di esecuzione presso terzi, il creditore procedente non agisce in nome e per conto del proprio debitore ma "iure proprio" e nei limiti del proprio interesse; ne deriva che nel giudizio di cognizione per accertamento dell'obbligo del terzo,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5796 del 13 marzo 2014
«In materia di esecuzione forzata, il decreto di trasferimento di cui all'art. 586 cod. proc. civ., ancorché abbia avuto ad oggetto un bene in tutto o in parte diverso da quello pignorato, non è inesistente, ma solo affetto da invalidità, da far...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3724 del 23 gennaio 2013
«In tema di appalto pubblico di servizi, non è configurabile il delitto di peculato, ma eventualmente quelli di truffa o malversazione, nella condotta di indebita gestione e destinazione, da parte dell'appaltatore, di somme di provenienza pubblica,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 11699 del 28 marzo 2012
«È configurabile il concorso tra il reato di falsificazione od alterazione di carte di credito (art. 55, comma nono, seconda parte, D. L.vo n. 231 del 2007) ed il reato di truffa.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 39114 del 16 ottobre 2003
«Non sussistono gli estremi del reato di truffa, bensì quelli del reato di cui all'art. 646 c.p., nel rilascio da parte di un promotore finanziario di falsi rendiconti relativi a fondi di investimento da lui gestiti, così da sottrarre ai rispettivi...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 17642 del 14 aprile 2003
«In tema di millantato credito, la ipotesi di cui al secondo comma dell'art. 346 c.p. - contenente la previsione di un titolo autonomo di reato rispetto alla fattispecie descritta nel primo comma della medesima disposizione - si differenzia dal...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8034 del 19 luglio 1995
«Ai fini della configurabilità del reato di concussione non è necessario che il pubblico ufficiale abbia in effetti i poteri che si attribuisce, essendo sufficiente che la sua qualifica soggettiva avvalori e renda credibile l'intimidazione; la...»
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Cassazione civile, Sez. VI-3, ordinanza n. 5060 del 4 marzo 2014
«Qualora il giudice dell'esecuzione, con il provvedimento positivo o negativo della tutela sommaria, emesso nelle opposizioni di cui agli artt. 615, secondo comma, 617 e 619 cod. proc. civ., ometta di fissare il termine per l'introduzione del...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7192 del 8 giugno 1999
«Nel reato di indebita utilizzazione di carte di credito e di pagamento, previsto dall'art. 12 del D.L. 3 maggio 1991, n. 143, conv., con modif., in L. 5 luglio 1991, n. 197, l'elemento oggettivo è costituito dall'uso indebito in sé considerato, e...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6335 del 29 gennaio 1999
«Poiché la struttura del delitto di truffa non postula l'identità tra la persona offesa dal reato e quella indotta in errore e, quindi, il reato sussiste pur in assenza di tale identità, sempre che gli effetti dell'inganno e della condotta...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11774 del 21 novembre 1998
«In tema di procedimento di appello avverso una sentenza di divorzio, la natura ordinatoria del termine presidenziale fissato, ex art. 154 c.p.c., per la notificazione del ricorso e del pedissequo decreto (sul presupposto del tempestivo deposito...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 547 del 19 gennaio 1998
«Il reato di millantato credito si differenzia da quello di truffa non solo per il carattere preminente dell'offesa dell'interesse all'integrità dell'affidamento e del prestigio che deve fruire la pubblica amministrazione in ogni settore della sua...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2689 del 13 marzo 1996
«Bene è ipotizzabile il concorso materiale dei reati di patrocinio infedele e di truffa nell'ipotesi in cui il patrocinatore, con la sua condotta infedele, occultando notizie o comunicando notizie false sul corso del processo, oltre a recare danno...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8456 del 26 luglio 1995
«Mentre gli elementi caratterizzanti la condotta estorsiva sono la «violenza» e la «minaccia», quelli qualificanti il comportamento truffaldino — anche nell'ipotesi aggravata della prospettazione del «pericolo immaginario» — sono, pur sempre, gli...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2787 del 16 marzo 1995
«In materia di concussione, nel concetto di induzione previsto dalla norma rientra sia l'attività di persuasione che quella che comporti un inganno del soggetto passivo, l'inganno infatti non è necessario, ma non è neanche in contrasto con la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11446 del 17 novembre 1994
«I delitti di truffa e di millantato credito si differenziano oltre che per la diversità dell'oggetto della tutela penale, che nella truffa è il patrimonio e nel millantato credito è il prestigio della pubblica amministrazione, anche per il mezzo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8264 del 30 agosto 1993
«Il delitto di millantato credito, a differenza della truffa, è caratterizzato da un raggiro del tutto particolare, consistente nelle vanterie, esplicite o anche implicite, di ingerenze o pressioni da parte del millantatore presso il pubblico...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3039 del 3 marzo 1990
«Il delitto di peculato si differenzia da quello di truffa aggravata ex art. 61 n. 9 c.p., sotto il profilo del conseguimento della res, in quanto nel primo il possesso del bene trova origine nella ragione di ufficio e preesiste all'illecita...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1426 del 1 febbraio 1990
«Nella truffa ai danni dello Stato, l'ingiusto profitto — inteso come realizzazione del possesso della cosa mobile o del danaro appartenente alla P.A. — si realizza per mezzo di attività strumentali (artifizi o raggiri, inducenti taluno in errore),...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10680 del 31 ottobre 1988
«Ai fini della configurabilità del peculato il possesso cosiddetto mediato del denaro o del bene pubblico può far capo contemporaneamente anche a più soggetti, qualora la normativa interna dell'ente pubblico preveda che l'atto dispositivo sia di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7761 del 27 giugno 1987
«È configurabile il concorso materiale fra il reato di corruzione ed il reato di truffa in danno della pubblica amministrazione.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1616 del 14 febbraio 1987
«I termini per comparire in giudizio stabiliti dall'art. 163 bis c.p.c., sono fissati, non in relazione ai luoghi delle possibili notificazioni, bensì al luogo in cui la notificazione è realmente e validamente avvenuta, sicché, se questa è stata...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6041 del 27 giugno 1984
«L'indebita percezione dell'indennità di disoccupazione per false dichiarazioni dell'interessato, punita dagli artt. 115 e 116 R.D.L. 4 ottobre 1935, n. 1827 e dall'art. 23 L. 4 aprile 1952, n. 218, e l'indebita riscossione degli assegni familiari,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5428 del 11 febbraio 2010
«Il reato di truffa si perfeziona nel momento in cui alla realizzazione della condotta tipica abbiano fatto seguito la "deminutio patrimonii" del soggetto passivo e la "locupletatio" dell'agente, sicché, qualora l'oggetto materiale del reato sia...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6695 del 22 febbraio 2006
«Non sussiste il concorso formale tra il reato previsto dall'art. 12 D.L. 3 maggio 1991, n. 143, conv. con modificazioni in legge 5 luglio 1991, n. 197 (uso indebito di carte di credito o di pagamento) ed il reato di truffa (art. 640 c.p.); infatti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 26300 del 10 giugno 2004
«Il reato di truffa non è assorbito da quello di indebita utilizzazione, a fine di profitto proprio o altrui, da parte di chi non ne sia titolare, di carte di credito o analoghi strumenti di prelievo o pagamento (art. 12 D.L. 12 maggio 1991 n. 143,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1136 del 29 gennaio 1998
«Il momento consumativo della truffa va fissato all'atto della effettiva, concreta e definitiva lesione del bene tutelato, che non si verifica con l'assunzione, a seguito degli artifici o raggiri, dell'obbligazione della dazione di un bene...»