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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9197 del 21 ottobre 1996
«In tema di nesso di causalità sono da considerarsi «cause sopravvenute da sole sufficienti a determinare l'evento», secondo la previsione dell'art. 41 comma secondo c.p., soltanto quelle del tutto indipendenti dal fatto del reo, avulse dalla sua...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4107 del 28 gennaio 2009
«Il concorso colposo è configurabile anche rispetto al delitto doloso, sia nel caso in cui la condotta colposa concorra con quella dolosa alla causazione dell'evento secondo lo schema del concorso di cause indipendenti, sia in quello della...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 39949 del 22 ottobre 2003
«Il legale rappresentante di una società di capitale è responsabile del reato di cui all'art. 51, secondo comma, del decreto legislativo 5 febbraio 1997 n. 22, per avere effettuato il deposito incontrollato di rifiuti di demolizione, atteso che...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3901 del 31 gennaio 2001
«Il fatto che comportamenti oggettivamente truffaldini (quali, nella specie, la sottoscrizione di fogli di presenza da parte di dipendenti di un'azienda municipalizzata, i quali poi si assentavano arbitrariamente dal servizio), siano posti in...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2148 del 1 marzo 1995
«Poiché per l'operatività dell'esimente prevista dall'art. 53 c.p. occorrono due condizioni strettamente interdipendenti tra loro, vale a dire l'uso legittimo dell'arma e la necessità di vincere una resistenza attiva, nonché un rapporto di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10440 del 20 novembre 1984
«Colpevolezza e imputabilità agiscono su piani diversi, poichè la seconda costituisce il presupposto non solo logico e giuridico, ma anzitutto naturalistico della prima. Pertanto, i due concetti sono fra loro indipendenti, sicchè l'indagine sulla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 15707 del 15 aprile 2009
«Nella cooperazione nel delitto colposo, che si distingue dal concorso di cause colpose indipendenti per la necessaria reciproca consapevolezza dei cooperanti di contribuire alla condotta altrui, la condotta di ognuno dei concorrenti, singolarmente...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1786 del 16 gennaio 2009
«Ai fini della determinazione della pena il giudice, nel valutare la gravità del danno cagionato dal reato, deve fare riferimento non soltanto a quello derivato, con relazione di diretta immediatezza, dalla lesione del bene protetto, ma anche alle...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 45069 del 22 novembre 2004
«La cooperazione nel delitto colposo si caratterizza per un legame psicologico tra le condotte dei concorrenti, nel senso che ciascuno dei compartecipi deve essere consapevole della convergenza della propria condotta con quella altrui, senza però...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 6242 del 24 maggio 1988
«Ai fini dell'applicabilità dell'effetto estensivo della querela nel caso di delitti colposi, occorre distinguere l'ipotesi della cooperazione prevista dall'art. 113 c.p. da quella del concorso di azioni od omissioni colpose costituenti cause...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1452 del 6 febbraio 1998
«A norma dell'art. 152 c.p., la remissione extraprocessuale di querela può essere espressa o tacita. La prima deve risultare da atto esplicito e formale, la seconda da fatti incompatibili con la volontà di persistere nella querela, cioè da...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 51056 del 18 dicembre 2013
«La mancata inflizione di più pugnalate non esclude la configurabilità del dolo omicida, ove sia accertato che, per le modalità operative e per lo strumento utilizzato, l'azione era idonea a causare la morte della vittima, evento non verificatosi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1639 del 28 aprile 1995
«Nel delitto tentato il dolo deve essere diretto, in quanto soltanto da tale specie di elemento psicologico, non realizzandosi alcun evento, è possibile dedurre l'inequivoca direzione degli atti concretizzati dall'agente verso l'evento non...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 36536 del 11 ottobre 2011
«Hanno rilievo, nell'ambito della fattispecie di tentativo, non solo gli atti esecutivi veri e propri, ma anche quegli atti che, pur classificabili come preparatori, per le circostanze concrete facciano fondatamente ritenere che l'azione abbia la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9405 del 5 giugno 2000
«Non integra il reato di interruzione di pubblico servizio (art. 340 c.p.) la condotta del lavoratore che aderisce all'assemblea indetta dal sindacato e previamente comunicata al datore di lavoro il quale nulla obietti in ordine alla legittimazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 39932 del 3 novembre 2005
«L'elemento del raggiro tipico della truffa assume nel reato di millantato credito un carattere particolare, concretandosi nella vanteria, anche implicita, di ingerenze e pressioni presso un pubblico ufficiale. Ne consegue che il reato di truffa...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9725 del 28 febbraio 2013
«Integra il reato di esercizio abusivo della professione l'attività di colui che curi la gestione dei servizi e degli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale (nella specie, occupandosi in particolare della compilazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6887 del 19 febbraio 2007
«Integra il reato di esercizio abusivo della professione di consulente del lavoro, riservata dalla legge 2 novembre 1979, n. 12 agli iscritti nell'apposito albo, l'attività di colui che non munito di abilitazione professionale provvede, con...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 26817 del 29 luglio 2006
«Non è legittimato all'esercizio della professione di consulente del lavoro chi sia abilitato per la diversa professione di revisore contabile, giacché tra tali attività professionali esiste una obiettiva diversità di competenze in quanto l'art. 1...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31432 del 16 luglio 2004
«È punibile ai sensi dell'art. 348 c.p. colui che eserciti la professione di consulente del lavoro senza essere iscritto ad alcuno degli albi professionali elencati nell'art. 1 della legge n. 12 del 1979. (La Corte ha, altresì, osservato che il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31695 del 29 luglio 2008
«Ai fini dell'integrazione del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, l'elemento della minaccia ricorre solo quando questa sia ingiusta ed il male prospettato risulti idoneo a condizionare la sfera della libertà morale del soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4851 del 21 aprile 1988
«L'elemento soggettivo del reato deve essere desunto, sul piano della concretezza processuale, cioè della prova, principalmente (quando manchino le ammissioni) dalle azioni che, estrinsecando le intenzioni, sono sintomatiche della volontà in tal...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5362 del 7 giugno 1997
«L'elemento di distinzione tra il delitto di cui all'art. 423 c.p. (incendio) e quello previsto dall'art. 424 c.p. (danneggiamento seguito da incendio) deve individuarsi nella volontà del soggetto attivo del reato che nella prima fattispecie agisce...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2495 del 2 luglio 1998
«Non è configurabile il reato di cui all'art. 437 c.p. (rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro), in caso di omissione, da parte del responsabile di un pubblico esercizio, di cautele destinate non a salvaguardare...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 41095 del 20 ottobre 2004
«Il delitto preterintenzionale di cui all'art. 584 c.p., come quello aggravato dall'evento di cui all'art. 586 c.p., è caratterizzato dal verificarsi di un evento non voluto, che comporta un più severo trattamento sanzionatorio; pertanto, esso è...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11965 del 22 novembre 1991
«Lo spacciatore di droga risponde del reato di cui all'art. 586 c.p. nel caso di morte dell'acquirente derivata dall'assunzione della sostanza stupefacente. Il rapporto tra il fatto del delitto doloso (spaccio di stupefacenti e vendita della dose)...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2637 del 21 marzo 1985
«L'art. 82 c.p. prevede due ipotesi di condotta. Nella prima, si offende una persona diversa da quella che si voleva; nella seconda si offendono sia la prima cui era diretta l'offesa sia quella diversa. In entrambi i casi si tratta di errore che...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 16609 del 29 aprile 2011
«Ai fini della decorrenza del termine di prescrizione del delitto tentato ha rilievo non il giorno in cui la condotta illecita viene scoperta o comunque il reato non può essere più consumato per cause indipendenti dalla volontà dell'agente, bensì...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 19 del 4 gennaio 2010
«Integra il delitto di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico la falsa attestazione della durata e delle modalità dell'impiego di dipendenti di un ente pubblico, qualora, per il contenuto relativo anche a manifestazione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3098 del 3 aprile 1994
«La circostanza aggravante di cui all'art. 61, n. 9 c.p. si articola in due distinte ipotesi: l'una relativa all'abuso dei poteri, che implica la condotta dolosa dell'agente, l'altra riguardante la violazione dei doveri (inerenti a una pubblica...»