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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 13028 del 12 novembre 1999
«L'attenuante del ravvedimento operoso di cui all'art. 62 c.p. presuppone che il soggetto, dopo la consumazione del reato, si adoperi fattivamente per eliminare o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del commesso reato; essa non può essere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1285 del 13 febbraio 1997
«In tema di provocazione (art. 62 n. 2 c.p.) deve affermarsi che l'attenuante inerisce ad una situazione iniziale di legittimità o, almeno, di non illiceità dell'offensore, confliggente con una opposta situazione di illiceità dell'offeso e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7033 del 11 luglio 1996
«Lo schema dell'impedimento volontario dell'evento (cosiddetto recesso attivo) si differenzia da quello dell'attenuante di cui all'art. 62 n. 6 c.p. (attivo ravvedimento): ed invero nel primo caso, ad attività criminosa compiuta, e mentre è in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3510 del 6 aprile 1996
«In tema di alterazione dello stato dei luoghi senza autorizzazione paesaggistica, la circostanza attenuante di cui all'art. 62 n. 6 c.p. non è applicabile quando l'elisione o attenuazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato avvengano...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1493 del 13 febbraio 1995
«In tema di attenuante del ravvedimento operoso in materia di reati concernenti le sostanze stupefacenti, all'espressione «anche» di cui all'art. 73, comma 7, va assegnato valore disgiuntivo; conformemente del resto, all'imprescindibile necessità...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9930 del 14 settembre 1994
«In tema di concorso di persone nel reato, la distinzione tra connivenza non punibile e concorso va individuata nel fatto che, mentre la pagina postula che l'agente mantenga un comportamento meramente passivo, nel secondo detto comportamento può...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6863 del 14 giugno 1994
«In tema di stupefacenti, l'attenuante speciale di cui all'art. 73, comma 7, D.P.R. n. 309/1990 ha una configurazione più ampia di quella prevista dall'art. 62 n. 6 c.p. Essa non si ricollega al reato, bensì alla «attività criminosa», che è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6757 del 10 giugno 1994
«Non ricorre l'attenuante di cui all'art. 62 n. 6 ultima parte c.p. (essersi, prima del giudizio, adoperato spontaneamente ed efficacemente per elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato) nell'ipotesi in cui l'imputato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10594 del 3 novembre 1992
«L'attivo ravvedimento del reo, di cui all'art. 62 n. 6 seconda parte c.p., deve mirare ad elidere o ad attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato, per tali intendendosi quelle conseguenze che da un lato siano estranee all'esecuzione e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 467 del 20 gennaio 1992
«In tema di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, può dare luogo all'applicazione delle attenuanti generiche, ma non di quella dell'attivo ravvedimento, la collaborazione prestata dall'imputato con le chiamate di correità rese...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6936 del 28 giugno 1991
«In materia di circostanze, l'attenuante di cui alla seconda ipotesi dell'art. 62, n. 6, c.p. è di natura soggettiva e trova la sua giustificazione nella minore capacità a delinquere del colpevole, il quale, per ravvedimento, dopo la consumazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14412 del 2 novembre 1990
«La confessione, che non abbia incidenza reale o potenziale rispetto agli effetti del reato (elisione o attenuante delle conseguenze dannose o pericolose), ma sia utile solo ai fini dell'accertamento del crimine o della scoperta dei correi può...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11024 del 20 dicembre 1996
«L'attenuante della provocazione ha carattere di specialità rispetto ai motivi di particolare valore morale o sociale e non può concorrere con gli stessi.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1846 del 10 settembre 1993
«Ai fini della configurabilità del delitto di concussione, è sufficiente che ci sia stata costrizione o induzione, effettuata con abuso di poteri o qualità, con la successiva dazione o promessa indebita. Infatti, se non è contestabile che il metus...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1744 del 25 maggio 1992
«Il giudizio di equivalenza o di prevalenza tra attenuanti e aggravanti riguarda esclusivamente la pena e non incide sul titolo del reato. (Fattispecie in materia di liberazione anticipata in cui il ricorrente assumeva l'irrilevanza della...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 45046 del 5 dicembre 2011
«Il nesso di continuazione, presentando caratteristiche e finalità del tutto distinte rispetto alle circostanze del reato, non può mai essere oggetto di giudizio comparativo con le circostanze.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10069 del 11 agosto 1999
«Il giudice di appello che, nel confermare la responsabilità dell'imputato, operi, ferma restando la identità del fatto, derubricazione del reato ritenuto in primo grado, può procedere a nuovo giudizio di prevalenza od equivalenza tra circostanze;...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 44408 del 12 novembre 2004
«Il giudizio di comparazione fra le circostanze di cui all'art. 69 c.p. è previsto unicamente per la determinazione della pena e non vale a configurare giuridicamente il reato come ipotesi semplice e non circostanziata, sicchè nel caso di...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 14502 del 23 dicembre 1999
«Il giudizio di comparazione delle circostanze è previsto solo “quoad poenam” e non vale a configurare giuridicamente il reato come ipotesi semplice, e non circostanziata, né influisce sulla procedibilità. Ne consegue che la novella introdotta...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 10212 del 26 agosto 1999
«Il giudizio di equivalenza, o di subvalenza, delle circostanze aggravanti rispetto a quelle attenuanti, ai sensi dell'art. 69 c.p., rilevando solo quoad poenam, non influisce sulla ontologica sussistenza del fatto-reato, come circostanziato dalle...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4609 del 7 maggio 1996
«In tema di reato continuato, il giudizio di bilanciamento delle circostanze va distinto dall'aumento di pena ex art. 81 cpv. c.p. La prima operazione deve riguardare il reato più grave, mentre eventuali circostanze che abbiano relazione con i...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1898 del 26 febbraio 1993
«In tema di reato continuato, la comparazione fra le circostanze attenuanti generiche ed una o più aggravanti, contestate con un «reato-satellite», è un'operazione che, lungi dall'essere errata, è addirittura necessaria, poiché l'avvenuta...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10266 del 11 ottobre 1991
«In tema di reato continuato, il giudizio di comparazione ex art. 69 c.p. va instaurato solo tra le circostanze aggravanti e le circostanze attenuanti relative al reato - base, cioè a quello ritenuto in concreto più grave, mentre delle circostanze...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 12275 del 18 settembre 1989
«Nel caso di unificazione per continuazione di reati dell'attuale procedimento con altri già definitivamente giudicati, i giudici del merito non sono vincolati al precedente giudizio di comparazione — nella specie di prevalenza delle attenuanti...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7536 del 30 giugno 1988
«In tema di reato continuato, il giudizio di comparazione ai sensi dell'art. 69 c.p., va compiuto soltanto in rapporto alla violazione più grave al fine di determinares la pena base, mentre in relazione ai reati meno gravi le circostanze ad essi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1450 del 7 febbraio 1987
«Nella continuazione di reati circostanziati il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e circostanze attenuanti adempie ad una finalità ed ha, corrispondentemente, una dimensione parzialmente diversa, secondo che si riferisca al reato...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 897 del 13 gennaio 2012
«L'accertamento del vincolo della continuazione tra il reato giudicato ed altro precedente per il quale è intervenuta condanna con sentenza irrevocabile richiede al giudice la sola applicazione dell'aumento dovuto per la continuazione, mentre non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 38486 del 25 ottobre 2011
«Il principio secondo cui l'identità del disegno criminoso del reato continuato viene meno per fatti imprevedibili come la detenzione o la condanna non si può automaticamente applicare a contesti delinquenziali, come quelli determinati dalle...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 9148 del 17 ottobre 1996
«Non esiste incompatibilità fra gli istituti della recidiva e della continuazione, sicché, sussistendone le condizioni, vanno applicati entrambi, praticando sul reato base, se del caso, l'aumento di pena per la recidiva e, quindi, quello per la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 14080 del 6 aprile 2001
«Attesa la possibilità di riconoscimento della continuazione fra reato da giudicare e reato già giudicato, anche quando il primo sia più grave del secondo (dovendosi in tal caso determinare la pena complessiva sulla base di quella da infliggere per...»