AUTORE:
Karin Sangiorgio
ANNO ACCADEMICO: 2018
TIPOLOGIA: Tesi di Master
ATENEO: Universitą degli Studi di Reggio Calabria
FACOLTÀ: Scuola di specializzazione per le professioni legali
ABSTRACT
La dissertazione ha ad oggetto la successione necessaria, cosiddetta ‘dei legittimari’. Si affronta l’argomento in tutti i suoi aspetti, da quelli più generali a quelli particolari e più specifici, attraverso l’analisi delle varie problematiche dottrinali e giurisprudenziali, sviluppandoli in tre capitoli.
Il primo capitolo, dal titolo "La successione mortis causa", introduce genericamente le tre fattispecie successorie; il secondo capitolo, denominato "La successione necessaria: la legittima", è un focus sull’argomento principale di questa tesi, esaminato punto per punto; il terzo ed ultimo capitolo, si occupa specificamente della "Tutela della legittima", in ogni suo aspetto.
A livello generale, possiamo dire che la successione mortis causa sia quel fenomeno per cui un soggetto subentra ad un altro, non più in vita, in tutte le situazioni giuridiche patrimoniali di quest’ultimo e che non si sono estinte con la sua morte. Essa rinviene il suo fondamento nella legge, la quale fa esplicito riferimento alle uniche due fattispecie di successione disciplinate normativamente: la successione testamentaria e la successione legittima.
Il rapporto tra queste ultime è un rapporto sussidiario, conformemente a quanto previsto dalla legge; perciò la successione può essere interamente legittima, interamente testamentaria o in parte legittima e in parte testamentaria, in presenza di determinate condizioni e statuizioni del de cuius. Il suddetto rapporto ha posto sia in dottrina che in giurisprudenza alcune questioni circa la prevalenza e il concorso delle due fattispecie successorie, risolvendosi la prima questione nel senso della precedenza della successione testamentaria su quella legittima, conformemente alla legge; la seconda, nel senso che non è possibile parlare di concorso di delazioni, perché la delazione ereditaria è sempre unica a prescindere dal titolo successorio, sia esso testamentario ovvero ex lege.
Per quanto riguarda, specificamente e dettagliatamente, la successione dei legittimari, specie la loro posizione giuridica, sono state elaborate tre teorie in seno alla dottrina, ciascuna delle quali ha suscitato delle critiche, opportunamente analizzate nel presente lavoro.
La legge disciplina puntualmente le varie categorie di successibili legittimari; a ciascuno di essi spetta una determinata quota di legittima, disciplinata normativamente dagli artt. 537 ss. c.c.
La legittima è la parte di eredità che spetta di diritto al legittimario; essa è calcolata in base al numero dei legittimari, tenuto conto anche delle attribuzioni compiute in vita dal de cuius ed in base al disposto dall’art. 556 c.c. Il diritto alla legittima è intangibile, poiché in alcun modo può essere sacrificato dal defunto. L’intangibilità può essere quantitativa e qualitativa. Il codice vigente ha adottato il principio dell’intangibilità quantitativa o di valore, per cui il de cuius può liberamente scegliere quali beni attribuire al legittimario. L’ordinamento ha apprestato due forme di tutela del principio in argomento: la prima è il divieto di imporre pesi e condizioni sulla quota spettante al legittimario, a pena di nullità; la seconda forma di tutela è l’azione di riduzione.
Anche queste debitamente approfondite nella tesi, così come anche i modi di estinzione della suddetta azione, con le relative critiche e soluzioni poste sia dalla dottrina che dalla giurisprudenza. Altre forme di tutela del legittimario leso sono costituite dall’azione di restituzione, la quale può essere esperita dopo aver ottenuto la riduzione delle disposizioni lesive e dalla reintegrazione della legittima, mediante accordi perfettamente validi tra i legittimari lesi e o preteriti e i beneficiari delle disposizioni ridotte. Anche di tali ulteriori forme di tutela si dà ampiamente conto nel corso della trattazione.
Il primo capitolo, dal titolo "La successione mortis causa", introduce genericamente le tre fattispecie successorie; il secondo capitolo, denominato "La successione necessaria: la legittima", è un focus sull’argomento principale di questa tesi, esaminato punto per punto; il terzo ed ultimo capitolo, si occupa specificamente della "Tutela della legittima", in ogni suo aspetto.
A livello generale, possiamo dire che la successione mortis causa sia quel fenomeno per cui un soggetto subentra ad un altro, non più in vita, in tutte le situazioni giuridiche patrimoniali di quest’ultimo e che non si sono estinte con la sua morte. Essa rinviene il suo fondamento nella legge, la quale fa esplicito riferimento alle uniche due fattispecie di successione disciplinate normativamente: la successione testamentaria e la successione legittima.
Il rapporto tra queste ultime è un rapporto sussidiario, conformemente a quanto previsto dalla legge; perciò la successione può essere interamente legittima, interamente testamentaria o in parte legittima e in parte testamentaria, in presenza di determinate condizioni e statuizioni del de cuius. Il suddetto rapporto ha posto sia in dottrina che in giurisprudenza alcune questioni circa la prevalenza e il concorso delle due fattispecie successorie, risolvendosi la prima questione nel senso della precedenza della successione testamentaria su quella legittima, conformemente alla legge; la seconda, nel senso che non è possibile parlare di concorso di delazioni, perché la delazione ereditaria è sempre unica a prescindere dal titolo successorio, sia esso testamentario ovvero ex lege.
Per quanto riguarda, specificamente e dettagliatamente, la successione dei legittimari, specie la loro posizione giuridica, sono state elaborate tre teorie in seno alla dottrina, ciascuna delle quali ha suscitato delle critiche, opportunamente analizzate nel presente lavoro.
La legge disciplina puntualmente le varie categorie di successibili legittimari; a ciascuno di essi spetta una determinata quota di legittima, disciplinata normativamente dagli artt. 537 ss. c.c.
La legittima è la parte di eredità che spetta di diritto al legittimario; essa è calcolata in base al numero dei legittimari, tenuto conto anche delle attribuzioni compiute in vita dal de cuius ed in base al disposto dall’art. 556 c.c. Il diritto alla legittima è intangibile, poiché in alcun modo può essere sacrificato dal defunto. L’intangibilità può essere quantitativa e qualitativa. Il codice vigente ha adottato il principio dell’intangibilità quantitativa o di valore, per cui il de cuius può liberamente scegliere quali beni attribuire al legittimario. L’ordinamento ha apprestato due forme di tutela del principio in argomento: la prima è il divieto di imporre pesi e condizioni sulla quota spettante al legittimario, a pena di nullità; la seconda forma di tutela è l’azione di riduzione.
Anche queste debitamente approfondite nella tesi, così come anche i modi di estinzione della suddetta azione, con le relative critiche e soluzioni poste sia dalla dottrina che dalla giurisprudenza. Altre forme di tutela del legittimario leso sono costituite dall’azione di restituzione, la quale può essere esperita dopo aver ottenuto la riduzione delle disposizioni lesive e dalla reintegrazione della legittima, mediante accordi perfettamente validi tra i legittimari lesi e o preteriti e i beneficiari delle disposizioni ridotte. Anche di tali ulteriori forme di tutela si dà ampiamente conto nel corso della trattazione.