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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6649 del 8 maggio 1990
«Ai fini della configurabilità del reato di violenza carnale non costituisce requisito indispensabile una compenetrazione totale, essendo sufficiente anche una introduzione parziale dell'organo genitale del soggetto attivo nel corpo dell'altro.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6294 del 25 maggio 1992
«In relazione al reato di violenza carnale, legittimamente è esclusa l'ammissibilità del prelievo ematico e della relativa perizia sul bambino nato dal rapporto incestuoso, quando vi osti il diritto personalissimo di riservatezza attribuito...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9171 del 15 ottobre 1985
«In seguito all'adozione speciale adottante ed adottato acquistano tutti i diritti ed i doveri inerenti alla condizione rispettiva di genitore e figlio legittimo e ciò a tutti i fini, compresi quelli della tutela penale. Ne deriva che il reato di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7819 del 4 ottobre 1983
«In tema di delitti contro la libertà sessuale, gli atti di libidine violenti, di cui all'art. 521 c.p., sono non soltanto quelli con i quali si soddisfa, ma anche quelli con i quali si eccita la brama sessuale. Pertanto, ai fini della sussistenza...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8315 del 23 luglio 1994
«Ai fini della configurabilità del reato di atti di libidine violenti è sufficiente il dolo generico, costituito dalla consapevolezza del carattere libidinoso degli atti, consapevolezza scaturente dalla stessa natura degli atti correlata con le...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2909 del 9 marzo 1987
«Ai fini della configurabilità del reato di atti di libidine violenti, è sufficiente il dolo generico, consistente nella volontà libera e cosciente di commettere gli atti contro il consenso della persona offesa o nonostante l'invalidità di essa per...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4623 del 6 maggio 1993
«In tema di tentativo di atti di libidine, un invito a salire in auto può integrare gli estremi del reato, unitamente ad altri precisi elementi quali ad esempio la condotta pregressa, l'atteggiamento tenuto, le frasi pronunziate.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9689 del 6 novembre 1984
«Colui il quale mostri ad un minore infraquattordicenne delle riproduzioni fotografiche pornografiche e lo inviti, contro la sua volontà e coartandone la libertà di movimento, a comportarsi secondo le immagini e a praticare, nell'appuntamento...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11318 del 22 novembre 1995
«In tema di atti di libidine violenta due fugaci baci sulla guancia e sul collo, dati fuggevolmente e senza insistenza, sia pure dal datore di lavoro ad una sua dipendente, non integrano gli estremi del reato di atti di libidine violenta e...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7186 del 24 maggio 1990
«L'assorbimento del delitto di atti di libidine violenti in quello di violenza carnale si ha soltanto in caso di contestualità degli atti integranti i due reati: in tal caso infatti il delitto di cui all'art. 519 c.p. assume la configurazione di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4426 del 13 maggio 1997
«In tema di violenza sessuale in danno di persona che si trovi in stato di inferiorità psichica o fisica, il nucleo della condotta tipica, contemplata dalla nuova legge sulla violenza sessuale (artt. 609 bis ss. c.p.), è assimilabile a quello...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4701 del 9 febbraio 2005
«Non configura il reato di cui all'art. 527 c.p. (atti osceni) l'attività della ballerina che denudandosi mimi atti sessuali allorché la condotta sia destinata alla visione di persone adulte cha abbiano richiesto di assistervi previa conoscenza...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 48532 del 17 dicembre 2004
«Non è configurabile il reato di atti osceni nel caso di uno spettacolo di lap dance consistente nell'esibizione di ballerine che in un locale pubblico, denudandosi, si toccano e mimano rapporti sessuali coinvolgendo anche gli spettatori presenti,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7234 del 17 giugno 1998
«Non possono considerarsi oscene quelle manifestazioni di reciproco affetto, visibili in pubblico, che non turbano la sensibilità dell'uomo di media moralità, il quale rimane indifferente alla visione di baci ed abbracci tra soggetti consenzienti,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 46184 del 18 novembre 2013
«Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 527 cod. pen., è qualificabile come luogo aperto al pubblico lo studio, anche privato, ove viene effettuata la visita medica, in quanto funzionalmente destinato all'accesso di determinate...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12988 del 25 marzo 2009
«In tema di reato d'atti osceni in luogo pubblico, il pronto soccorso di un ospedale deve considerarsi come luogo aperto al pubblico, in quanto accessibile liberamente a tutti coloro che richiedono un'assistenza sanitaria urgente.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6434 del 11 febbraio 2008
«Il reato di atti osceni in luogo pubblico è configurabile anche nel caso in cui il fatto si verifichi nelle parti comuni di un edificio condominiale, le quali devono qualificarsi come «luogo aperto al pubblico» in quanto la possibilità di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3855 del 24 aprile 1997
«Ai fini della configurabilità del reato di atti osceni è luogo esposto al pubblico anche un'auto in movimento. Deve perciò rispondere del delitto contestato il guidatore di un'autovettura che, mostrando i propri organi genitali, si affianchi anche...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7786 del 8 agosto 1996
«È ravvisabile il delitto di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., nel fatto di chi sosti con un'auto in luogo pubblico, in posizione visibile ed illuminata da lampioni e con transito fitto di auto e di persone, indossando un «miniabito» che lasci...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11541 del 11 ottobre 1999
«Ai fini della configurabilità del reato di violenza sessuale di gruppo l'espressione «più persone» contenuta nell'art. 609 octies c.p. comprende anche l'ipotesi che gli autori del fatto siano soltanto due.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1901 del 24 maggio 1996
«Il reato di atti osceni in luogo pubblico è reato di pericolo concreto e richiede perciò che la visibilità del luogo in cui gli atti vengono compiuti sia valutabile ex ante tenendo conto della natura del luogo, del momento del fatto e delle...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 314 del 18 febbraio 1971
«Nel reato di atti osceni non è configurabile il tentativo poiché, escludendosi la possibilità dell'offesa al pubblico pudore — bene protetto dalla norma — verrebbe a mancare l'oggettività del reato.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5478 del 4 febbraio 2014
«La distinzione tra gli atti osceni e gli atti contrari alla pubblica decenza va individuata nel fatto che i primi offendono, in modo intenso e grave, il pudore sessuale, suscitando nell'osservatore sensazioni di disgusto oppure rappresentazioni o...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26388 del 11 giugno 2004
«Il criterio di distinzione tra il reato di atti osceni e quello di atti contrari alla pubblica decenza va individuato nel contenuto più specifico del delitto di atti osceni che si richiama alla verecondia sessuale, rispetto al contenuto del reato...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 41735 del 22 novembre 2001
«La esibizione degli organi genitali maschili integra il reato di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., e non quello di atti contrari alla pubblica decenza, di cui all'art. 726 stesso codice, stante la inequivoca attinenza di tale gesto, allorché...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10657 del 24 novembre 1997
«Ai bidelli delle scuole elementari compete la qualifica di incaricati di pubblico servizio con riferimento all'art. 358, comma secondo, c.p. (modificato dall'art. 18 L. 26 aprile 1990, n. 86). Infatti, anche se la legge n. 86 del 1990 ha...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8959 del 3 ottobre 1997
«Ai fini della distinzione tra i reati di cui agli artt. 527 e 726 c.p. le nozioni di osceno e di pudore non sono riferite ad un concetto considerato in sè, ma al contesto ed alle modalità in cui gli atti o gli oggetti sono compiuti o esposti ......»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9435 del 7 settembre 1995
«L'esibizione ostentata verso una donna del pene maschile, avente il fine di un soddisfacimento erotico dell'agente, integra il reato di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., e non già quello di atti contrari alla pubblica decenza, di cui all'art....»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14243 del 18 dicembre 1986
«L'esposizione di un membro virile da breve distanza verso una bambina di undici anni, dopo che è stata attirata la sua attenzione più volte con ampi gesti, travalica il limite della decenza per l'esplicito richiamo alla sfera sessuale e per il...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7817 del 4 settembre 1985
«La «pubblica decenza» riguarda quel complesso di regole etico-sociali che impongono a ciascuno di astenersi da ciò che può offendere il sentimento collettivo della più elementare costumatezza; la «oscenità», invece, ha un suo ambito specifico,...»