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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6892 del 21 maggio 2001
«L'art. 1417 del c.c. consente la prova della simulazione per testimoni, ancorché la domanda sia stata proposta dalle parti, quando sia diretta a far valere l'illiceità del contratto dissimulato. Nella suddetta ipotesi è ammissibile, pertanto,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4387 del 5 agosto 1985
«In tema di simulazione, il divieto generale, in presenza di contratto redatto per iscritto, del ricorso alla prova per testimoni (e quindi anche a quella per presunzioni in virtù del richiamo di cui all'art. 2729, secondo comma, c.c.), opera solo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2790 del 4 maggio 1985
«Nel giudizio di simulazione, il giudice può legittimamente far ricorso a presunzioni che possono essere tratte da qualsiasi fonte probatoria — non sussistendo alcun limite al potere d'indagine del giudice, il quale può trarre elementi di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2252 del 28 febbraio 1998
«Agli effetti della prova della simulazione deve essere considerata «parte» e non «terzo» chi, pur essendo in apparenza estraneo al contratto, assuma di essere uno dei soggetti del rapporto giuridico che si volle in realtà costituire e di avere,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15346 del 25 giugno 2010
«Il legittimario pretermesso dall'eredità, che impugna, a tutela del proprio diritto alla reintegrazione della quota di legittima, la compravendita immobiliare compiuta dal "de cuius" in quanto dissimulante una donazione, agisce in qualità di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13706 del 12 giugno 2007
«L'erede che agisca per la nullità del contratto di compravendita stipulato dal de cuius perché dissimulante una donazione e per la ricostruzione del patrimonio ereditario e la conseguente divisione dello stesso, senza anche far valere, rispetto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5519 del 5 giugno 1998
«La prova della simulazione di un contratto solenne, stipulato da un soggetto poi deceduto, da parte degli eredi succeduti a titolo universale (che, versando nella stessa condizione del de cuius , non possono legittimamente dirsi «terzi» rispetto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8942 del 29 ottobre 1994
«Al fine della prova della simulazione di una vendita fatta dal de cuius il legittimario può essere considerato terzo e come tale beneficiante delle agevolazioni probatorie previste dall'art. 1417 c.c. solo quando contestualmente all'azione di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9012 del 16 aprile 2009
«In tema simulazione di contratto di affitto di azienda, incidendo l'accordo simulatorio sulla volontà dei contraenti, colui che deduce che la simulazione è stata posta in essere in violazione di norme imperative può avvalersi di testimoni e...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5371 del 16 maggio 1995
«La nullità delle cause del contratto locativo per uso abitativo in contrasto con le disposizioni della detta legge sull'equo canone relative alla durata ed al canone, essendo espressamente sancita dall'art. 79 della legge in considerazione dello...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8325 del 16 agosto 1990
«Nel caso in cui venga dedotta la nullità di un contratto preliminare di compravendita siccome dissimulante un patto commissorio, vietato a norma dell'art. 2744 c.c. la simulazione, costituisce soltanto causa petendi , cioè il fatto rivelatore del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1677 del 29 maggio 1972
«Nei rapporti interni fra le parti contraenti la prova per testimoni della simulazione è ammissibile senza limiti soltanto se la domanda sia diretta a far valere l'illiceità del contratto dissimulato; il che presuppone la ricorrenza dell'ipotesi di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2543 del 3 dicembre 1970
«La prova per testimoni della simulazione è ammissibile senza alcun limite, anche tra le parti, qualora sia diretta a far valere l'illiceità del contratto dissimulato o anche di una sola clausola dissimulata del contratto.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3247 del 4 ottobre 1976
«La volontà di risoluzione di un contratto non deve necessariamente risultare da una domanda espressamente proposta in giudizio, ben potendo essere implicitamente contenuta in altre domande, deduzioni e richieste, sia pure di diverso contenuto,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12644 del 28 agosto 2003
«Ove il ricorrente proponga mia domanda di risarcimento del danno per inadempimento contrattuale e alleghi fatti rilevanti ai fini sia di una pronuncia dichiarativa dell'avvenuta risoluzione automatica ai sensi dell'art. 1454 c.c., sia di una...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4081 del 26 settembre 1977
«La circostanza che un contraente chieda solo la risoluzione di un contratto collegato non preclude al giudice di pronunciare la risoluzione di un più ampio rapporto, se ritiene che quello da risolvere secondo la domanda di parte costituisca...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6492 del 22 marzo 2011
«La circostanza che una delle parti del contratto, nell'esecuzione degli obblighi assunti, abbia violato norme imperative, se può: comportarne la nullità, tuttavia non ne giustifica, di per sé, la risoluzione ai sensi dell'art. 1453 c.c., la quale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7480 del 11 agosto 1997
«L'eccezione inadimpleti contractus consente non solo di paralizzare la domanda di adempimento della controparte, ma pure di escludere il diritto della controparte di fare accertare o di domandare la risoluzione del contratto.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15290 del 12 luglio 2011
«In materia contrattuale, il diritto di scelta tra domanda di adempimento e domanda di risoluzione attribuito, dal primo comma dell'art. 1453 cod. civ., alla parte adempiente non si consuma all'esito della pronunzia di condanna del debitore...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13003 del 27 maggio 2010
«La facoltà, di cui all'art. 1453, secondo comma, c.c., di poter mutare nel corso del giudizio di primo grado, nonché in appello, e persino in sede di rinvio la domanda di adempimento in quella di risoluzione in deroga al divieto di "mutatio...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9941 del 28 aprile 2006
«La regola posta dall'art. 1453, secondo comma, c.c., in forza della quale la parte può sostituire la domanda di adempimento del contratto con quella di risoluzione, trova applicazione anche nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9926 del 11 maggio 2005
«La stipulazione di un contratto a prestazioni corrispettive e l'inadempimento di uno dei contraenti sono, ai sensi dell'art. 1453 c.c., i fatti costitutivi del diritto dell'altro contraente ad ottenere la risoluzione del contratto, ovvero...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6161 del 27 marzo 2004
«Il secondo comma dell'art. 1453 c.c. deroga alle norme processuali che vietano la mutatio libelli nel corso del processo nel senso di consentire la sostituzione della domanda di adempimento del contratto con quella di risoluzione per...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4123 del 22 marzo 2001
«Il principio dettato dall'art. 1453 c.c. che riconosce al creditore il diritto di domandare la risoluzione del contratto per inadempimento del debitore anche quando sia stato domandato l'adempimento, non soffre eccezioni neppure nel caso in cui il...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4164 del 26 aprile 1999
«La previsione del secondo comma dell'art. 1453 c.c., in forza della quale è possibile, in deroga alle norme processuali che dispongono il divieto della mutatio libelli nel corso del processo, la sostituzione — anche in appello ed eventualmente...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4361 del 29 aprile 1998
«L'esercizio dello jus variandi di cui all'art. 1453 è consentito quando la domanda di risoluzione e quella d'adempimento sono proposte nello stesso giudizio in via subordinata. Non altrettanto può dirsi quando la manifestazione di volontà del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2072 del 26 febbraio 1998
«In tema di contratti e prestazioni corrispettive, ove la domanda di adempimento sia stata rigettata con sentenza passata in giudicato, non è preclusa la possibilità di agire nuovamente in giudizio chiedendo la risoluzione del medesimo contratto,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4830 del 18 maggio 1994
«La disposizione dell'art. 1453 comma secondo c.c. la quale in deroga agli artt. 183, 184, 345 c.p.c. consente di sostituire all'originaria domanda di esecuzione del contratto quella di risoluzione per inadempimento, trova applicazione anche nel...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1698 del 11 febbraio 1993
«Il mutamento della domanda di adempimento in quella di risoluzione, costituendo esercizio di una facoltà riconosciuta dalla legge (art. 1453 comma secondo c.c.), non richiede l'accettazione del contraddittorio della controparte né, per altro...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 962 del 18 febbraio 1989
«L'art. 1453 secondo comma c.c., il quale consente alla parte adempiente di chiedere la risoluzione del contratto anche quando il giudizio sia stato promosso per ottenere l'adempimento della controparte, introduce una deroga al divieto della...»