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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1431 del 15 gennaio 2002
«La contestazione in dibattimento di un reato connesso a norma dell'art. 12, comma 1, lett. b), c.p.p., o di una circostanza aggravante di cui non vi sia menzione nel decreto che dispone il giudizio, è ammessa solo quando si fondi su elementi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 29213 del 2 agosto 2005
«In caso di contestazione suppletiva nel corso dell'udienza preliminare, il diritto di difesa non subisce nessuna effettiva compromissione in conseguenza della mancata concessione di un termine per la difesa, non previsto dall'art. 423 c.p.p. a...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 43230 del 4 novembre 2009
«Qualora, a cagione dell’errata qualificazione giuridica del fatto, questo sia stato giudicato dal tribunale in composizione monocratica anziché da quello collegiale, con conseguente configurabilità della nullità di cui al combinato disposto degli...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1842 del 12 febbraio 1999
«Il principio di correlazione tra sentenza e accusa contestata è violato soltanto quando il fatto ritenuto in sentenza si trovi rispetto a quello contestato in rapporto di eterogeneità o di incompatibilità sostanziale, nel senso che si sia...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6753 del 13 gennaio 1998
«Affinché il giudice di appello possa procedere alla rinnovazione dell'istruzione dibattimentale è necessario che la relativa richiesta sia avanzata nelle forme di cui all'art. 603, primo comma, c.p.p. e che il giudice ritenga, nella sua...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 23455 del 28 maggio 2003
«È legittimo il provvedimento con cui il giudice dell'udienza preliminare, al di fuori di quest'ultima (nella specie dopo una settimana), integri il dispositivo di sentenza con l'indicazione di un termine, per il deposito della motivazione, più...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 32998 del 2 ottobre 2002
«Il disposto dell'art. 521, comma 2, c.p.p., secondo il quale il giudice dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero ove accerti che il fatto è diverso da come descritto nel decreto che dispone il giudizio, può trovare applicazione —...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3375 del 9 giugno 2000
«Non è impugnabile e non è abnorme l'ordinanza con la quale il giudice della udienza preliminare dispone la trasmissione degli atti al pubblico ministero, in applicazione dell'art. 521 c.p.p., ritenendo che il fatto sia diverso da quello...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3043 del 11 giugno 1999
«L'art. 521, comma 3, c.p.p., secondo cui il giudice dispone con ordinanza la trasmissione degli atti all'ufficio requirente ove il pubblico ministero abbia effettuato una nuova contestazione fuori dei casi previsti degli artt. 516, 517 e 518,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3462 del 27 gennaio 2006
«In forza del principio di tassatività delle nullità, l'inosservanza del principio sancito dall'art. 525, comma primo, c.p.p., in base al quale la sentenza deve essere deliberata subito dopo la chiusura del dibattimento, in caso di differimento...»
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Cassazione penale, Sez. II, ordinanza n. 3701 del 30 ottobre 1995
«La decisione emessa in camera di consiglio può essere resa anche dopo l'udienza, riferendosi l'art. 525 c.p.p., che prescrive l'immediatezza della deliberazione, esclusivamente alle sentenze pronunciate a seguito di dibattimento. (Nella specie la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25806 del 4 luglio 2007
«Il principio dell'immutabilità del giudice, sancito dall'art. 525, comma secondo, c.p.p. è espressione di un principio generale estensibile anche alle decisioni assunte con ordinanza all'esito dell'udienza camerale ex art. 127 c.p.p. (In...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 294 del 6 aprile 2000
«Attesa la natura cautelare del giudizio di prevenzione, che ha carattere peculiare e si svolge in camera di consiglio, deve ritenersi senz'altro consentita la diversa composizione collegiale tra un'udienza e l'altra, risolvendosi ciò in una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11700 del 12 novembre 1998
«Non si ha violazione del principio di immutabilità del giudice allorché il giudizio venga definito da giudice diverso da quello che, in precedente udienza, si era limitato a dichiarare la contumacia dell'imputato, rinviando il dibattimento ad...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10137 del 25 settembre 1998
«Il reato di rifiuto di atti di ufficio — anche nella nuova formulazione introdotta dall'art. 16 della L. 26 aprile 1990, n. 86 — consiste nel mancato adempimento di un'attività doverosa, per il compimento della quale è fissato un termine unico...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 543 del 19 gennaio 1998
«Il principio della immutabilità del giudice impone che la sentenza sia deliberata dagli stessi giudici (intesi come medesime persone fisiche) che hanno partecipato all'intero dibattimento, acquisendo prove, risolvendo questioni incidentali o...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3339 del 29 luglio 1996
«Ai provvedimenti emessi de plano non è applicabile l'art. 525, comma secondo, c.p.p. che si riferisce direttamente alle deliberazioni prese dai giudici a conclusione del dibattimento e la cui interpretazione può essere estesa sino a ricomprendere...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 670 del 21 marzo 1996
«Nel giudizio camerale di cui agli artt. 127 e 409 c.p.p., il principio di immutabilità del giudice impone che sia lo stesso giudice (come persona fisica) che ha tenuto l'udienza a provvedere alla delibazione, ma non anche che vi sia identità tra...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12779 del 29 dicembre 1995
«Ai sensi dell'art. 525, comma 2, c.p.p., la violazione del principio di immutabilità del giudice si verifica ogni qualvolta la decisione venga adottata da giudici diversi rispetto a quelli che hanno partecipato alle udienze dibattimentali....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1744 del 8 luglio 1994
«Il principio di immutabilità del giudice, sancito dall'art. 525, comma 2, c.p.p., sebbene inserito nell'ambito della disciplina concernente la deliberazione della sentenza, ha una portata di carattere generale e trova applicazione anche nel...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2685 del 4 luglio 1994
«Il principio dell'immutabilità del giudice, sancito dall'art. 525, comma 2, c.p.p., pur essendo espressamente riferito alla sentenza pronunciata a seguito del dibattimento, è applicabile anche all'ordinanza emessa all'esito della procedura svolta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 44848 del 2 dicembre 2008
«È illegittima, nel giudizio di rinvio, la declaratoria d'estinzione del reato per prescrizione, emessa in sede predibattimentale e senza la rituale comunicazione alla difesa dell'avviso di fissazione dell'udienza, allorché sussistano prove...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 36642 del 11 ottobre 2005
«È censurabile per difetto di motivazione la sentenza di assoluzione pronunciata ai sensi dell'art. 530, comma 2, c.p.p., nella quale non si indichino ragioni atte a giustificare il mancato accoglimento della sollecitazione rivolta dal pubblico...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7961 del 7 agosto 1990
«Perché possa operare la norma dell'art. 215, primo comma, n. 2, c.p.c. - secondo la quale, in mancanza di tempestivo disconoscimento da parte di colui contro cui è stata prodotta la scrittura privata, questa si ha per riconosciuta - è necessario...»
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Cassazione penale, Sez. VII, sentenza n. 15908 del 26 aprile 2002
«Anche nel caso in cui il ricorso per cassazione proposto dall'imputato venga dichiarato inammissibile con decisione assunta in camera di consiglio e non all'esito di pubblica udienza, è possibile, in applicazione della regola generale desumibile...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 4 del 17 giugno 1997
«Qualora il giudice ritardi il deposito della motivazione della sentenza, senza aver preventivamente indicato un termine nel dispositivo letto in udienza, ai sensi dell'art. 544, comma 3, c.p.p., il termine di impugnazione è quello di trenta giorni...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 12665 del 22 dicembre 1993
«Il provvedimento di sospensione del magistrato dalle funzioni e dallo stipendio, adottato ai sensi dell'art. 31, terzo comma del R.D.L. 31 maggio 1946, n. 511, in relazione all'art. 58 del D.P.R. 16 settembre 1958, n. 916, pur avendo una funzione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6026 del 13 giugno 1996
«L'intera attività di collaudo di un'opera pubblica e quindi l'operato di tutti i soggetti che la esplicano — e non soltanto quello del ministro che la conclude — ha il fine di verificare e di certificare l'esatta esecuzione dell'opera in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 851 del 27 gennaio 1996
«Allorché l'appello si sia svolto con le forme previste dall'art. 599 c.p.p., e cioè in camera di consiglio, la lettura del dispositivo in udienza, imposta dall'art. 545 stesso codice solo per i processi che si svolgono in dibattimento pubblico, è...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6508 del 3 luglio 1993
«Non è causa di nullità nè, tanto meno, di giuridica inesistenza della sentenza il fatto che il dispositivo della medesima non sia stato letto in udienza (principio affermato, nella specie, in relazione a sentenza d'appello pronunciata all'esito di...»