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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 26079 del 30 novembre 2005
«Infatti, la mera dichiarazione di voler esercitare il riscatto non fa acquistare al retraente il diritto di entrare nel godimento del fondo oggetto della dichiarazione stessa o di farne propri i frutti, prima del pagamento del prezzo, con la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12297 del 7 giugno 2011
«Nei contratti soggetti alla forma scritta "ad substantiam", il criterio ermeneutico della valutazione del comportamento complessivo delle parti, anche posteriore alla stipulazione del contratto stesso, non può evidenziare una formazione del...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5954 del 18 marzo 2005
«Nell'interpretazione del contratto, operazione istituzionalmente riservata al giudice di merito l'interpretazione comune che di esso danno le parti, pur non vincolando il giudice, in quanto costituente solo un canone ermeneutico, deve essere...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 83 del 8 gennaio 2003
«Nell'interpretazione delle clausole contrattuali il giudice di merito deve arrestarsi al significato letterale delle parole, e non può far ricorso agli ulteriori criteri ermeneutici quando dalle espressioni usate dalla parti emerga in modo...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11609 del 2 agosto 2002
«In tema di interpretazione degli atti negoziali, l'art. 1362 c.c., nel prescrivere all'interprete di non limitarsi al senso letterale delle parole, non intende svalutare l'elemento letterale nell'interpretazione, ma anzi ribadire il valore...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4472 del 15 maggio 1987
«Il principio in claris non fit interpretatio , anche se non può essere inteso nel suo significato letterale, posto che al giudice del merito spetta sempre l'obbligo di individuare esattamente la volontà delle parti, è sostanzialmente operante...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11295 del 23 maggio 2011
«Il comportamento delle parti contrario a buona fede oggettiva e posteriore alla conclusione del contratto non può essere valutato come canone interpretativo dello stesso ai sensi dell'art. 1362, secondo comma, c.c., al fine di escludere la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12120 del 9 giugno 2005
«I criteri legali di ermeneutica contrattuale sono governati da un principio di gerarchia interna in forza del quale i canoni strettamente interpretativi prevalgono su quelli interpretativi integrativi — quale va considerato anche il principio di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6233 del 29 marzo 2004
«Nell'interpretazione dei contratti, gli strumenti dell'interpretazione letterale (art. 1362, comma primo, c.c.), del coordinamento delle varie clausole e della individuazione del senso che emerge dal complesso dell'atto (art. 1363) sono legati da...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 19928 del 25 settembre 2007
«In tema di interpretazione del contratto ex art. 1362 c.c., il comportamento delle parti posteriore alla conclusione dello stesso che può assumere rilievo ai fini della sua interpretazione, è solo quello posto in essere in esecuzione ed in...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11707 del 5 agosto 2002
«In tema di interpretazione del contratto, il comportamento complessivo dei contraenti, costituente elemento idoneo per ricavarne la comune volontà, può essere anche quello che, nell'ambito di rapporti che tra le medesime parti si rinnovano e si...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11247 del 30 luglio 2002
«Gli eventuali vizi relativi al processo di formazione della volontà dell'ente pubblico comportano l'annullabilità del contratto, la quale può essere fatta valere, in via di azione o di eccezione ai sensi degli artt. 1441 e 1442 c.c.,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9755 del 4 maggio 2011
«Nell'interpretazione dei contratti, l'art. 1363 c.c. impone di procedere al coordinamento delle varie clausole e di interpretarle complessivamente le une a mezzo delle altre, attribuendo a ciascuna il senso risultante dall'intero negozio;...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5287 del 8 marzo 2007
«La lettera, infatti, costituisce solo una preliminare presa di cognizione (di cui l'art. 1362 segnala l'insufficienza con la precisazione che l'interprete non deve «limitarsi al senso letterale delle parole»), che deve essere integrata attraverso...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10500 del 9 agosto 2000
«Nell'interpretazione della disciplina contrattuale collettiva dei rapporti di lavoro — la quale spesso è articolata su diversi livelli (nazionale, provinciale, aziendale, ecc.), regola una materia vasta e complessa in ragione della interdipendenza...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5599 del 7 giugno 1999
«Sussiste violazione delle norme sull'interpretazione dei contratti, e in particolare del criterio dell'interpretazione complessiva stabilito dall'art. 1363 c.c., qualora sia omessa, pur ricorrendone le condizioni, l'applicazione del predetto...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 312 del 14 gennaio 1997
«L'art. 1363 c.c., prescrivendo di interpretare le clausole di un contratto le une per mezzo delle altre, attribuendo a ciascuna il senso che risulta dal complesso dell'atto, in presenza di un patto articolantesi in più proposizioni (nella specie,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1877 del 21 febbraio 1995
«In tema di interpretazione del contratto, a norma dell'art. 1363 c.c., secondo cui le clausole si interpretano le une per mezzo delle altre attribuendo a ciascuna il senso risultante dal complesso dell'atto, il giudice non può arrestarsi ad una...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8619 del 12 aprile 2006
«Pertanto, la volontà emergente dal consenso delle parti nel suddetto momento non può essere integrata con elementi ad essa estranei, e ciò anche quando sia invocata la buona fede come fattore di interpretazione del contratto, la quale deve...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6819 del 18 maggio 2001
«Esso rappresenta, difatti, il punto di sutura tra la ricerca della reale volontà delle parti (costituente il primo momento del processo interpretativo, in base alla comune intenzione ed al senso letterale delle parole) ed il persistere di un...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5754 del 20 maggio 1993
«In presenza di due patti contrattuali, ciascuno con chiaro significato, ma fra loro contrapposti, trova applicazione il criterio ermeneutico di cui all'art. 1369 c.c., sull'interpretazione più conveniente alla natura ed all'oggetto del contratto,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4373 del 27 marzo 2002
«Nell'interpretazione del testamento non trova applicazione il criterio, valido per i contratti, della minore onerosità per l'obbligato, sancito dall'art. 1371 c.c., non essendo ipotizzabile un conflitto di interessi tra i soggetti del rapporto...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12476 del 11 dicembre 1998
«L'efficacia del negozio di risoluzione per mutuo dissenso non può decorrere da un momento successivo alla sua stipulazione, attribuendo così efficacia ultrattiva al precedente contratto, in quanto ciò contraddirebbe l'essenza del negozio solutorio...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1109 del 21 marzo 1977
«I contratti di compravendita di autoveicoli possono essere conclusi anche con il solo scambio orale del consenso, del quale può darsi dimostrazione con ogni mezzo di prova ammesso dalla legge, comprese le presunzioni semplici, costituendo la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 14970 del 4 agosto 2004
«Il recesso unilaterale rappresenta una causa estintiva ordinaria di qualsiasi rapporto di durata a tempo indeterminato, rispondendo all'esigenza di evitare la perpetuità del vincolo obbligatorio, la quale è in sintonia con il principio di buona...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10300 del 1 dicembre 1994
«L'art. 1373 c.c. — il quale, nel disciplinare l'istituto del recesso unilaterale (diverso da quello per inadempimento previsto dall'art. 1385 c.c.), stabilisce che la parte cui è attribuita pattiziamente detta facoltà può esercitarla finché il...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1513 del 27 febbraio 1990
«La disposizione dell'art. 1373, primo comma, c.c., per la quale la facoltà di recedere dal contratto, attribuita ad una delle parti, può essere esercitata finché il contratto non abbia avuto un principio di esecuzione, non opera relativamente ai...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4023 del 2 settembre 1978
«Il principio, proprio del recesso unilaterale previsto nell'art. 1373 c.c. - in base al quale, eccezion fatta per i contratti a esecuzione continuata e periodica, la facoltà di recedere non può essere esercitata quando il contratto abbia avuto un...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 8360 del 20 settembre 1996
«Qualora un contratto collettivo — che costituisce uno strumento di composizione di conflitti sorti in un determinato momento — venga stipulato senza l'indicazione di una scadenza, detta mancanza non implica che gli effetti del contratto perdurino...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6354 del 28 novembre 1981
«Con la conseguenza che l'esistenza del termine finale ( certus an incertus quando ) preclude la possibilità del recesso unilaterale, che è applicabile ai contratti senza alcuna determinazione di tempo, essendo i suoi effetti in contrasto con...»