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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5563 del 11 maggio 2000
«In mancanza di tale disposizione transitoria, in base ai principi sulla successione delle leggi nel tempo, operanti anche tra leggi costituzionali, avrebbero dovuto considerarsi pienamente applicabili le norme sulla acquisizione probatoria...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3253 del 29 marzo 1996
«Questa interpretazione deriva dall'art. 521 c.p.p., che, contrapponendo la «definizione giuridica diversa» al «fatto diverso», evidenzia il valore di diversità materiale racchiuso nella seconda espressione, ed è confermata dagli artt. 423 primo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4132 del 15 gennaio 1997
«Questi atti possono essere apprezzati, però, se inquadrati nel delitto previsto dall'art. 323 c.p. che punisce l'attività commissiva o omissiva del pubblico ufficiale e dell'incaricato di pubblico servizio che, avvalendosi illegittimamente dei...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 38588 del 13 ottobre 2008
«Ai fini della contestazione di una circostanza aggravante non è indispensabile una formula specifica espressa con enunciazione letterale, né l'indicazione della disposizione di legge che la prevede, essendo sufficiente che, conformemente al...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5398 del 8 maggio 2000
«Tale disposizione, peraltro, è assoggettata al generale principio tempus regit actum, sicché la stessa non può trovare applicazione ove la fattispecie sia stata già definita con sentenza intervenuta prima della entrata in vigore della norma...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 9523 del 22 ottobre 1997
«Tale è il rapporto tra truffa e furto aggravato dall'uso del mezzo fraudolento, che sotto il profilo della condotta appartengono a generi o categorie diversi e trovano collocazione in distinti capi del titolo del codice penale dedicato ai delitti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 156 del 8 marzo 1994
«Ne consegue che il giudice di appello (che ai sensi dell'art. 597 c.p.p. può dare al fatto una definizione giuridica diversa), ben può trasmettere gli atti con ordinanza al P.M. per la contestazione dell'aggravante ai sensi del secondo comma...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9984 del 8 novembre 1993
«... La prima conclude la fase della deliberazione in camera di consiglio e consacra la decisione definitiva non più modificabile, il secondo serve a mettere l'atto a disposizione delle parti e segna i tempi dell'impugnazione in determinati casi....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2548 del 17 marzo 1993
«Pertanto, qualora il pretore abbia ammesso il teste, la cui deposizione fosse vietata dall'art. 195, quarto comma, c.p.p. ancora in vigore, è da ritenersi legittima la deposizione medesima se al momento in cui essa è stata assunta il divieto è...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9357 del 13 agosto 1998
«Qualora il contenuto decisorio della sentenza sia costituito da statuizioni alternative o cumulative, favorevoli all'imputato, una di merito (insussistenza del fatto) e l'altra di puro diritto stanziale (il fatto non è previsto dalla legge come...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 2110 del 23 febbraio 1996
«Difatti, l'impugnazione si configura pur sempre come un rimedio a disposizione della parte per la tutela di posizioni soggettive giuridicamente rilevanti, e non già di interessi di mero fatto, non apprezzabili dall'ordinamento giuridico....»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 24893 del 25 novembre 2005
«In tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli, la clausola del contratto di assicurazione, che preveda la inoperatività della garanzia per i danni subiti dai terzi trasportati a bordo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3962 del 7 aprile 1996
«La mancata riproposizione nel nuovo codice di rito dell'art. 211 c.p.p. 1930 (obbligo di rispettare i vari gradi di giurisdizione, salvi i casi espressamente eccettuati) non assume rilevanza, trattandosi di una disposizione meramente enunciativa...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 24382 del 14 luglio 2006
«Il ricorso per saltum del pubblico ministero avverso una sentenza di assoluzione emessa dal giudice di pace è da considerare, dopo l'entrata in vigore della L. n. 46 del 2006 che ha eliminato il potere del pubblico ministero di proporre appello...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4340 del 10 aprile 1998
«È legittima, in base all'art. 570, comma 3, c.p.p., la partecipazione, previa autorizzazione del procuratore generale, del rappresentante del pubblico ministero che ha partecipato al giudizio di primo grado e al giudizio di appello, anche al...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 6402 del 2 luglio 1997
«La disposizione dell'art. 570, comma terzo, c.p.p., in virtù della quale il rappresentante del pubblico ministero che ha presentato le conclusioni e che ne fa richiesta nell'atto di appello, può partecipare al successivo grado di giudizio, previo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5579 del 4 giugno 1996
«... Nel caso di appello da parte del P.M., il procuratore della Repubblica può avvalersi di tale disposizione dando incarico a persona appartenente al suo ufficio (quale può essere anche un commesso). La circostanza che il nominativo...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12576 del 19 dicembre 1994
«A norma dell'art. 71 R.D. 30 gennaio 1941, n. 12 sull'ordinamento giudiziario, ai vice procuratori onorari addetti alle Procure della Repubblica presso le Preture circondariali sono attribuite non già le funzioni di carattere generale che...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10305 del 3 dicembre 1996
«...giudicata. Le norme civili, che disciplinano (art. 329 c.p.p.) la materia, trovano, infatti, applicazione nel procedimento penale, poiché non v'è una specifica previsione contraria e la disposizione è perfettamente compatibile con il diverso rito.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4462 del 5 febbraio 2002
«La disposizione dell'art. 577 c.p.p. - che attribuisce alla persona offesa costituita parte civile il potere di impugnazione, anche agli effetti penali, delle sentenze di condanna e di proscioglimento per i reati di ingiuria e di diffamazione - ha...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 22038 del 20 maggio 2003
«In tema di confisca obbligatoria di opere d'arte ai sensi dell'art. 127, ultimo comma, del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, la clausola di esclusione relativa alle «cose appartenenti a persone estranee al reato» non copre i diritti...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7351 del 24 giugno 1992
«Tale ultima disposizione, infatti, va interpretata nel senso che essa fa riferimento a quegli adempimenti che costituiscono oneri delle parti e che sono imprescindibili per l'identificazione degli elementi essenziali e costitutivi dell'atto di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11017 del 28 settembre 1999
«In tema di impugnazioni, poiché l'art. 584 c.p.p. dispone che il gravame proposto da una parte deve essere, senza ritardo, comunicato al P.M. e notificato alle parti private, e poiché trattasi di disposizione volta a garantire alla parte che non...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6316 del 25 maggio 1992
«Non ha rilievo che il citato art. 586 non ripeta la formula dell'art. 200 comma 3 c.p.p. abrogato, in base alla quale con la dichiarazione di impugnazione doveva essere impugnata, a pena di inammissibilità, tanto la sentenza quanto l'ordinanza;...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4821 del 28 aprile 1992
«Pertanto non è possibile proporre al giudice dell'impugnazione eccezioni che sono state superate dall'applicazione della pena richiesta, né devolvere allo stesso il potere di conoscerne; soltanto su quelle rilevabili d'ufficio in ogni stato e...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 24 del 16 dicembre 1999
«La disposizione di cui alla prima parte dell'art. 613, comma 1, c.p.p., secondo la quale, in deroga alla regola generale della necessaria sottoscrizione di un difensore iscritto nell'albo speciale, è consentito alla «parte» di sottoscrivere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 28555 del 13 luglio 2001
«Alla luce di un'interpretazione dell'art. 624 bis c.p.p. (introdotto dall'art. 6, comma 5, della legge 26 marzo 2001 n. 128), che non sia meramente letterale ma tenga conto, conformemente al disposto di cui all'art. 12 delle preleggi, anche del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3887 del 24 giugno 1997
«La disposizione dell'art. 626 c.p.p. si applica anche quando, a seguito della sentenza della Corte di cassazione, deve cessare una misura di prevenzione personale. (Fattispecie in tema di sopravvenuta inefficacia, per effetto della pronuncia della...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 8 del 28 febbraio 2001
«In tema di rapporti giurisdizionali con autorità straniere, la disposizione di cui all'art. 14 primo comma della Convenzione europea di estradizione, resa esecutiva in Italia con legge 30 gennaio 1963, n. 300, secondo cui la persona estradata non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1210 del 27 maggio 1995
«La disposizione non va interpretata nel senso che occorre necessariamente un'autonoma relazione sui fatti, distinta dalla domanda di estradizione e dal provvedimento restrittivo, ma vale a ribadire che i fatti stessi debbano essere...»