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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4620 del 15 gennaio 1997
«Ai fini della configurabilità dell'esigenza cautelare del pericolo di reiterazione dei reati, prevista dall'art. 274, lett. c) c.p.p., gli elementi di cautela tratti dalle «specifiche modalità e circostanze del fatto» non possono ricevere una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5178 del 26 ottobre 1996
«Ne consegue che il provvedimento coercitivo deve fondarsi non su dati meramente congetturali, bensì su circostanze ed elementi di fatto che, collegati alla gravità del reato per cui si procede e all'entità della presumibile pena da irrogare, diano...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2856 del 30 ottobre 1998
«Le «specifiche modalità e circostanze del fatto» di cui alla lett. c) dell'art. 274 c.p.p., in base alle quali il giudice, fra gli altri elementi, deve valutare le esigenze cautelari nel singolo caso concreto, ben possono essere prese in...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6480 del 16 aprile 1998
«Ciò trova la sua spiegazione nell'esigenza, espressamente prevista dalla norma, di una valutazione globale della gravità del reato e della personalità di chi ne è accusato, sicché il giudice deve effettuare una specifica e distinta valutazione di...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 3683 del 14 settembre 1994
«In tema di esigenze cautelari previste dall'art. 274 lett. c) c.p.p., quando il reato per cui si procede sia stato commesso mediante abuso di cariche o uffici pubblici di cui l'indagato non sia più investito, il giudice, nel valutare la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 38615 del 13 ottobre 2008
«In tema di criteri di scelta delle misure cautelari, è legittimo il riferimento alle specifiche modalità e circostanze del fatto ai fini della motivazione circa l'applicazione della custodia in carcere, costituendo la condotta tenuta dal soggetto,...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 3 del 10 marzo 1999
«Ne consegue che, con riferimento alla prescrizione, il giudice ha il potere-dovere di dichiararla non soltanto allorché accerti l'avvenuto decorso del termine stabilito per il reato enunciato nel capo di imputazione, ma anche allorché, restando...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4298 del 30 settembre 1998
«Nel caso di tentativo di reato con circostanze aggravanti per le quali la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato o ad effetto speciale, per il computo dei termini indicati dall'art. 303 stesso codice deve...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4995 del 1 settembre 1998
«...dell'art. 278 c.p.p. La Corte ha ritenuto corretta la decisione del tribunale che, pur avendo scisso il reato continuato nelle singole violazioni, ha tenuto conto dell'aumento di pena operato sulla sanzione base per effetto della recidiva).»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6302 del 16 febbraio 2012
«Nella determinazione della pena ai fini del computo dei termini massimi di custodia cautelare deve tenersi conto delle circostanze aggravanti c.d. indipendenti, ossia di quelle per le quali la pena è autonomamente individuata dalla legge....»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 21028 del 15 maggio 2013
«Ai fini del computo dei termini di custodia cautelare, quando debbasi far riferimento alla pena stabilita dalla legge per il reato ritenuto in sentenza, occorre fare applicazione dei criteri stabiliti dall'art. 278 c.p.p., per cui, in presenza di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8906 del 7 marzo 2002
«In tema di misure cautelari, quando, ai sensi dell'art. 278 c.p.p. (o per le misure interdittive, dell'art. 287 c.p.p.), occorre fare riferimento alla «pena stabilita dalla legge», per tale deve intendersi, qualora il giudice de libertate ritenga...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 16 del 11 giugno 1998
«Ai fini della determinazione dei termini di durata massima della custodia cautelare, nel caso concorrano più circostanze aggravanti per le quali la legge stabilisca una pena di specie diversa da quella ordinaria di reato o circostanze ad effetto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2749 del 27 luglio 1993
«L'eventuale scadenza del termine di durata massima delle indagini preliminari produce soltanto gli effetti previsti dall'art. 407 c.p.p. ma non preclude al giudice che procede (art. 279 c.p.p.), vale a dire al giudice che al momento della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4271 del 12 settembre 1998
«Ai fini del computo dei termini della custodia cautelare, in essi si deve tener conto delle circostanze aggravanti per le quali la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato e di quelle ad effetto speciale....»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 41269 del 20 novembre 2001
«Ai fini del computo dei termini di durata della custodia cautelare, nella determinazione della pena prevista per il reato per cui si procede si tiene conto anche delle circostanze attenuanti ad effetto speciale, purché esse figurino ab initio nel...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 967 del 31 maggio 1993
«Agli effetti della individuazione della durata della custodia cautelare relativa a singole fasi e gradi, ove il giudice di merito accerti la minor gravità del reato contestato, il termine massimo di custodia cautelare di minor durata, conseguente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25041 del 1 luglio 2002
«In tema di durata massima della custodia cautelare nella fase delle indagini preliminari, la norma dell'art. 303, comma primo, lett. a), n. 3 c.p.p. — che eleva ad un anno il termine relativo ai delitti di cui alla lett. a) del comma secondo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 44371 del 10 dicembre 2001
«In tema di computo della durata complessiva della custodia cautelare occorre fare riferimento esclusivo alla pena prevista dalla legge per il reato per cui vi è stata condanna, a nulla rilevando che in concreto sia stata irrogata una pena...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4243 del 19 novembre 1993
«...punto da coinvolgere un accertamento preventivo e diffuso in ordine alla esatta configurazione, in concreto, del reato che forma oggetto del procedimento principale, salvi i casi di divergenza conclamata tra fattispecie legale e fattispecie reale.»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 1 del 19 gennaio 1999
«In tema di misure cautelari reali, il controllo del giudice del riesame non può investire la concreta fondatezza dell'accusa, ma deve esser limitato alla verifica dell'astratta possibilità di sussumere il fatto attribuito ad un soggetto in una...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 36 del 13 marzo 1999
«In tema di riparazione per l'ingiusta detenzione, l'ingiustizia formale della detenzione, anche se conseguente a diversa qualificazione del fatto contestato nell'imputazione come reato procedibile a querela, tuttavia mancante, e/o punito con pena...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 268 del 18 aprile 1998
«Gli eredi dell'autore della domanda di riparazione per l'ingiusta detenzione sono legittimati a proseguire il giudizio in caso di decesso dell'interessato nelle more del giudizio, trovando applicazione nel caso, dato il carattere economico del...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 24 del 3 luglio 1995
«La citata norma, nel fare espresso e tassativo richiamo ai casi di nullità previsti dall'art. 127, comma 5, c.p.p., legittima il ricorso per cassazione soltanto nel caso in cui le parti non siano state poste in grado di esercitare le facoltà ad...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 806 del 21 luglio 1999
«Il periculum in mora che, ai sensi del primo comma dell'articolo 321 c.p.p., legittima il sequestro preventivo, deve intendersi non come generica ed astratta eventualità, ma come concreta possibilità, desunta dalla natura del bene e da tutte le...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2316 del 19 maggio 1998
«Ne consegue che il rumore prodotto dal suono delle campane di una chiesa, mentre al di fuori del collegamento con funzioni liturgiche può dar luogo al reato previsto dall'art. 659 c.p. non diversamente da quello prodotto da qualsiasi altro...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4603 del 26 gennaio 1993
«Nella disciplina prevista dal nuovo codice di procedura penale non esiste un divieto assoluto per la polizia giudiziaria di procedere ad atti di iniziativa successivamente alla trasmissione della notizia di reato al pubblico ministero; esiste...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 34022 del 11 ottobre 2006
«Per le attività di polizia giudiziaria è infatti sufficiente la loro documentazione, anche in un momento successivo al compimento dell'atto e, qualora esse rivestano le caratteristiche della irripetibilità, è necessaria la certezza...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2995 del 26 marzo 1993
«In materia di reati concernenti le sostanze stupefacenti, il fatto di lieve entità di cui all'art. 73, quinto comma, del D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, non configura un'ipotesi autonoma di reato ma una circostanza attenuante ad effetto speciale,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7153 del 16 aprile 1998
«L'art. 381, quarto comma, c.p.p., con lo stabilire che, in caso di reato per cui è previsto l'arresto facoltativo in flagranza, si procede all'arresto soltanto se la misura è giustificata dalla gravità del fatto ovvero dalla pericolosità del...»