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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2401 del 26 giugno 1976
«Il giudice, usando della facoltà concessa dal secondo comma dell'art. 253 del codice di procedura civile, ben può rivolgere al teste, d'ufficio o su istanza delle parti, tutte le domande che ritiene utili a chiarire i fatti sui quali il teste è...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3674 del 6 giugno 1981
«Per i testimoni assunti nel processo civile, mentre l'accertamento del reato di falsa testimonianza vieta al giudice civile di tener conto della deposizione del teste riconosciuto falso, essendo l'inattendibilità di costui effetto necessario della...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 27230 del 23 dicembre 2009
«L'azione revocatoria esercitata dal curatore fallimentare, si sensi dell'art. 66, secondo comma, della legge fall., nei confronti di terzi aventi causa del primo acquirente del fallito, pur presupponendo l'esercizio della revocatoria fallimentare...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3710 del 29 marzo 1995
«L'ammissione dei mezzi di prova di cui all'art. 261 c.p.c. è rimessa all'iniziativa e alla discrezionale valutazione del giudice di merito, onde non è censurabile in sede di legittimità la sentenza che non abbia emesso e non abbia indicato le...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 12463 del 10 novembre 1999
«Il procedimento di rendiconto di cui agli artt. 263 ss. c.p.c. è fondato sul presupposto dell'esistenza dell'obbligo legale o negoziale di una delle parti di rendere il conto all'altra, facendo conoscere il risultato della propria attività in...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 19989 del 16 settembre 2009
«L'azione revocatoria fallimentare avente ad oggetto un pagamento, ai sensi dell'art. 67 della legge fall., mira ad ottenere la reintegrazione della garanzia patrimoniale del debitore fallito, che intanto si realizza in quanto il corrispondente...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 18360 del 2 dicembre 2003
«Nel caso di assoggettamento dell'imprenditore alla procedura di amministrazione controllata, alla quale sia seguita l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, il pagamento dei debiti preesistenti alla data del decreto di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3692 del 23 giugno 1984
«L'ammissibilità dell'intervento del terzo nella nuova fase innanzi all'istruttore, che sia riaperta da un provvedimento di natura esclusivamente istruttoria o anche da provvedimenti diversi, deve essere accertata di volta in volta in relazione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5311 del 16 novembre 1978
«Colui che interviene volontariamente nel giudizio deve osservare le forme di cui all'art. 267 c.p.c. L'inosservanza di queste forme non comporta, tuttavia, la nullità dell'intervento, se sia stata egualmente raggiunta la finalità di assicurare il...»
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Cassazione civile, sentenza n. 2173 del 21 ottobre 1965
«La disposizione dell'art. 268 c.p.c. va intesa nel senso che il termine finale per spiegare intervento è rappresentato dal provvedimento mediante il quale il giudice istruttore rimette le parti al collegio, fissando l'udienza collegiale per la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3815 del 9 giugno 1986
«In appello non è ammissibile l'intervento coatto, né a istanza di parte né iussu iudicis, ancorché sia stato sollecitato al riguardo il potere discrezionale del giudice di primo grado.»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11145 del 13 maggio 2009
«In tema di leasing traslativo, nel caso di fallimento del compratore, la dichiarazione del curatore di scioglimento dal contratto non ancora compiutamente eseguito, ai sensi del secondo comma dell'art. 72 legge fall., ha effetti "ex tunc", con la...»
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Cassazione civile, sentenza n. 404 del 17 febbraio 1951
«Nell'ipotesi in cui il giudice di appello abbia ordinato di ufficio l'intervento in causa di un terzo, solo il terzo chiamato, e non alcuna delle parti originarie, che hanno partecipato al giudizio di primo grado, ha interesse a denunciare per...»
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Cassazione civile, sentenza n. 4069 del 29 ottobre 1954
«L'art. 272 c.p.c. disponendo che le questioni relative all'intervento sono decise unitamente al merito, non fa distinzione alcuna tra questioni pregiudiziali di rito o preliminari di merito e questioni di merito, onde l'applicazione di esso non...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12742 del 17 novembre 1999
«Il provvedimento discrezionale di riunione di più cause lascia immutata l'autonomia dei singoli giudizi e non pregiudica la sorte delle singole azioni, tanto che la sentenza che decide simultaneamente le cause riunite pur essendo formalmente unica...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2649 del 11 febbraio 2004
«La mancata riunione di cause in materia di lavoro e previdenza non è prevista dalla legge come causa di nullità processuale estesa agli atti successivi, fino alla sentenza, e pertanto non può essere dedotta come motivo di ricorso per cassazione;...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 8069 del 13 giugno 2000
«In caso di domande di identico contenuto proposte, con unico atto, da diversi lavoratori contro un medesimo datore di lavoro, si verifica una situazione di litisconsorzio facoltativo improprio, in quanto, pur nell'identità delle questioni, permane...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 3690 del 9 marzo 2012
«L'istituto della riunione di procedimenti relativi a cause connesse, previsto dall'art. 274 c.p.c., operante anche in sede di legittimità, è inapplicabile non solo nel caso di giudizi pendenti in gradi diversi, ma anche quando i due procedimenti,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1697 del 25 gennaio 2008
«Nel caso di connessione della stessa causa con altra causa pendente davanti ad un diverso giudice dello stesso ufficio, è inidonea a determinare la nullità della sentenza la violazione dell'art. 274, secondo comma, c.p.c., relativo al dovere del...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11357 del 16 maggio 2006
«L'identità di due cause pendenti davanti allo stesso giudice non può determinare il rapporto di litispendenza governato dall'articolo 39, comma primo, c.p.c., che presuppone la contemporanea pendenza della «stessa causa» dinnanzi a «giudici...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7908 del 12 giugno 2001
«Il provvedimento discrezionale di riunione di più cause lascia immutata l'autonomia dei singoli giudizi e non pregiudica la sorte delle singole azioni; pertanto, la loro congiunta trattazione lascia integra la loro identità tanto che la sentenza...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 5210 del 27 maggio 1994
«La riunione in un unico procedimento di più procedimenti pendenti davanti al medesimo ufficio giudiziario è insindacabile in sede di legittimità, ancorché disposta fuori dei casi previsti dall'art. 274 c.p.c., norma che disciplina non una fase...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2009 del 26 febbraio 1994
«Il successivo accertamento, con la sentenza, della invalidità della costituzione in giudizio di una delle parti, che ne comporta la dichiarazione di contumacia, non incide sulla validità dell'udienza di discussione ancorché svoltasi con la sola...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1439 del 26 febbraio 1990
«Dopo l'udienza di discussione della causa, l'ordinamento processuale non autorizza alcuna attività processuale, sia di richieste istruttorie che difensionali, delle parti, nemmeno sotto il profilo della sollecitazione all'esercizio di poteri di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4039 del 11 giugno 1983
«Sia nel rito ordinario che nel nuovo rito del lavoro, nel caso in cui il giudice, cui spetta la direzione del dibattimento, non abbia espressamente limitato la discussione alla trattazione di istanze preliminari, la parte ammessa alla discussione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 26687 del 6 dicembre 2005
«L'ordinamento processuale vigente conosce, oltre che le sentenze definitive di accoglimento o di rigetto, anche le sentenze di inammissibilità e di improcedibilità. Qualora il giudice del merito dichiari, nel dispositivo di una sentenza,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6471 del 15 luglio 1997
«Sebbene, di norma, la pronunzia giurisdizionale sul merito debba essere unica e tale da definire il giudizio con un unica sentenza, quando il giudice riconosca che la sollecitata definizione di una parte della domanda o di alcuni capi dell'unica...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6882 del 20 marzo 2009
«Nel caso in cui vengano proposte domande che si pongono in rapporto di pregiudizialità logica tra loro (come, nella specie, la domanda di accertamento dell'illegittimità del recesso per giusta causa del preponente dal rapporto di agenzia e quelle...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4821 del 18 maggio 1999
«Nel vigente sistema processuale il frazionamento della decisione comporta l'esaurimento dei poteri decisori per la parte della controversia definita con la sentenza interlocutoria, con la conseguenza che la prosecuzione del giudizio non può...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9207 del 28 agosto 1991
«L'uso della facoltà — conferita al giudice del merito dall'art. 277 c.p.c. — di pronunziare, quando ritenga necessaria ulteriore istruzione, una sentenza limitata a quella parte del thema decidendum che di tale istruzione non abbia bisogno, ha...»