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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1965 del 12 ottobre 1995
«In tema di violenza carnale, il reato è perseguibile di ufficio ogni qual volta sia connesso, sia pure solo dal punto di vista investigativo, con altri delitti perseguibili di ufficio, come sono ad esempio i reati di induzione e agevolazione della...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8168 del 19 luglio 1994
«Non è censurabile dal giudice di legittimità l'apprezzamento del giudice di merito, il quale abbia ritenuto che il delitto di ratto a fine di libidine e quello di violenza carnale siano rimasti nettamente separati in relazione alle condotte, non...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3141 del 15 marzo 1994
«Ai fini della configurabilità del delitto di violenza carnale, non si richiede che la violenza sia tale da annullare la volontà del soggetto passivo, ma è sufficiente che la volontà risulti coartata. Neppure è necessario che l'uso della violenza o...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3069 del 13 marzo 1991
«Non può essere concessa, per il reato di violenza carnale, la circostanza attenuante di cui all'art. 62 n. 1 c.p., dell'aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale, invocata e giustificata con l'intenzione di aver commesso il...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6091 del 11 novembre 1988
«Pertanto, la competenza a conoscere la controversia riguardante l'indennità per riconosciuta inidoneità alla navigazione conseguente ad un pregresso stato di malattia va determinata ai sensi del primo comma dello stesso articolo, essendo stati...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5321 del 11 febbraio 2004
«I delitti contro la libertà sessuale commessi prima dell'entrata in vigore della Legge 15 febbraio 1996, n. 66, ai fini dell'applicabilità della circostanza aggravante di cui al capoverso dell'art. 520 c.p. (qualità di pubblico ufficiale), non è...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7186 del 24 maggio 1990
«L'assorbimento del delitto di atti di libidine violenti in quello di violenza carnale si ha soltanto in caso di contestualità degli atti integranti i due reati: in tal caso infatti il delitto di cui all'art. 519 c.p. assume la configurazione di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4426 del 13 maggio 1997
«In tema di violenza sessuale in danno di persona che si trovi in stato di inferiorità psichica o fisica, il nucleo della condotta tipica, contemplata dalla nuova legge sulla violenza sessuale (artt. 609 bis ss. c.p.), è assimilabile a quello...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10704 del 13 dicembre 1996
«Il rapporto di specialità già intercorrente tra l'art. 523 c.p. (ratto a fine di libidine) e l'art. 605 stesso codice (sequestro di persona) comporta che a seguito dell'abrogazione dell'art. 523 c.p., il ratto a fine di libidine, lungi dall'essere...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4701 del 9 febbraio 2005
«Non configura il reato di cui all'art. 527 c.p. (atti osceni) l'attività della ballerina che denudandosi mimi atti sessuali allorché la condotta sia destinata alla visione di persone adulte cha abbiano richiesto di assistervi previa conoscenza...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 48532 del 17 dicembre 2004
«Non è configurabile il reato di atti osceni nel caso di uno spettacolo di lap dance consistente nell'esibizione di ballerine che in un locale pubblico, denudandosi, si toccano e mimano rapporti sessuali coinvolgendo anche gli spettatori presenti,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11864 del 28 ottobre 1986
«Né è dato superare, per escludere l'illiceità di tali atti penalmente vietati nei luoghi indicati dall'art. 527 c.p., (atti osceni) la (irrinunciabile) distinzione tra finzione e realtà, poiché il pubblico, accedendo nelle predette sale...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7786 del 8 agosto 1996
«È ravvisabile il delitto di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., nel fatto di chi sosti con un'auto in luogo pubblico, in posizione visibile ed illuminata da lampioni e con transito fitto di auto e di persone, indossando un «miniabito» che lasci...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4486 del 11 aprile 1992
«Pertanto, anche se i parroci hanno giurisdizione esclusiva sulle sagrestie ed i fedeli non possono disporre liberamente delle cose ivi custodite, il dato di fatto rilevante è che non è interdetto assolutamente l'accesso del pubblico, non è, cioè,...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 13316 del 10 ottobre 1989
«Tra il delitto di atti osceni in luogo aperto al pubblico e quello di violazione di domicilio, e cioè di luogo privato, non sussiste incompatibilità logica, dato che i luoghi aperti o esposti al pubblico sono di norma luoghi privati, tra i quali...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1567 del 20 febbraio 1986
«È luogo pubblico quello continuamente libero, di diritto o di fatto, a tutti o ad un numero indeterminato di persone, ed è certamente tale il cunicolo di collegamento di due gallerie di autostrada cui possono accedere sia il personale delle...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9132 del 25 ottobre 1984
«...blico. Ciò anche nelle ore notturne, per le visite di controllo e di necessità degli infermi, per cui quanto vi si opera è pur sempre percepibile o da estranei o dal personale stesso. Pertanto, ogni camera del nosocomio, in cui sono ricoverati...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12877 del 21 ottobre 1978
«La toilette di un cinema, che non sia chiusa a chiave in modo da impedirne l'accesso, deve considerarsi ai fini del delitto di atti osceni, luogo aperto al pubblico.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5513 del 13 maggio 1978
«...sempre che sussista la possibilità giuridica e pratica per un numero indeterminato di soggetti, ancorché qualificati da un titolo, di accedere senza legittima opposizione di chi sull'ambiente stesso eserciti un potere di fatto o di diritto.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11541 del 11 ottobre 1999
«Ai fini della configurabilità del reato di violenza sessuale di gruppo l'espressione «più persone» contenuta nell'art. 609 octies c.p. comprende anche l'ipotesi che gli autori del fatto siano soltanto due.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1901 del 24 maggio 1996
«Non è perciò corretto ravvisare ex post l'ipotesi colposa deducendo la negligenza dal fatto stesso che l'atto sia stato visto da qualcuno. (Nel caso di specie la Corte ha annullato senza rinvio, prosciogliendo l'imputato perché il fatto non...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 41735 del 22 novembre 2001
«La esibizione degli organi genitali maschili integra il reato di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., e non quello di atti contrari alla pubblica decenza, di cui all'art. 726 stesso codice, stante la inequivoca attinenza di tale gesto, allorché...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10657 del 24 novembre 1997
«Infatti, anche se la legge n. 86 del 1990 ha introdotto nel testo dell'art. 358 citato una nozione di incaricato di pubblico servizio più restrittiva di quella precedente, non è dubbio che i bidelli di scuola elementare, accanto a prestazioni...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8959 del 3 ottobre 1997
«Il criterio discretivo va individuato nel contenuto più specifico del delitto di «atti osceni», che si richiama alla «verecondia sessuale», rispetto a quel complesso di regole etico-sociali, che impongono a ciascuno di astenersi da tutto quanto...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9435 del 7 settembre 1995
«L'esibizione ostentata verso una donna del pene maschile, avente il fine di un soddisfacimento erotico dell'agente, integra il reato di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., e non già quello di atti contrari alla pubblica decenza, di cui all'art....»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3598 del 29 novembre 1995
«Il colloquio e il contenuto della conversazione telefonica offerta dalla linea «144», indipendentemente dal suo contenuto, non integra gli estremi previsti dall'art. 527 c.p., non concretizzando la manifestazione verbale di oscenità i requisiti di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4582 del 31 maggio 1986
«Ai fini della sussistenza del reato di esposizione al pubblico di manifesti contrari al pudore ed alla decenza, di cui all'art. 1, L. 12 dicembre 1960, n. 1591 — in relazione all'art. 528 c.p. — non vale, ad escludere l'offensività del normale...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5308 del 7 giugno 1984
«Ed invero l'elemento psichico dell'ipotesi in questione consiste, oltreché nell'ipotesi di riprendere le immagini oscene (dolo generico), anche nello scopo di farne distinzione e, nel campo cinematografico, di farne oggetto di pubblica proiezione...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26925 del 4 luglio 2001
«L'art. un. della legge 17 luglio 1975, n. 355, nello stabilire la non punibilità di titolari e addetti alla rivendita di giornali e riviste per i reati di cui agli artt. 528 e 725 c.p. quando essi si limitino a detenere, rivendere ed esporre,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 135 del 10 gennaio 1998
«Infatti la capacità offensiva dell'osceno è condizionata dal contesto ambientale in cui è presentato; conseguentemente lo spettacolo osceno che si svolga con particolari modalità di riservatezza e di cautela in presenza di sole persone adulte non...»