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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4866 del 1 marzo 2007
«La mancata comunicazione al procuratore costituito di una delle parti delle ordinanze pronunziate fuori udienza determina la nullità delle attività riconducibili alle udienze posteriormente celebrate, che si estende agli atti successivi del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9792 del 14 giugno 2012
«L'istituto della rimessione in termini, di cui all'art. 184 bis c.p.c. (nella formulazione anteriore all'abrogazione disposta dall'art. 46 della legge 18 giugno 2009, n. 69, operante nella specie "ratione temporis"), dovendo essere letto alla luce...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4841 del 26 marzo 2012
«La rimessione in termini prevista dall'art. 153, comma 2, c.p.c. (ovvero, in precedenza, dall'art. 184 bis dello stesso codice) deve essere domandata dalla parte interessata senza ritardo e non appena essa abbia acquisito la consapevolezza di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 19836 del 28 settembre 2011
«La rimessione in termini, tanto nella versione prevista dall'art. 184 bis c.p.c. che in quella di più ampia portata contenuta nell'art. 153, secondo comma, c.p.c., come novellato dalla legge 18 giugno 2009 n. 69, richiede la dimostrazione che la...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 15144 del 11 luglio 2011
«Il mutamento della propria precedente interpretazione della norma processuale da parte del giudice della nomofilachia (c.d. "overruling"), il quale porti a ritenere esistente, in danno di una parte del giudizio, una decadenza od una preclusione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 17704 del 29 luglio 2010
«L'istituto della rimessione in termini di cui all'art. 184 bis c.p.c. (nella formulazione anteriore all'abrogazione disposta dall'art. 46 della legge 18 giugno 2009, n. 69) applicabile "ratione temporis", deve essere letto alla luce dei principi...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1014 del 23 gennaio 2003
«L'art. 184 bis c.p.c. (introdotto dall'art. 19 della legge 26 novembre 1990, n. 353 e modificato quanto al primo comma dall'art. 6 del decreto legge 18 ottobre 1995, n. 432, convertito nella legge 29 dicembre 1995, n. 534) consente, nella sua...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11279 del 28 agosto 2000
«La rimessione in termini è un istituto certamente non incompatibile con il rito del lavoro che, prima della novella introdotta dalla legge n. 353 del 1990 (in vigore dal 30 aprile 1995), trovava il suo fondamento nell'art. 421 c.p.c., e, a seguito...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5220 del 7 marzo 2007
«Nel procedimento di reclamo ai sensi dell'art. 22 legge fall., la regolare instaurazione del contraddittorio è adeguatamente realizzata con la costituzione del debitore, senza che rilevino nè l'inesistenza della notificazione del decreto di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 16361 del 20 agosto 2004
«Nella procedura prefallimentare, quando il creditore istante fa ricorso alla notificazione a mezzo posta al debitore del ricorso e del decreto di fissazione dell'udienza di convocazione, l'obbligo corrispondente alla possibilità d'esercizio del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7795 del 22 ottobre 1987
«Il decreto con il quale la corte d'appello, in accoglimento del ricorso del creditore istante contro il provvedimento negativo dei primi giudici, rimette d'ufficio gli atti al tribunale per la dichiarazione di fallimento a norma del terzo comma...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1603 del 12 marzo 1982
«Nel giudizio di rinvio conseguente alla cassazione di un decreto emesso dalla Corte d'appello in sede di reclamo avverso un decreto del tribunale fallimentare, che deve svolgersi col rito camerale a termini del combinato disposto degli artt. 394...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22476 del 29 novembre 2004
«In sede di reclamo avverso il decreto di rigetto del ricorso di fallimento, la Corte d'Appello, a seguito della dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'art. 22, legge fall., (corte cost., n. 328 del 1999), è tenuta a provvedere sulla...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9930 del 11 maggio 2005
«Nel procedimento di reclamo disciplinato dall'art. 26 legge fall., quando si controverta su situazioni incidenti su diritti soggettivi, trovano applicazione le norme generali dei procedimenti camerali (artt. 737-742 bis c.p.c.) ed il tribunale è...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5501 del 5 aprile 2012
«Il reclamo ex art. 26 legge fall., nella formulazione anteriore al d.l.vo 9 gennaio 2006, n. 5 (applicabile "ratione temporis") apre un procedimento di tipo inquisitorio, nel quale il tribunale, investito di tutta la procedura e nell'esercizio...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3981 del 27 febbraio 2004
«Il procedimento camerale introdotto, ai sensi dell'art. 26 della legge fallimentare, dal reclamo avverso il provvedimento del giudice delegato dal soggetto al quale sia negato un diritto di prelazione (nella specie, a norma della legge 23 luglio...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 13212 del 10 settembre 2003
«In tema di reclamo ai sensi dell'art. 25 legge fall. avverso i provvedimenti del giudice delegato, la fissazione dell'udienza collegiale da parte di quest'ultimo non determina alcuna nullità, poiché manca un'espressa previsione, sia nella legge...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3716 del 13 marzo 2003
«In sede di reclamo al tribunale fallimentare avverso i provvedimenti del giudice delegato su questioni involgenti diritti soggettivi, l'osservanza del principio del contraddittorio richiede, a norma dell'art. 26 legge fall. (nel testo risultante...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 13487 del 16 settembre 2002
«La fissazione dell'udienza di comparizione delle parti nel periodo feriale, deve ritenersi affetta da nullità anche nei procedimenti in camera di consiglio di carattere contenzioso, per violazione del principio del contraddittorio e del diritto di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 12969 del 13 luglio 2004
«Il nuovo testo dell'art. 111 Cost., novellato dalla legge costituzionale 23 novembre 1999, n. 2, non impone alcuna interpretazione correttiva della disciplina del reclamo fallimentare tale da richiedere, in nome del principio di imparzialità del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10936 del 2 novembre 1998
«Il principio generale posto dall'art. 23, ultimo comma, della L. fall., secondo cui i provvedimenti del tribunale nell'ambito della giurisdizione fallimentare non sono reclamabili davanti alla Corte d'appello (se non nei casi previsti dalla stessa...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3490 del 24 marzo 1993
«Il decreto con il quale il tribunale fallimentare, in sede di reclamo ai sensi dell'art. 26 legge fallimentare, neghi, ad un creditore insinuato — ma non ammesso — al passivo, il diritto di proporre contestazioni a rendiconto predisposto dal...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2488 del 21 febbraio 2002
«Avverso il decreto del tribunale che decide sul reclamo avverso il decreto di trasferimento emesso dal giudice delegato in sede di liquidazione dell'attivo fallimentare, è ammesso il ricorso straordinario per cassazione per violazione di legge ex...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 15061 del 15 luglio 2005
«Il decreto del tribunale fallimentare che decide il reclamo avverso il provvedimento con il quale il giudice delegato, dopo la omologazione del concordato fallimentare, con assunzione degli obblighi da parte di un terzo, senza liberazione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5905 del 24 marzo 2004
«Il provvedimento camerale ex art. 26 legge fall., con cui il tribunale rigetta il reclamo proposto contro il decreto del giudice delegato relativo alla liquidazione del compenso al difensore, per l'assistenza prestata alla curatela fallimentare in...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 17898 del 25 novembre 2003
«Il ricorso straordinario per cassazione avverso il provvedimento con il tribunale fallimentare abbia deciso, ai sensi dell'art. 26 l. fall., il reclamo relativo al decreto di liquidazione delle competenze dovute al legale della curatela...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9198 del 6 giugno 2002
«In tema di fallimento, il decreto di liquidazione del compenso al curatore deve essere specificamente motivato in ordine alle specifiche opzioni discrezionali adottate dal giudice di merito così come demandategli dall'art. 39 legge fall. e dalle...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2760 del 25 febbraio 2002
«Giudice competente alla liquidazione del compenso al curatore, ai sensi dell'art. 39 della legge fallimentare, è il tribunale presso cui pende il fallimento, non rilevando la circostanza che il curatore sia stato nominato da altro tribunale, posto...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 18144 del 20 dicembre 2002
«Il provvedimento del tribunale fallimentare confermativo, in sede di ricorso ai sensi dell'art. 36 legge fall., del decreto con il quale il giudice delegato abbia rigettato l'istanza di accertamento della personale responsabilità del curatore per...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7744 del 23 aprile 2004
«Il provvedimento con cui il tribunale fallimentare, a seguito del reclamo, confermi il decreto con cui il giudice delegato abbia respinto l'istanza del fallito di sospensione del riparto delle attività liquide, non è ricorribile per cassazione ai...»