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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6313 del 7 luglio 1984
«Perché si realizzi il pericolo per la pubblica incolumità, tutelato dai delitti di incendio doloso o colposo, necessita un incendio di vaste proporzioni che abbia tendenze a diffondersi e sia difficile a spegnersi. Ne consegue che un fuoco che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 20391 del 30 maggio 2005
«La condotta del gestore di un bar che somministri, per mero errore, al posto di un bicchiere d'acqua, uno contenente liquido per lavastoviglie, custodito in una bottiglia recante l'etichetta di una nota acqua minerale, non integra alcuna ipotesi...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 6638 del 16 luglio 1984
«Il reato di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni mira a tutelare le persone inserite nell'ambiente lavorativo ed, in genere, tutti coloro che, per assolvere i compiti ad essi connessi, debbono recarsi sul luogo ove sussista la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7337 del 22 febbraio 2007
«La circostanza aggravante prevista dall'art. 437, comma secondo, c.p. (accadimento di infortunio o disastro come conseguenza della rimozione od omissione dolosa delle cautele destinate a prevenirli) è configurabile solo quando gli infortuni o i...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 350 del 14 gennaio 1999
«Per la configurazione del delitto previsto dall'art. 437 c.p., occorre che la rimozione od omissione di cautele abbia posto in pericolo la pubblica incolumità e che l'agente abbia tenuto la condotta vietata nonostante la consapevolezza di tale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7296 del 11 giugno 1980
«Il delitto di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e le contravvenzioni di cui alle leggi antinfortunistiche danno luogo non a un conflitto di norme, ma ad un'ipotesi di concorso formale eterogeneo di reati.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12691 del 7 ottobre 1977
«Le norme contenute nelle leggi speciali dirette alla prevenzione degli infortuni sul lavoro non hanno, espressamente o implicitamente, abrogato l'art. 437 c.p. né sono in rapporto di specialità con le disposizioni di quest'ultimo. Infatti, per la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 16492 del 27 novembre 1989
«Il reato di cui all'art. 444 c.p. rientra nella categoria dei reati di pericolo, per cui è sufficiente l'esposizione a pericolo del bene tutelato. Non è richiesta quindi la sussistenza di atti effettivi di commercio della merce nociva, destinata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6150 del 26 maggio 2000
«Il reato previsto dall'art. 445 c.p. si riferisce, quanto al concetto di “specie”, alla vendita di “aliud pro alio” attuata nell'ambito della somministrazione di medicinali, non già al caso della vendita di un medicinale in luogo di una sostanza...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 691 del 27 gennaio 1983
«Il reato di cui all'art. 464 primo comma, c.p. è punito a titolo di dolo e questo consiste nella consapevolezza della falsità del valore di bollo all'atto della ricezione.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4261 del 28 gennaio 2013
«Non sono annoverabili tra le “carte di pubblico credito”, quali definite dall'art. 458 c.p., titoli che, pur avendo l'apparenza di essere stati emessi da governi o da altri istituti a ciò autorizzati, siano però di pura fantasia, non avendo in...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4254 del 1 aprile 1999
«In tema di falso, la grossolanità della contraffazione, che dà luogo al reato impossibile, non va giudicata alla stregua delle conoscenze e delle conclusioni di un esperto del settore. Invero la punibilità è esclusa solo quando il falso sia ictu...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 41108 del 24 ottobre 2011
«In tema di falso nummario, la grossolanità della contraffazione, che dà luogo al reato impossibile, si apprezza solo quando il falso sia "ictu oculi" riconoscibile da qualsiasi persona di comune discernimento ed avvedutezza e non si debba far...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5551 del 12 maggio 1992
«Ai fini della configurabilità del delitto di cui all'art. 453, n. 3, c.p., il fatto che le banconote falsificate siano state portate da un'altra persona nel luogo in cui doveva avvenire lo scambio non esclude la detenzione da parte dell'imputato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3295 del 20 aprile 1983
«L'uso di valori di bollo contraffatti o alterati, punito dall'art. 464 c.p. come reato autonomo se commesso da chi non sia concorso nella contraffazione o nell'alterazione, è quello conforme alla naturale destinazione dei valori; non vi rientra,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1490 del 15 febbraio 1982
«Il reato di contraffazione di sigillo si consuma nel momento e nel luogo in cui la contraffazione viene eseguita non occorrendo che venga fatto uso dello strumento contraffatto. L'uso di strumenti il cui sigillo sia stato contraffatto costituisce...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5607 del 12 maggio 2000
«Integra il reato di cui all'art. 470 c.p. la vendita di metalli recanti la contraffazione dello strumento certificativo, a nulla rilevando la grossolanità della punzonatura contraffatta né la mancata stampigliatura sul metallo della sigla del...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5139 del 5 maggio 1995
«In virtù del principio sancito dall'art. 40, cpv. c.p. può essere chiamato a rispondere di omicidio preterintenzionale il funzionario di polizia che sia assente dal luogo ove il fatto si è verificato, violando l'obbligo di impedire che la condotta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12328 del 13 dicembre 1988
«In tema di rissa, il reato è integrato quando si verifichi una violenta contesa, con vie di fatto e con il proposito di ledersi reciprocamente, tra tre o più persone; contesa che, anche per la possibilità che altre persone intervengano a prendere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1729 del 11 febbraio 1988
«Per la sussistenza del delitto di rissa, se è necessaria la presenza di almeno tre corrissanti in un medesimo contesto spazio-temporale, non occorre che gli stessi vengano contemporaneamente ed insieme a vie di fatto, né che la rissa abbia luogo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1022 del 3 febbraio 1983
«La mera partecipazione ad una rissa non postula, di per sé, il concorso nei delitti più gravi commessi da uno o da alcuno dei corrissanti, essendo necessario dimostrare che anche gli altri abbiano consapevolmente concorso, materialmente o...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8775 del 4 marzo 2011
«Risponde di concorso nel delitto di violenza sessuale di gruppo colui che, pur non presente nel luogo e nel momento della violenza consumata dai correi, abbia comunque apportato un contributo causale al reato oggetto di volontà comune....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 15619 del 23 aprile 2010
«La commissione di atti di violenza sessuale di gruppo si distingue dal concorso di persone nel reato di violenza sessuale, perché non è sufficiente, ai fini della sua configurabilità, l'accordo della volontà dei compartecipi, ma è necessaria la...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 45970 del 19 dicembre 2005
«In tema di violenza sessuale di gruppo, allorché gli atti sessuali non vengano posti in essere in unico contesto temporale, ma intercorra un apprezzabile periodo di tempo fra i vari episodi, ciascuno dei quali caratterizzato dalla ripresa...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6464 del 1 giugno 2000
«Ai fini della configurabilità del reato di violenza sessuale di gruppo, previsto dall'art. 609 octies c.p., è necessario che più persone riunite partecipino alla commissione del fatto; non è tuttavia richiesto che tutti i componenti del gruppo...»
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Cassazione penale, Sez. III, ordinanza n. 2851 del 9 settembre 1996
«La condotta che configura il reato di violenza sessuale di gruppo si differenzia da quella disciplinata nell'art. 609 bis c.p. per il numero dei partecipanti e dà luogo ad un'ipotesi autonoma di reato per l'introduzione di quest'elemento di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 28554 del 24 giugno 2004
«La circostanza attenuante del ravvedimento operoso prevista dalla seconda parte dell'art. 62, n. 6 c.p. ha pacificamente natura soggettiva ed è ravvisabile solo se l'azione è determinata da motivi interni e non influenzata da fattori quali...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 13028 del 12 novembre 1999
«L'attenuante del ravvedimento operoso di cui all'art. 62 c.p. presuppone che il soggetto, dopo la consumazione del reato, si adoperi fattivamente per eliminare o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del commesso reato; essa non può essere...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6863 del 14 giugno 1994
«In tema di stupefacenti, l'attenuante speciale di cui all'art. 73, comma 7, D.P.R. n. 309/1990 ha una configurazione più ampia di quella prevista dall'art. 62 n. 6 c.p. Essa non si ricollega al reato, bensì alla «attività criminosa», che è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 467 del 20 gennaio 1992
«In tema di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, può dare luogo all'applicazione delle attenuanti generiche, ma non di quella dell'attivo ravvedimento, la collaborazione prestata dall'imputato con le chiamate di correità rese...»