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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3140 del 10 settembre 1976
«Quando oggetto del giudizio è il risarcimento dei danni derivanti dall'inadempimento di obbligazione contrattuale non pecuniaria e nella citazione è indicata la somma corrispondente alla prestazione inadempiuta, il giudice di merito può condannare...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 490 del 20 gennaio 1999
«In tema di liquidazione del danno da fatto illecito, l'adozione del criterio di determinazione della somma dovuta a titolo di risarcimento del danno alla salute e di quello morale alla stregua del sistema cosiddetto del «valore di punto...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9376 del 24 settembre 1997
«Poiché la rivalutazione ha la funzione di adeguare il quantum di una prestazione risarcitoria al valore del bene perduto dal danneggiato, da un lato anche il danno biologico e quello morale sono suscettivi di valutazione all'attualità, ossia al...»
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Cassazione civile, sentenza n. 4642 del 18 agosto 1982
«Funzione primaria degli interessi è, nelle obbligazioni pecuniarie, quella corrispettiva, quali frutti civili della somma dovuta, e nei contratti di scambio, caratterizzati dalla contemporaneità delle reciproche prestazioni, quella compensativa...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6111 del 7 luglio 1997
«Il risarcimento del danno subito dalla pubblica amministrazione creditrice, in base ad un rapporto contrattuale (nella specie: di appalto di servizi), di una prestazione pecuniaria, per la mancata tempestiva disponibilità della somma dovutale, a...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1956 del 30 gennaio 2007
«In tema di responsabilità contrattuale, la prevedibilità del danno risarcibile deve essere valutata con riferimento non al momento in cui è sorto il rapporto obbligatorio ma a quello in cui il debitore, dovendo dare esecuzione alla prestazione e,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5566 del 30 ottobre 1984
«Per la configurabilità del dolo del debitore nell'inadempimento ovvero nell'incompleto o inesatto adempimento della prestazione dovuta — in difetto del quale l'art. 1225 c.c., ponendo un'eccezione alla regola generale della risarcibilità...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2910 del 13 marzo 1995
«Nell'ambito della valutazione equitativa del danno, è consentito al giudice inglobare in un'unica somma, insieme con la prestazione principale, interessi e rivalutazione monetaria, ove anche per tali voci ricorrano le condizioni di cui all'art....»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 13180 del 5 giugno 2007
«L'art. 1227, primo comma, c.c., che prevede la diminuzione del risarcimento nei confronti del danneggiato nel caso di concorso della colpa del danneggiato alla causazione del danno, si applica al solo rapporto tra danneggiante e danneggiato, ma...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2469 del 19 febbraio 2003
«In caso di obbligazione solidale dal lato passivo, l'accertamento del debito nei riguardi di uno solo dei condebitori non richiede la necessaria partecipazione al giudizio anche dell'altro e non fa stato nei suoi confronti. Ciò non impedisce...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5150 del 11 maggio 1995
«In tema di responsabilità del debitore per fatto degli ausiliari, l'art. 1228 c.c., disposizione con cui è stata estesa all'ambito contrattuale la disciplina contenuta negli artt. 2048 e 2049 c.c., presuppone che l'opera svolta da questi ultimi...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 280 del 5 febbraio 1971
«Una clausola è esclusiva o limitativa della responsabilità contrattuale qualora stabilisca che il contraente, se non adempirà puntualmente la prestazione promessa, non incorrerà, o incorrerà solo limitatamente nelle sanzioni conseguenti alla sua...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 7987 del 7 agosto 1990
«Nei contratti con prestazioni corrispettive, il contraente che abbia adempiuto la propria prestazione non è tenuto, nel caso di inadempimento totale o parziale dell'altro contraente, a svolgere attività per conseguire aliunde la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4174 del 15 luglio 1982
«L'osservanza degli obblighi di diligenza e di buona fede che fanno carico al creditore o al danneggiato impone a questi ultimi soltanto un comportamento corretto, rivolto a circoscrivere il pregiudizio subito e ad impedirne l'eventuale espansione,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 15980 del 6 luglio 2010
«L'atto con il quale le parti convengono la modificazione quantitativa di una precedente obbligazione ed il differimento della scadenza per il suo adempimento, non costituisce una novazione e non comporta, dunque, l'estinzione dell'obbligazione...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1218 del 21 gennaio 2008
«L'atto con il quale le parti convengono la modificazione quantitativa di una precedente obbligazione ed il differimento della scadenza per il suo adempimento, non costituisce una novazione e non comporta, dunque, l'estinzione dell'obbligazione...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16038 del 17 agosto 2004
«Poiché la novazione oggettiva si configura come un contratto estintivo e costitutivo di obbligazioni, caratterizzato dalla volontà di far sorgere un nuovo rapporto obbligatorio in sostituzione di quello precedente con nuove ed autonome situazioni...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12039 del 12 settembre 2000
«L'animus novandi, che dev'essere comune ad entrambe le parti e rappresenta la volontà di estinguere l'obbligazione precedente, costituisce elemento essenziale della novazione, che rispecchia lo specifico intento negoziale dei contraenti e...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5646 del 10 giugno 1994
«La remissione del debito, pur non richiedendo forma solenne e formule particolari, deve peraltro contenere la inequivoca manifestazione di volontà del creditore volta alla rinuncia della prestazione. Pertanto, in mancanza di una manifestazione...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1100 del 20 aprile 1974
«La remissione di debito, pur non richiedendo formule sacramentali, deve consistere nella dichiarazione recettizia del creditore, comunicata al debitore, di rinunziare alla prestazione da questo dovutagli. Non può considerarsi valida remissione del...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1752 del 6 giugno 1972
«La norma dell'art. 1301 c.c. postula che quello che viene rimesso a favore di uno dei debitori sia un debito solidale cioè un'unica prestazione alla quale sono tenuti più soggetti, ciascuno dei quali può essere costretto ad adempierla per intero...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2055 del 22 giugno 1972
«Agli effetti della compensazione legale, la inesigibilità del credito per indeterminatezza del soggetto legittimato a richiederne il pagamento, viene meno retroattivamente dal momento in cui ex post si accerti la titolarità soggettiva di tale...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9904 del 20 giugno 2003
«In base al combinato disposto degli articoli 1246, n. 3, c.c. e 545, n. 3 c.p.c., le somme dovute ai privati a titolo di crediti di lavoro sono pignorabili e compensabili nella limitata misura di un quinto; tale limite non opera quando i...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 23618 del 20 dicembre 2004
«Mentre l'impossibilità giuridica dell'utilizzazione del bene per l'uso convenuto o per la sua trasformazione secondo le previste modalità, quando derivi da disposizioni inderogabili già vigenti alla data di conclusione del contratto, rende nullo...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10690 del 27 settembre 1999
«Allorché l'atto d'appello si risolva nella reiterazione di argomentazioni già motivatamente disattese in primo grado, anche la semplice condivisione delle osservazioni del primo giudice da parte del giudice del gravame vale a soddisfare il...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9304 del 9 novembre 1994
«La sopravvenuta impossibilità che, ai sensi dell'art. 1256 c.c., estingue l'obbligazione, è quella che concerne direttamente la prestazione e non quella che pregiudica le possibilità della sua utilizzazione da parte del creditore. (Nella specie,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8249 del 13 agosto 1990
«La liberazione del debitore per sopravvenuta impossibilità della sua prestazione in tanto può verificarsi in quanto, secondo le previsioni degli artt. 1218 e 1256 c.c., concorrano l'elemento obiettivo dell'impossibilità di eseguire la prestazione,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2691 del 16 marzo 1987
«Il debitore di somma determinata in valuta estera, se inadempiente, nel caso di sopravvenuta svalutazione della moneta italiana rispetto a quella straniera, deve la differenza tra il cambio della data della scadenza e quello della data del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7580 del 22 dicembre 1983
«La sopravvenuta impossibilità della prestazione, se non è imputabile al debitore, determina l'estinzione dell'obbligazione, mentre, se è imputabile al debitore, determina la conversione dell'obbligazione di adempimento in quella di risarcimento...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1139 del 24 febbraio 1982
«In ipotesi di preliminare di vendita di costruzione ancora da realizzare poi non ultimata perché in contrasto con le norme di piano regolatore, non si ha nullità del contratto, ai sensi degli artt. 1256, 1463 e 1472 c.c., non vertendosi in tema di...»