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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 268 del 18 aprile 1998
«Gli eredi dell'autore della domanda di riparazione per l'ingiusta detenzione sono legittimati a proseguire il giudizio in caso di decesso dell'interessato nelle more del giudizio, trovando applicazione nel caso, dato il carattere economico del...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1551 del 24 settembre 1994
«È legittimo il sequestro preventivo di sacchetti di plastica commercializzati senza che sia stata pagata l'imposta di fabbricazione, in quanto la misura cautelare risponde all'esigenza di evitare la prosecuzione di una condotta che per finalità...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4374 del 20 gennaio 1996
«Il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, di cui all'art. 517 c.p., si consuma nel momento in cui l'opera o il prodotto vengano posti in vendita o messi in altro modo in circolazione, sicché l'elemento oggettivo di esso va...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26754 del 2 luglio 2001
«In tema di misure cautelari reali, la funzione di controllo attribuita al giudice del riesame, se pure consente di confermare il provvedimento impositivo anche per ragioni diverse da quelle indicate nel provvedimento stesso, trova un limite nella...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 34655 del 28 settembre 2005
«Ai fini della preclusione connessa al principio ne bis in idem, l'identità del fatto sussiste quando vi sia corrispondenza storico-naturalistica nella configurazione del reato, considerato in tutti i suoi elementi costitutivi (condotta, evento,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7863 del 4 agosto 1990
«La domanda del venditore per il pagamento del prezzo e quella del compratore per la riduzione del prezzo per vizi della merce e la compensazione del prezzo stesso con il credito per il richiesto risarcimento del danno, pur essendo connesse, non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2385 del 18 marzo 1983
«Ai fini della configurabilità del reato di manovre speculative su merci mediante sottrazione all'utilizzazione o al consumo, non è sufficiente la semplice detenzione della merce in magazzino ovvero la prassi commerciale di rifiutare la vendita a...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2291 del 30 luglio 1994
«Il bene giuridico tutelato dal reato di frode nell'esercizio del commercio (art. 515 c.p.) va individuato nel leale esercizio di tale attività, e la condotta tipica punita consiste nella consegna di una cosa diversa per origine, provenienza,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5477 del 12 giugno 1986
«Ai fini della configurabilità del delitto di frode in commercio, previsto dall'art. 515 c.p., è sufficiente anche il compimento di un solo atto di «commercio» inteso nel senso obiettivo di atto di vendita comunque configurato a prescindere dalla...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5588 del 5 febbraio 2008
«Persone offese del reato di frode nell'esercizio del commercio, che ha natura plurioffensiva, sono il produttore della merce surrettiziamente scambiata e l'acquirente-consumatore dello stessa, ai quali deve essere riconosciuta la legittimazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4350 del 7 maggio 1985
«In tema di frode in commercio, qualora la merce consegnata all'acquirente sia diversa da quella pattuita per più ragioni (nella specie qualità e provenienza) si realizza un unico reato e non più reati concorrenti.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2038 del 3 agosto 1998
«La detenzione di cibi congelati o surgelati accompagnata dalla mancata segnalazione nel menù di tale stato di conservazione degli alimenti ipotizza il reato di cui agli artt. 56 e 515 c.p., a condizione che vi sia stato un inizio di pattuizione...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 23819 del 9 giugno 2009
«Il delitto di frode nell'esercizio del commercio è configurabile anche nel caso in cui l'acquirente non effettui alcun controllo sulla merce offerta in vendita, essendo irrilevanti sia l'atteggiamento, fraudolento o meno, del venditore, che la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 338 del 26 febbraio 1973
«Per la sussistenza del delitto di frode nell'esercizio del commercio non occorrono artifizi e raggiri da parte del venditore, essendo insito l'inganno nella obiettività della consegna di una cosa per un'altra (aliud pro alio), ovvero di una cosa...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 13151 del 12 aprile 2005
«In base al dettato dell'art. 6 c.p., il reato si considera commesso nel territorio dello Stato quando l'azione od omissione che lo costituisce è ivi avvenuta, in tutto od in parte, ovvero si è verificato nel territorio italiano l'evento che è...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8383 del 19 febbraio 2003
«Il reato di frode in commercio, nel caso di vendita di merce da piazza a piazza, si consuma non nel luogo in cui il venditore si libera della propria obbligazione, ai sensi dell'art. 1510 c.c., con la consegna della merce al vettore o...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5166 del 30 maggio 1984
«Il delitto di frode in commercio si consuma soltanto con la consegna materiale della merce all'acquirente, e tale criterio non subisce modificazioni nel caso di vendite da piazza a piazza.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4897 del 26 maggio 1983
«Nel reato di frode in commercio il soggetto che riceve un danno dalla frode è il consumatore: pertanto la competenza per territorio è quella dell'autorità giudiziaria del luogo in cui è avvenuta la vendita al dettaglio, e non quella del luogo di...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 28 del 9 marzo 2000
«Il delitto di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico (art. 483 c.p.) è configurabile solo nei casi in cui una specifica norma giuridica attribuisca all'atto la funzione di provare i fatti attestati dal privato al pubblico...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14161 del 13 dicembre 1999
«Il tentativo di frode in commercio può esser integrato anche indipendentemente da ogni concreto rapporto con l'acquirente, essendo invece decisive, al fine suddetto, solo l'idoneità e la non equivocità degli atti nella direzione di una consegna....»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 548 del 26 aprile 1997
«In tema di tentativo di frode in commercio, l'offerta al pubblico, quando sia concretamente configurabile come proposta contrattuale, è condotta idonea diretta in modo non equivoco alla conclusione del contratto finale, e quindi alla consumazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7446 del 26 giugno 1992
«Agli effetti del reato tentato non è consentito distinguere fra atti preparatori ed atti esecutivi, mentre ciò che conta, oltre all'idoneità, è la non equivocità degli atti. Ne consegue che bene è ritenuto responsabile del reato di tentativo di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7239 del 24 maggio 1990
«Il tentativo di frode commerciale (artt. 56 e 515 c.p.) è ammissibile solo in presenza di una contrattazione idoneamente e inequivocabilmente predisposta alla consegna di merce diversa a chi in concreto intenda acquistarla, non essendo sufficiente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6667 del 5 giugno 1998
«La fattispecie di vendita di sostanze alimentari non genuine, di cui all'art. 516 c.p., risulta essere sussidiaria rispetto a quella dell'art. 515 c.p. — frode nell'esercizio del commercio — e copre l'area della mera immissione sul mercato, cioè...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 23276 del 19 maggio 2004
«In materia di sostanze alimentari il concetto di genuinità non è soltanto quello naturale, ma anche quello formale fissato dal legislatore con la indicazione delle caratteristiche e dei requisiti essenziali per qualificare un determinato tipo di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8662 del 25 luglio 1998
«Il delitto di cui all'art. 516 c.p. si consuma nel momento in cui la sostanza è messa in vendita o altrimenti in commercio, senza che sia richiesta la vendita effettiva. Tale commercializzazione coincide con il momento in cui la merce esce dalla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8292 del 9 marzo 2006
«Il delitto di cui all'art. 516 c.p., vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, copre l'area della semplice immissione sul mercato ed è sussidiario rispetto a quello di cui all'art. 515 c.p., frode in commercio, atteso che...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9979 del 5 marzo 2003
«L'art. 517 c.p., nel prevedere come condotta penalmente rilevante, accanto a quella del porre in vendita, anche quella del porre «altrimenti in circolazione» opere dell'ingegno o prodotti industriali con segni mendaci, si differenzia dal...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2003 del 15 gennaio 2008
«In tema di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, deve escludersi la natura di reato di pericolo del delitto di cui all'art. 517 c.p., in quanto il bene tutelato non è l'interesse dei consumatori o quello degli altri produttori, ma è...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8734 del 4 marzo 2010
«Il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci non è configurabile nel caso di merce in transito nel territorio nazionale, non destinata all'immissione in consumo o alla libera pratica in Italia. (Nella specie, l'impugnato sequestro...»