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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9755 del 4 maggio 2011
«Nell'interpretazione dei contratti, l'art. 1363 c.c. impone di procedere al coordinamento delle varie clausole e di interpretarle complessivamente le une a mezzo delle altre, attribuendo a ciascuna il senso risultante dall'intero negozio;...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5287 del 8 marzo 2007
«Nell'ambito dei canoni di interpretazione delineati dagli artt. 1362 e segg. c.c. e, in particolar modo, nell'interpretazione delle norme dei contratti collettivi di lavoro di diritto comune, non esiste un principio di gerarchia tra i canoni...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6641 del 5 aprile 2004
«Nella interpretazione del contratto, è necessario procedere al coordinamento delle varie clausole contrattuali, prescritto dall'art. 1363. c.c., anche quando l'interpretazione possa essere compiuta sulla base del senso letterale delle parole senza...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10298 del 16 luglio 2002
«In tema di interpretazione del contratto, qualora la medesima vicenda negoziale ed i relativi effetti abbiano formato oggetto di due o più atti scritti, il giudice è tenuto, giusta disposto dell'art. 1363 c.c., ad esaminare tutte le convenzioni...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9021 del 3 luglio 2001
«Nella interpretazione delle clausole dei contratti collettivi, il senso letterale delle parole usate dalle parti sociali, pur costituendo necessario punto di partenza della indagine ermeneutica, non può avere carattere prioritario nella...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10500 del 9 agosto 2000
«Nell'interpretazione della disciplina contrattuale collettiva dei rapporti di lavoro — la quale spesso è articolata su diversi livelli (nazionale, provinciale, aziendale, ecc.), regola una materia vasta e complessa in ragione della interdipendenza...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5599 del 7 giugno 1999
«Sussiste violazione delle norme sull'interpretazione dei contratti, e in particolare del criterio dell'interpretazione complessiva stabilito dall'art. 1363 c.c., qualora sia omessa, pur ricorrendone le condizioni, l'applicazione del predetto...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1877 del 21 febbraio 1995
«In base ai principi che regolano la successione delle leggi nel tempo, l'illiceità (e la conseguente invalidità) del contratto deve essere riferita alle norme in vigore nel momento della sua conclusione e, pertanto, il negozio giuridico nullo...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5586 del 17 maggio 1993
«Il criterio di interpretazione complessiva delle clausole contrattuali, di cui all'art. 1363 c.c., trova applicazione anche per le previsioni di contratti collettivi di diverso livello, tra le quali esista un rapporto di reciproca correlazione.»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 237 del 18 gennaio 1978
«L'interpretazione complessiva delle clausole contrattuali, disposta dall'art. 1363 c.c., non postula necessariamente la validità delle clausole utilizzate come strumento di ricostruzione della volontà dei contraenti, in quanto le clausole...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2616 del 9 luglio 1976
«L'art. 1364 c.c. non vieta di accertare, secondo le comuni regole dell'interpretazione, se nella comune intenzione degli stipulanti, l'oggetto del contratto fosse più o meno ampio, indipendentemente dal tenore letterale delle parole usate, e,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7763 del 17 luglio 1995
«Nell'interpretazione dei contratti collettivi di lavoro non può ricorrersi all'analogia, ma, in relazione al principio secondo cui, nell'interpretazione dei contratti, deve in primo luogo ricercarsi la volontà delle parti secondo i criteri fissati...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9813 del 14 aprile 2008
«In tema di concorsi interni per attitudini e merito comparato per l'attribuzione di qualifiche superiori (nella specie, per il conferimento di un incarico dirigenziale), spetta all'autonomia negoziale delle parti in sede di contrattazione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8619 del 12 aprile 2006
«Nel sistema giuridico attuale, l'attività interpretativa dei contratti è legalmente guidata, nel senso che essa risulta conforme a diritto non già quando ricostruisce con precisione la volontà delle parti, ma quando si adegui alle regole legali,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11487 del 21 giugno 2004
«Anche in relazione ai contratti assicurativi stipulati precedentemente alla entrata in vigore del nuovo regime delle clausole vessatorie nei contratti dei consumatori, a cui tale disciplina non si applica in ragione della sua irretroattività della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6819 del 18 maggio 2001
«Il criterio della buona fede nella interpretazione dei contratti, applicabile anche agli atti prenegoziali, deve ritenersi funzionale ad escludere il ricorso a significati unilaterali o contrastanti con un criterio di affidamento dell'uomo medio,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1418 del 14 aprile 1975
«Il principio dell'interpretazione del contratto secondo la buona fede costituisce un mezzo sussidiario di interpretazione, al quale il giudice deve ricorrere sempre che sussista un dubbio sul reale significato delle dichiarazioni contrattuali e...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3293 del 17 aprile 1997
«In tema di interpretazione del contratto, l'art. 1367 c.c. non impone di attribuire all'atto un significato tale da assicurare la sua più estesa applicazione, ma richiede soltanto, per il principio di conservazione cui attende, che il significato...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5862 del 4 luglio 1987
«Il contratto verbale costitutivo di una società di fatto, senza determinazione di tempo, con il conferimento del godimento di beni immobili essenziali al raggiungimento dello scopo sociale, è affetto da nullità, ai sensi dell'art. 2251 c.c., in...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6896 del 19 novembre 1983
«Alla stregua del generale principio della conservazione, il quale importa che, attraverso l'interpretazione, debba attribuirsi al negozio la portata conforme alla effettiva volontà del suo autore, ancorché manifestata in forma impropria ed...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2130 del 27 maggio 1975
«Ai fini dell'interpretazione di una dichiarazione unilaterale di volontà oscura ed ambigua, rispetto alla quale sia dubbio se la parte abbia inteso porre in essere una rinunzia abdicativa ovvero una mera proposta contrattuale, il principio della...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6752 del 14 giugno 1991
«Il ricorso agli «usi interpretativi», che non hanno valore di fonte normativa ma funzione di criterio ermeneutico di carattere sussidiario, presuppone, secondo l'espresso tenore letterale dell'art. 1368 c.c. (che riferisce l'applicabilità di tale...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5943 del 10 novembre 1981
«Gli usi interpretativi o negoziali costituiscono un mezzo di chiarimento e di interpretazione della volontà delle parti contraenti soltanto quando questa sia ambiguamente espressa o manchino i relativi patti.»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5754 del 20 maggio 1993
«In presenza di due patti contrattuali, ciascuno con chiaro significato, ma fra loro contrapposti, trova applicazione il criterio ermeneutico di cui all'art. 1369 c.c., sull'interpretazione più conveniente alla natura ed all'oggetto del contratto,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10816 del 14 ottobre 1991
«Nell'interpretazione delle disposizioni collettive di diritto comune — censurabile in sede di legittimità per violazione delle regole legali di ermeneutica contrattuale e per vizi di motivazione — il giudice del merito può far ricorso alla regola...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6656 del 5 aprile 2004
«In tema di interpretazione dei contratti, ma anche degli atti negoziali unilaterali tra vivi a contenuto patrimoniale (art. 1324 c.c.), il criterio della interpretazione «contra stipulatorem» rientra fra gli strumenti sussidiari di interpretazione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8411 del 27 maggio 2003
«In tema di interpretazione del contratto, qualora, dopo aver fatto uso dei canoni ermeneutici principali della letteralità e sistematicità, rimanga dubbio il significato delle clausole, può farsi ricorso al criterio dettato dall'art. 1370 c.c....»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3392 del 8 marzo 2001
«Il principio della interpretazione delle clausole contrattuali contro l'autore delle stesse, sancito dall'art. 1370 c.c., non vale nell'ipotesi di contratti stipulati individualmente, ma solo in quella di contratto concluso mediante adesione a...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4373 del 27 marzo 2002
«Nell'interpretazione del testamento non trova applicazione il criterio, valido per i contratti, della minore onerosità per l'obbligato, sancito dall'art. 1371 c.c., non essendo ipotizzabile un conflitto di interessi tra i soggetti del rapporto...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1346 del 17 marzo 1978
«Il criterio ermeneutico sussidiario, dettato dall'art. 1371 c.c., sulla interpretazione del contratto oneroso nel senso che realizzi l'equo comportamento degli interessi delle parti, è applicabile esclusivamente con riferimento a prestazioni che...»