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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9314 del 9 aprile 2008
«Il creditore che agisce in surroga in luogo del proprio debitore, ai sensi dell'art. 2900 c.c., esercita il medesimo diritto che sarebbe spettato a quest'ultimo. Pertanto, ove si tratti di diritto di fonte contrattuale, ed il debitore surrogato...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10668 del 27 settembre 1999
«Al fallimento del cedente possono essere opposte soltanto quelle cessioni di credito che siano state notificate al debitore ceduto o dal medesimo accettate con atto di data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento, atteso che il disposto...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3990 del 18 marzo 2003
«In materia di esecuzione di obblighi di fare, l'ordinanza con la quale il giudice dell'esecuzione decide la controversia insorta tra le parti in ordine al contenuto della condanna ha natura di sentenza ed è, quindi, impugnabile con l'appello, ma...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7039 del 8 maggio 2003
«L'atto scritto con cui il debitore induca il creditore in buona fede a non esercitare il diritto di credito non integra un occultamento del debito e, quindi, non è riconducibile alla previsione della sospensione della prescrizione, di cui all'art....»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14243 del 17 dicembre 1999
«L'effetto interruttivo della prescrizione derivante dalla domanda giudiziale, purché idonea ad instaurare un valido rapporto processuale, perdura fino al passaggio in giudicato della sentenza definitiva del giudizio, non solo in merito, ma anche...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 7407 del 16 giugno 1992
«Anche nel caso in cui il processo si estingua perché non è stato tempestivamente riassunto davanti al giudice indicato come competente nella sentenza che ha dichiarato l'incompetenza del giudice adito (art. 50 c.p.c.), non si verifica l'effetto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3186 del 25 marzo 1998
«La valutazione, a norma dell'art. 2965 c.c., circa la congruità del termine di decadenza previsto contrattualmente, di competenza del giudice di merito, deve avere riguardo alla brevità dello specifico termine e alla particolare situazione del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13520 del 27 luglio 2012
«La competenza ad autorizzare la vendita di immobili ereditati dal minore soggetto alla potestà dei genitori appartiene al giudice tutelare del luogo di residenza del primo, a norma dell'art. 320, terzo comma, c.c., unicamente per quei beni che,...»
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Cassazione civile, Sez. VI, sentenza n. 21750 del 4 dicembre 2012
«In tema di affidamento del figlio naturale, è competente il tribunale per i minorenni del luogo dove si trova la dimora abituale del minore nel momento in cui è stato proposto il ricorso, senza che assuma rilievo la mera residenza anagrafica o...»
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Cassazione civile, Sez. VI-1, ordinanza n. 9389 del 17 aprile 2013
«In tema di amministrazione di sostegno, la competenza territoriale si radica con riferimento alla dimora abituale del beneficiario e non alla sua residenza, in considerazione della necessità che egli interloquisca con il giudice tutelare, il quale...»
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Cassazione civile, Sez. VI-2, ordinanza n. 12779 del 23 maggio 2013
«In tema di divisione ereditaria, in caso di immobile non comodamente divisibile, l'addebito dell'eccedenza, ai sensi dell'art. 720 cod. civ., a carico del condividente assegnatario dell'intero bene ed a favore di quello non assegnatario (o...»
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Cassazione civile, Sez. VI, sentenza n. 9135 del 6 giugno 2012
«Il regime giuridico del cosiddetto "livello" va assimilato a quello dell'enfiteusi, in quanto i due istituti, pur se originariamente distinti, finirono in prosieguo per confondersi ed unificarsi, dovendosi, pertanto, ricomprendere anche il primo,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2634 del 21 giugno 1994
«La norma dell'art. 665 c.p.p., applicabile sia con riguardo all'esecuzione dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria ordinaria, sia con riguardo all'esecuzione dei provvedimenti del giudice militare, in forza del rinvio operato dall'art. 402...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3972 del 28 gennaio 2003
«La competenza a giudicare il reato di cui all'art. 186, comma 4 c.s., a seguito dell'approvazione del D.L.vo 28 agosto 2000, in vigore dal 2 gennaio 2002, n. 274 va riconosciuta al giudice di pace; conseguentemente al suddetto reato va applicato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2712 del 16 settembre 1994
«Qualora la modificazione di regole di competenza derivi, quale effetto diretto e immediato, da norma che disponga in tal senso, va applicato - sempre che non sia diversamente disposto da eventuali norme transitorie - il principio tempus regit...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 280 del 29 marzo 1994
«In materia di reati di esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa, la L. 13 dicembre 1989 n. 401 è meno favorevole rispetto all'art. 718 c.p., essendo prevista la pena della reclusione da sei mesi a tre anni (art. 4) a fronte della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4351 del 26 novembre 1993
«Il principio tempus regit actum , in mancanza di norma transitoria, è applicabile ogni qualvolta una norma di carattere processuale preveda lo spostamento di competenza da un giudice a un altro, sempre che nel frattempo non si sia già radicata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 907 del 14 aprile 1993
«L'art. 4 c.p.p., nel prevedere la rilevanza, ai fini della determinazione della competenza, delle circostanze ad effetto speciale, si riferisce unicamente alle circostanze aggravanti e non anche a quelle attenuanti.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5206 del 28 gennaio 1993
«Attesa la peculiarità della recidiva in contrabbando prevista dall'art. 296, D.P.R. 23 gennaio 1973, n. 43 (in base al quale essa è operante obbligatoriamente e comporta l'applicazione di una pena di specie diversa — reclusione — rispetto a quella...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4136 del 4 dicembre 1991
«La formulazione dell'art. 296 della legge doganale prevede che la recidiva in contrabbando ha una connotazione autonoma rispetto a quella di cui all'art. 99 c.p. in quanto è obbligatoria e non facoltativa e va considerata come una particolare...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 27019 del 24 maggio 2001
«L'art. 589, comma 3, c.p. (morte e lesioni colpose in danno di più persone) non prevede un'autonoma figura di reato complesso, ma integra un'ipotesi di concorso formale di reati, nella quale l'unificazione è sancita unicamente quoad poenam, con la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3166 del 16 settembre 1992
«Poiché la contestazione dell'accusa si sostanzia nella specifica indicazione del fatto che l'imputato o l'indagato è accusato di avere posto in essere, e non nella mera indicazione delle norme giuridiche, per loro natura generali e astratte, ai...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 4419 del 8 febbraio 2005
«In tema di applicazione della pena a richiesta delle parti ai sensi dell'art. 444 e segg. c.p.p., poiché la decisione del giudice che ratifica l'accordo corrisponde all'interesse che le parti hanno ritenuto di soddisfare con la richiesta di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 47655 del 21 dicembre 2011
«L'applicazione retroattiva dell'art. 5 cod. proc. pen. (nel testo vigente), che assegna alla competenza del tribunale i reati associativi, "quoad titulum", comunque aggravati, in deroga alla generale competenza "quoad poenam" della corte d'assise,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 37087 del 29 settembre 2010
«È ancora attribuita alla Corte di assise, pur dopo la modifica dell'art. 5 c.p.p. per effetto della novella di cui alla L. n. 228 del 2003, la competenza per i reati di tratta di persone e di acquisto ed alienazione di schiavi, nel caso di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 27254 del 14 luglio 2010
«Pur dopo l'entrata in vigore del D.L. 12 febbraio 2010 n. 10 (Disposizioni urgenti in ordine alla competenza per procedimenti penali a carico di autori di reati di grave allarme sociale), convertito nella L. 6 aprile 2010 n. 52, che ha attribuito...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4964 del 8 febbraio 2010
«Il delitto di promozione, direzione od organizzazione di un'associazione di tipo mafioso aggravato ai sensi dell'art. 416-bis, comma quarto, c.p. (associazione armata), appartiene alla competenza della Corte d'Assise e non a quella del Tribunale,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 39139 del 21 novembre 2002
«La procedura di rilevazione delle cause di inammissibilità del ricorso per cassazione e di assegnazione ad apposita sezione prevista dall'art. 610, primo comma, c.p.p., ha una rilevanza esclusivamente interna, attinente alla organizzazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5400 del 8 maggio 2000
«A seguito della modifica dell'art. 5 c.p.p., apportata con il D.L. 22 febbraio 1999, n. 29, convertito in legge 21 aprile 1999, n. 109, i delitti di rapina aggravata appartengono alla competenza del tribunale, e quindi della corte d'appello in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 28545 del 24 giugno 2004
«In virtù del principio tempus regit actum che governa la successione nel tempo delle norme processuali la competenza per materia in relazione al reato di guida in stato di ebbrezza, commesso prima dell'entrata in vigore del D.L. n. 151/2003,...»