-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 978 del 27 gennaio 1994
«Il cosiddetto patteggiamento in appello non comporta alcuna riduzione premiale della pena né vantaggi di altra natura per l'imputato. Ed infatti né l'art. 602, né l'art. 599, quarto comma, c.p.p., contengono alcun richiamo all'istituto...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 995 del 26 agosto 1994
«Il giudice d'appello, se l'impugnazione è stata proposta dal solo imputato, può procedere alla revoca della sospensione condizionale della pena inflitta per altro reato in altro giudizio, a norma del primo comma dell'art. 168 c.p., mentre non può...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9950 del 20 settembre 1994
«Ai fini della concessione o del diniego delle attenuanti generiche il giudice può prendere in considerazione gli stessi elementi valutati per la concessione di una attenuante comune quando questi incidano non solo sull'intensità del dolo, ma sulla...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10075 del 3 ottobre 1995
«Nell'ipotesi di reato continuato, il giudice ha l'obbligo di stabilire se e quali circostanze ricorrono in relazione a ciascuna delle violazioni da unificare ai sensi dell'art. 81, c.p., e ciò non solo al fine di dosare l'aumento di pena da...»
-
Cassazione penale, Sez. V, ordinanza n. 102 del 3 febbraio 1995
«In tema di patteggiamento, tutte le statuizioni non illegittime, concordate dalle parti e adottate dal giudicante, precludono alle parti stesse la proposizione, nella successiva sede dell'impugnazione, che è quella di legittimità, di eccezioni o...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11653 del 30 novembre 1995
«In sede di giudizio di rinvio la determinazione della pena, sia per il reato ritenuto più grave (e diverso da quello ritenuto tale nella sentenza annullata), sia per la continuazione, non è vincolata dalle valutazioni del giudice della pronuncia...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11718 del 30 novembre 1995
«Venuto meno in appello alcuno dei reati unificati dal vincolo della continuazione in primo grado, ove detta continuazione ancora permanga, il giudice di appello deve procedere ad una nuova determinazione della pena; ma in tal caso, pur rispettando...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11860 del 4 dicembre 1995
«Ai fini dell'applicabilità della circostanza attenuante di cui all'art. 62 bis c.p. (e anche ai fini della determinazione della pena), non è necessario che il giudice prenda in considerazione tutti i parametri indicati nell'art. 133 stesso codice,...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1235 del 27 maggio 1995
«Qualora alle condizioni di salute pur eccezionalmente gravi si possa far fronte con le necessarie terapie senza dimettere il detenuto dalla casa di custodia viene automaticamente a ripristinarsi l'obbligo del giudice di applicare la custodia...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1343 del 10 febbraio 1995
«In tema di processi indiziari, alla Corte di cassazione spetta soltanto il sindacato sulle massime di esperienza adottate nella valutazione degli indizi; la verifica sulla correttezza logico-giuridica del ragionamento seguito e delle...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1413 del 12 aprile 1995
«Il giudice dell'esecuzione, quando debba procedere, ai fini di cui all'art. 671 c.p.p., alla rideterminazione del più favorevole trattamento punitivo conseguente al riconoscimento della continuazione in ordine a reati separatamente giudicati con...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1622 del 4 luglio 1995
«Le dichiarazioni della persona offesa dal reato sono — indipendentemente dalla eventuale concorrente qualifica di coindagato in procedimenti connessi o collegati del soggetto che le rende — assimilabili alla testimonianza, che il legislatore...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2144 del 6 maggio 1995
«Ai fini della individuazione dei termini di fase della custodia cautelare, fino alla pronuncia della sentenza di condanna di primo grado, dovendosi far riferimento, ai sensi del combinato disposto degli artt. 278 e 303, comma primo, lett. a) e b),...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 218 del 24 marzo 1995
«Posta la duplice natura legislativamente attribuita al collegio per i reati ministeriali di cui all'art. 7 della L. cost. 16 gennaio 1989 n. 1 — essendo previsto dall'art. 1, comma 2, della L. 5 giugno 1989 n. 219 che il detto Collegio operi...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2276 del 7 novembre 1995
«In tema di chiamata di correo, quando le dichiarazioni del collaborante attinenti a reati-fine della massima gravità, siano accertate come non veritiere, in quanto contraddette da elementi di prova specifici, il giudice non può sottrarsi...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2624 del 21 settembre 1995
«Il giudice per le indagini preliminari, richiesto del rinvio a giudizio, anche senza procedere all'udienza preliminare può pronunciare sentenza di non luogo a procedere ai sensi dell'art. 129 c.p.p., ma ciò mai in base ad una modifica della...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2629 del 31 agosto 1995
«L'ordinanza di sospensione dei termini massimi di custodia cautelare emessa ex art. 304 c.p.p. determinata dalla particolare complessità del dibattimento e dall'elevato numero degli imputati entra a far parte integrante dell'ordinanza applicativa...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2699 del 30 novembre 1995
«In tema di trattamento sanzionatorio del reato continuato, vige il principio secondo cui non può infliggersi in nessun caso una pena inferiore al minimo edittale previsto per uno dei reati uniti in continuazione. Pertanto, ove il giudice ritenga...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2888 del 17 marzo 1995
«Ove non sia prevista la pubblicazione della sentenza o del provvedimento tramite lettura, come nei procedimenti camerali, la mancata lettura del dispositivo non dà luogo ad alcuna nullità, mentre la lettura che il giudice abbia comunque effettuato...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 306 del 16 gennaio 1995
«In tema di patteggiamento, una volta che le parti abbiano chiesto l'applicazione della pena ed abbiano, altresì, subordinato l'efficacia della richiesta alla concessione della sospensione condizionale della pena, ai sensi dell'art. 444, comma 3,...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3229 del 25 settembre 1995
«Il vigente ordinamento processuale, al pari di quello precedente, non prevede la possibilità di autonoma e diretta impugnazione con il ricorso per cassazione dei provvedimenti emessi dal pubblico ministero nella fase esecutiva, i quali tuttavia...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3241 del 5 luglio 1995
«Avverso l'ordinanza emessa de plano dal giudice dell'esecuzione in tema di applicazione di amnistia o indulto, può essere proposta opposizione, dinanzi allo stesso giudice dell'esecuzione, in virtù della quale si instaura un procedimento che deve...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3477 del 6 novembre 1995
«In tema di ordinanza applicativa di misura cautelare l'art. 9 della L. 8 agosto 1995, n. 332 ha dettato una norma sostitutiva dell'art. 292 c.p.p., ponendo elementi integrativi dell'ordinanza cautelare, tra cui anche la valutazione degli elementi...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3530 del 4 aprile 1995
«Il decorso del tempo e l'interruzione dell'attività illecita in conseguenza dell'arresto, non sono in astratto ostativi al riconoscimento di un unico disegno criminoso preesistente ai vari reati, ma soltanto in concreto possono costituire valide...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3540 del 21 luglio 1995
«La correzione dell'errore materiale riguardante le generalità dell'imputato, contenuto nella sentenza irrevocabile, di condanna, dev'essere effettuata dal giudice dell'esecuzione, a termini dell'art. 668 c.p.p. (Fattispecie nella quale il...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3576 del 30 novembre 1995
«L'ordinanza del giudice per le indagini preliminari che dispone l'applicazione di una misura cautelare deve contenere, a pena di nullità, la descrizione sommaria del fatto con le norme di legge che si assumono violate, e l'omissione di tale...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3943 del 11 aprile 1995
«In virtù della disciplina delle questioni pregiudiziali, dettata dagli artt. 2 e 3 c.p.p., la sentenza dichiarativa di fallimento, pur se irrevocabile, non ha efficacia di giudicato nel processo penale. Essa si offre alla doverosa valutazione del...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 416 del 17 marzo 1995
«Nel caso in cui il pubblico ministero abbia richiesto l'archiviazione esclusivamente con riguardo ad un indagato, è abnorme il provvedimento con il quale il giudice per le indagini preliminari, a norma dell'art. 409 comma quinto c.p.p., abbia...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4485 del 26 ottobre 1995
«Qualora sia stato erroneamente proposto ricorso per cassazione avverso un provvedimento del giudice dell'esecuzione in tema di applicazione dell'amnistia o dell'indulto, il ricorso medesimo, ai sensi dell'art. 568, comma 5, c.p.p., deve essere...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4709 del 7 gennaio 1995
«Il giudice dell'esecuzione che riconosca l'esistenza del vincolo della continuazione tra una pluralità di condanne, può estendere la sospensione condizionale della pena al complesso delle sanzioni inflitte con le diverse sentenze di condanna,...»