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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 655 del 29 aprile 1997
«In tema di valutazione delle dichiarazioni accusatorie, occorre tener presente che le dichiarazioni che attengano alla appartenenza di un dato soggetto a un gruppo criminale, provenienti da un soggetto inserito in una famiglia o cosca mafiosa...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2416 del 4 agosto 1999
«Invero la negativa valutazione della personalità dell'indagato ben può fondarsi sugli specifici criteri oggettivi indicati dall'art. 133 c.p. (tra i quali rientrano, appunto, la gravità del reato e le modalità della sua commissione), senza che il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 786 del 12 marzo 1996
«In tema di misure cautelari personali, il pericolo di inquinamento probatorio postula, per effetto della riforma introdotta dalla L. 8 agosto 1995, n. 332, specifiche e inderogabili esigenze attinenti alle indagini, fondate su circostanze di fatto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1470 del 11 maggio 1993
«In materia di misure cautelari coercitive, il requisito della «concretezza», richiamato dall'art. 274, comma primo lett. b), c.p.p. a proposito del pericolo di fuga, non si identifica nella «attualità» di questo — derivante dall'esistenza di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5969 del 26 febbraio 1998
«Ai fini dell'emissione di provvedimento di coercizione personale, risponde a corretti criteri logico-giuridici ritenere la sussistenza del concreto pericolo della ripetizione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede da parte di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2631 del 23 luglio 1996
«La valutazione negativa della personalità dell'indagato può desumersi tenendo presenti i criteri, oggettivi e dettagliati stabiliti dall'art. 133 c.p., fra i quali sono comprese le modalità e la gravità del fatto-reato, sicché non deve essere...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4875 del 23 gennaio 1996
«In tema di misure coercitive il giudice, al fine di valutare la sussitenza delle esigenze cautelari di cui all'art. 274, lett. c), c.p.p., deve tener conto sia delle caratteristiche oggettive e soggettive del fatto-reato, cioè della condotta...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4620 del 15 gennaio 1997
«Ai fini della configurabilità dell'esigenza cautelare del pericolo di reiterazione dei reati, prevista dall'art. 274, lett. c) c.p.p., gli elementi di cautela tratti dalle «specifiche modalità e circostanze del fatto» non possono ricevere una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5178 del 26 ottobre 1996
«L'esigenza cautelare di evitare che l'imputato di gravi delitti possa sottrarsi con la fuga all'esecuzione di un'eventuale condanna è connotata, al pari delle altre finalità cautelari, dal requisito della concretezza degli elementi da cui desumere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12461 del 28 marzo 2001
«Ai fini del giudizio in ordine alla sussistenza dell'esigenza cautelare di cui all'art. 274, comma 1, lett. c), c.p.p. i «comportamenti o atti concreti» da prendere in esame quali elementi rivelatori della personalità dell'imputato ben possono...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2856 del 30 ottobre 1998
«Le «specifiche modalità e circostanze del fatto» di cui alla lett. c) dell'art. 274 c.p.p., in base alle quali il giudice, fra gli altri elementi, deve valutare le esigenze cautelari nel singolo caso concreto, ben possono essere prese in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1619 del 4 luglio 1995
«Ai fini della formulazione della prognosi richiesta dai paragrafi b) o c) dell'art. 274 c.p.p., il giudice di merito ha l'obbligo di indicare le ragioni per le quali ritiene sussistente o persistente la probabilità che la liberazione della persona...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2025 del 7 luglio 1995
«Ma, allorché tale restituzione avvenga per altri motivi (quali potrebbero essere l'opportunità di ulteriori accertamenti ovvero l'eventuale incriminazione di altre persone), trattasi di ipotesi assolutamente non previste dall'ordinamento giuridico...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2238 del 4 luglio 1995
«In presenza di gravi indizi di colpevolezza per uno dei reati indicati dall'art. 275, comma terzo, c.p.p., la misura cautelare più grave deve essere comunque applicata, senza alcuna necessità di dimostrare la sussistenza delle esigenze cautelari,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5220 del 1 febbraio 1993
«Ne consegue che quando venga rappresentata al giudice una situazione caratterizzata dall'asserita presenza di elementi del genere anzidetto, il giudice deve prendere questi ultimi in esame e dimostrare, con idonea motivazione, la loro attitudine o...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2240 del 19 gennaio 2006
«In tema di misure cautelari personali, è immune da censure l'ordinanza del Tribunale del riesame che ravvisa la sussistenza delle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza — atte a giustificare l'adozione della custodia cautelare in carcere nei...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2397 del 12 luglio 1997
«Pertanto, considerata la finalità della norma da applicare, il legislatore ha previsto, quali elementi di cui il giudice deve tenere conto all'atto della decisione, solo quelli relativi all'entità, motivi e circostanze della violazione: è pur vero...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 780 del 21 marzo 2000
«Nel caso di trasgressione alle prescrizioni inerenti ad una misura cautelare applicata nel contesto di una scarcerazione per decorrenza del termine massimo di custodia cautelare, il ripristino della custodia in carcere è subordinato, a norma...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4298 del 30 settembre 1998
«Nel caso di tentativo di reato con circostanze aggravanti per le quali la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato o ad effetto speciale, per il computo dei termini indicati dall'art. 303 stesso codice deve...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4995 del 1 settembre 1998
«La pena così intesa va tuttavia depurata delle parti relative a reati riuniti in continuazione per i quali la misura, di volta in volta considerata, non sia applicabile o non sia stata in effetti applicata. (Fattispecie in cui è stato rigettato il...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6302 del 16 febbraio 2012
«Nella determinazione della pena ai fini del computo dei termini massimi di custodia cautelare deve tenersi conto delle circostanze aggravanti c.d. indipendenti, ossia di quelle per le quali la pena è autonomamente individuata dalla legge....»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8906 del 7 marzo 2002
«In tema di misure cautelari, quando, ai sensi dell'art. 278 c.p.p. (o per le misure interdittive, dell'art. 287 c.p.p.), occorre fare riferimento alla «pena stabilita dalla legge», per tale deve intendersi, qualora il giudice de libertate ritenga...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 16 del 11 giugno 1998
«Ai fini della determinazione dei termini di durata massima della custodia cautelare, nel caso concorrano più circostanze aggravanti per le quali la legge stabilisca una pena di specie diversa da quella ordinaria di reato o circostanze ad effetto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 893 del 3 giugno 1995
«Il giudizio di comparazione delle circostanze è previsto ai fini della determinazione della pena ed è in linea di principio riservato al giudice del dibattimento, conseguentemente, quando si debba determinare la pena astrattamente prevista agli...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1823 del 10 giugno 1998
«Quando il fatto per il quale è stata applicata una misura cautelare rimane identico nei suoi elementi caratterizzanti, costituiti da condotta, evento e nesso di causalità, la diversa e più grave qualificazione giuridica del medesimo, anche per...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 33283 del 4 ottobre 2002
«L'istituto dell'impedimento a comparire del difensore, previsto dall'art. 420 ter c.p.p. in relazione all'udienza preliminare, non è applicabile al giudizio camerale di appello che sul punto resta disciplinato dall'art. 127 c.p.p., espressamente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4271 del 12 settembre 1998
«Ai fini del computo dei termini della custodia cautelare, in essi si deve tener conto delle circostanze aggravanti per le quali la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato e di quelle ad effetto speciale....»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 41269 del 20 novembre 2001
«Ai fini del computo dei termini di durata della custodia cautelare, nella determinazione della pena prevista per il reato per cui si procede si tiene conto anche delle circostanze attenuanti ad effetto speciale, purché esse figurino ab initio nel...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25041 del 1 luglio 2002
«In tema di durata massima della custodia cautelare nella fase delle indagini preliminari, la norma dell'art. 303, comma primo, lett. a), n. 3 c.p.p. — che eleva ad un anno il termine relativo ai delitti di cui alla lett. a) del comma secondo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 44371 del 10 dicembre 2001
«Nel computo dei termini di durata massima della custodia cautelare in relazione alla pena edittale prevista dalla legge per il reato contestato, si deve tenere conto delle circostanze aggravanti ad effetto speciale normativamente previste al...»