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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9946 del 13 novembre 1996
«L'incidenza sulla determinazione volitiva della minaccia — che può integrare la violenza morale comportante l'annullabilità di un contratto se sia specificamente diretta al fine di estorcere il consenso ed inoltre, nei caso in cui abbia ad oggetto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13566 del 26 maggio 2008
«Il contratto concluso per effetto di truffa di uno dei contraenti in danno dell'altro, non è nullo, ma annullabile, ai sensi dell'articolo 1439 c.c. Infatti, il dolo costitutivo del delitto di truffa (articolo 640 c.p.) non è diverso, né...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5166 del 3 aprile 2003
«Il dolo è, ai sensi dell'art. 1439 c.c., causa di annullamento del contratto, allorché si sia con cretato in artifici o raggiri o anche menzogne, che — ingenerando nella controparte una rappresentazione alterata della realtà — siano stati...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 1955 del 11 marzo 1996
«A norma dell'art. 1439 codice civile, il dolo è causa di annullamento del contratto quando i raggiri usati siano stati tali che, senza di essi, l'altra parte non avrebbe prestato il proprio consenso per la conclusione del contratto, ossia, quando,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10718 del 28 ottobre 1993
«Il dolo che vizia la volontà e causa l'annullamento del contratto può consistere nel mendacio, purché, valutato in relazione alle circostanze di fatto ed alle qualità e condizioni dell'altra parte, sia accompagnato da una condotta maliziosa ed...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9227 del 29 agosto 1991
«In tema di dolo, quale vizio della volontà, gli artifici ed i raggiri posti in essere da un contraente — idonei in concreto a trarre in inganno la controparte e tali che questa senza di essi non avrebbe stipulato il contratto — non cessano di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 257 del 12 gennaio 1991
«Il dolo quale causa di annullamento del contratto ai sensi dell'art. 1439 c.c., può consistere tanto nell'ingannare con notizie false, con parole o con fatti la parte interessata, direttamente o per mezzo di terzi (dolo commissivo), quanto nel...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2528 del 7 luglio 1976
«Il dolo, quale causa di annullamento del contratto, può consistere in una semplice reticenza: in tal caso, colui che chiede l'annullamento deve provare la reticenza, mentre spetta a colui che sostiene la validità del contratto di provare che la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3030 del 22 ottobre 1974
«L'attività del contraente, rilevante al fine della configurazione del dolo, consiste nella determinazione di false rappresentazioni relative non solo alla natura ed alle qualità materiali del bene che è oggetto del contratto, ma anche a tutti...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9523 del 8 settembre 1999
«In ipotesi di dolo incidente, il contraente il quale, assumendo che, in assenza dei raggiri sofferti avrebbe concluso il contratto a condizioni diverse e che l'altro contraente fu in mala fede, agisce contro costui chiedendo il risarcimento del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8318 del 16 agosto 1990
«In tema di dolus incidens (art. 1440 c.c.), e con riguardo all'azione di risarcimento del conseguente danno, l'attore, una volta provata l'esistenza di un raggiro su un elemento non trascurabile del contratto, non è tenuto a provare altro ai...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2798 del 4 aprile 1990
«L'art. 1440 c.c., in tema di dolo incidente, cioè di raggiri di un contraente che abbiano determinato per l'altro condizioni più onerose, nonché di responsabilità risarcitoria del primo verso il secondo, trova applicazione, al pari delle generali...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3176 del 14 maggio 1981
«Nella controversia vertente sull'annullamento del contratto per dolo determinante (art. 1439 c.c.), ovvero sulla risoluzione del medesimo per inadempimento, non può essere dedotta per la prima volta con ricorso per cassazione l'esistenza di un...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 8509 del 26 settembre 1996
«La titolarità del potere di chiedere l'annullamento di un contratto collettivo di diritto comune per un vizio della volontà è dell'associazione sindacale stipulante e non anche del singolo lavoratore.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1885 del 21 febbraio 1995
«L'organo della pubblica amministrazione abilitato a manifestarne la volontà, che abbia concluso una controversia negoziale senza che sia stato, in tutto o in parte, esaurito il procedimento amministrativo diretto alla formazione della volontà...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 7529 del 8 luglio 1991
«Con riguardo a contratto concluso jure privatorum dalla P.A., a differenza dei vizi concernenti l'attività negoziale dell'ente pubblico, i quali, sia che si riferiscano al processo di formazione delle volontà dell'ente, sia che si riferiscano...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1578 del 7 marzo 1984
«Le irregolarità relative al procedimento di formazione di un contratto stipulato dalla pubblica amministrazione, quali la mancanza del decreto ministeriale di approvazione e della registrazione alla Corte dei conti, possono essere dedotte, ai fini...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1682 del 7 aprile 1989
«Nei contratti di diritto privato degli enti pubblici, l'eccesso di potere dell'organo dell'ente con rilevanza esterna ove concluda un contratto di contenuto in tutto od in parte diverso da quello deliberato dall'organo competente, che si traduce...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2996 del 24 maggio 1979
«In tema di vizi concernenti l'attività negoziale degli enti pubblici - sia che si riferiscano al processo di formazione della volontà dell'ente, sia che si riferiscano alla fase preparatoria ad essa precedente - il negozio comunque stipulato è...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3713 del 21 dicembre 1971
«La prescrizione dell'azione di annullamento di un contratto (nella specie, di una transazione, al fine di ottenere una liquidazione del danno in misura superiore a quella convenuta transattiva-mente) può essere interrotta soltanto dalla domanda...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 16650 del 26 novembre 2002
«Gli effetti di un contratto stipulato da persona priva della qualità di amministratore di una società di capitali, che non abbia dichiarato espressamente di agire in detta qualità possono essere imputati alla società, nella sola ipotesi in cui...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10989 del 10 dicembre 1996
«Nel sistema del codice vigente la spendita del nome del rappresentato deve essere espressa, nel senso cioè che chi contratta per conto altrui deve portare a conoscenza dell'altro contraente che egli agisce non solo nell'interesse, ma anche nel...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9980 del 14 novembre 1996
«L'esternazione del potere rappresentativo può avvenire anche senza espressa dichiarazione di spendita del nome del rappresentato, purché vi sia un comportamento del mandatario che, per univocità e concludenza, sia idoneo a portare a conoscenza...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 936 del 7 febbraio 1984
«Se il rappresentante di una società di persone non spende il nome della società (o il nome degli altri soci, quando si tratta di socio di una società di fatto), il negozio concluso spiega effetto solo nei confronti del rappresentante medesimo,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4735 del 26 agosto 1982
«La contemplatio domini , necessaria perché il contratto concluso dal mandatario produca effetti nei confronti del mandante, non richiede formule solenni, né deve risultare espressamente dal contratto, essendo sufficiente, perché si realizzi, che...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1071 del 20 febbraio 1982
«La contemplatio domini , che caratterizza la rappresentanza, deve essere oggetto di accertamento rigoroso, per la tutela dell'affidamento dei terzi, quando uno dei contraenti sostiene di avere confidato che l'altro avesse stipulato in proprio,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2725 del 6 marzo 1993
«La norma di cui all'art. 1442, secondo comma, c.c., secondo la quale; qualora l'annullabilità di un contratto dipende da incapacità legale di uno dei contraenti, l'azione di annullamento si prescrive nel termine di cinque anni decorrente dal...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3835 del 6 giugno 1983
«L'art. 1442 c.c., per il quale il termine di prescrizione dell'azione di annullamento del contratto decorre dal giorno della scoperta dell'errore, deve essere riferito, dato il richiamo operato dall'art. 1433 c.c. (per l'errore ostativo) alla...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1717 del 5 maggio 1975
«Per stabilire il momento dal quale comincia a decorrere la prescrizione dell'azione di annullamento del contratto per dolo, questo non viene in considerazione nella sua concreta esistenza — la quale formerà oggetto della successiva indagine di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2105 del 9 giugno 1976
«In mancanza di specifica autorizzazione del rappresentato, il rappresentante incaricato della stipulazione di un contratto non ha il potere di approvare specificamente per iscritto la clausola derogativa della competenza territoriale che sia stata...»