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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 31693 del 24 agosto 2001
«Nel reato di minaccia elemento essenziale è la limitazione della libertà psichica mediante la prospettazione del pericolo che un male ingiusto possa essere cagionato dall'autore alla vittima, senza che sia necessario che uno stato di intimidazione...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7511 del 27 giugno 2000
«Perché si perfezioni il delitto di minaccia è necessario che l'agente prospetti un male ingiusto che, quand'anche non proveniente da lui, dipenda dalla sua volontà. Difatti, poiché l'evento da cui dipende l'esistenza del reato consiste nel...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5593 del 12 maggio 2000
«Il delitto di violenza privata si consuma ogni qual volta l'autore con la violenza o con la minaccia lede il diritto del soggetto passivo di autodeterminarsi liberamente, costringendolo a fare, tollerare od omettere qualcosa. Al contrario della...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7355 del 24 settembre 1984
«Ai fini della sussistenza del reato previsto dall'art. 660 c.p., la molestia o il disturbo devono essere valutati con riferimento alla psicologia normale media, in relazione cioè al modo di sentire e di vivere comune. Nell'ipotesi in cui il fatto...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9348 del 5 marzo 2001
«Integra il reato di minaccia aggravata dall'uso delle armi (art. 612, comma secondo, c.p.) e non quello di estorsione aggravata (art. 629, comma secondo, c.p.), la condotta di colui il quale, dopo aver avuto un rapporto sessuale con una...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 46179 del 18 novembre 2013
«In tema di atti persecutori, la prova del nesso causale tra la condotta minatoria o molesta e l'insorgenza degli eventi di danno alternativamente contemplati dall'art. 612 bis cod. pen. (perdurante e grave stato di ansia o di paura; fondato timore...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 25889 del 13 giugno 2013
«Il reato di violenza privata è speciale rispetto al reato di atti persecutori di cui all'art. 612 bis c.p. in considerazione dell'elemento specializzante dato dallo scopo di costringere altri a fare, tollerare od omettere qualcosa, impedendone la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10388 del 6 marzo 2013
«Si configura il delitto di atti persecutori (cosiddetto reato di "stalking") nella ipotesi in cui, pur essendosi la condotta persecutoria instaurata in epoca anteriore all'entrata in vigore della norma incriminatrice, si accerti, anche dopo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 20895 del 25 maggio 2011
«Integra il delitto di atti persecutori (art. 612 bis c.p.), la condotta di colui che compie atti molesti ai danni di più persone, costituendo per ciascuna motivo di ansia, non richiedendosi, ai fini della reiterazione della condotta prevista dalla...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 35166 del 30 settembre 2005
«Integra il reato di violazione di domicilio, ai sensi dell'art. all'art. 614, comma primo, c.p., che equipara l'introduzione invito domino a quella realizzata clandestinamente o con inganno, la condotta di colui che si introduce nel domicilio...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 21062 del 5 maggio 2004
«La violazione del domicilio (art. 614 c.p.) presuppone la sua esistenza reale ed attuale, con l'esercizio di tutte le attività domestiche che godono della tutela della legge penale. L'attualità dell'uso, cui è collegato il diritto alla tutela...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 27542 del 15 luglio 2010
«Ai fini della configurabilità dell'aggravante prevista dall'ultimo comma dell'art. 614 c.p. (fatto commesso con violenza su persone o cose o da soggetto armato) non è sufficiente un rapporto occasionale tra gli atti di violenza e la violazione di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11780 del 26 marzo 2010
«La condotta di colui che penetra nell'abitazione altrui dopo aver infranto il vetro della finestra di un balcone integra il delitto di violazione di domicilio aggravato dalla violenza sulle cose, nel quale rimane assorbito quello di danneggiamento.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5088 del 19 maggio 1993
«L'abuso di poteri inerenti alle funzioni, che qualifica la condotta del delitto di violazione di domicilio commesso da un pubblico ufficiale, non postula la presenza degli estremi necessari per l'integrazione del reato di abuso di ufficio, potendo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9235 del 8 marzo 2012
«Il riferimento contenuto nel primo comma dell'art. 615 bis c.p. ai luoghi indicati nell'art. 614 dello stesso codice ha la funzione di delimitare gli ambienti nei quali l'interferenza nella altrui vita privata assume penale rilevanza, ma non anche...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 25453 del 24 giugno 2011
«Non integra il reato di interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.), la condotta di colui che faccia riprese fotografiche e videofilmate dell'attività edificatoria in corso nella contigua proprietà della persona offesa e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 46509 del 17 dicembre 2008
«Integra il reato di interferenze illecite nella vita privata la condotta di colui che consenta ai giornalisti di introdursi nell'abitazione di un soggetto privato, in assenza di quest'ultimo, e di effettuare riprese fotografiche - successivamente...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 36032 del 19 settembre 2008
«Integra il delitto d'interferenza illecita nella vita privata (art. 615 bis c.p. ) la condotta di colui che con l'uso di una macchina fotografica si procuri indebitamente immagini di ragazze, partecipanti al concorso di «Miss Italia » ritratte...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1766 del 14 gennaio 2008
«Non integra il reato di interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.) la condotta di colui che mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva provveda a filmare in casa propria rapporti intimi avvenuti con la convivente, in quanto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 28251 del 9 luglio 2009
«Non integra il reato di interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.) la condotta di colui che installi nell'auto di un soggetto (nella specie ex fidanzata) un telefono cellulare, con suoneria disattivata e con impostata la funzione...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 22024 del 22 maggio 2013
«Integra il reato di accesso abusivo al sistema informatico la condotta del pubblico dipendente, impiegato della Agenzia delle entrate, che effettui interrogazioni sul sistema centrale dell'anagrafe tributaria sulla posizione di contribuenti non...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9891 del 11 marzo 2011
«Integra il reato di frode informatica, e non già soltanto quello di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, la condotta di introduzione nel sistema informatico delle Poste italiane S.p.A. mediante l'abusiva utilizzazione dei codici...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1934 del 21 gennaio 2011
«In tema di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, ai fini della configurabilità della circostanza aggravante dell'essere il sistema di interesse pubblico non è sufficiente la qualità di concessionario di pubblico servizio...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 39620 del 10 novembre 2010
«Integra il delitto di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (art. 615 ter c.p.) - e non quello di falso ideologico commesso dal P.U. in atti pubblici (art. 479 c.p.) - la condotta di colui che, in qualità di agente della...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 37322 del 1 ottobre 2008
«Ai fini della configurabilità del reato previsto dall'art. 615 ter c.p. (accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico ), la protezione del sistema può essere adottata anche con misure di carattere organizzativo, che disciplinino le...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2534 del 17 gennaio 2008
«Non integra il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico (art. 615 ter c.p. ) la condotta di coloro che, in qualità rispettivamente di ispettore della Polizia di Stato e di appartenente all'Arma dei Carabinieri, si introducano nel sistema...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11689 del 20 marzo 2007
«Il delitto di accesso abusivo ad un sistema informatico, che è reato di mera condotta, si perfeziona con la violazione del domicilio informatico, e quindi con l'introduzione in un sistema costituito da un complesso di apparecchiature che...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 41451 del 30 ottobre 2003
«È configurabile il reato di cui all'art. 12 del D.L. 3 maggio 1991, n. 143, conv. con modif. in legge 5 luglio 1991, n. 197 (essendo invece da escludere la configurabilità del reato di ricettazione, come pure di quelli di cui agli artt. 615 ter,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 32440 del 31 luglio 2003
«Integra il reato previsto dall'art. 12 D.L. 3 maggio 1991, n. 143, convertito nella L. 5 luglio 1991, n. 197, in tema di uso illecito di carte di credito o di pagamento, la condotta di chi procede a ricaricare il cellulare utilizzando...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 47021 del 26 novembre 2013
«Integra il reato di detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a servizi informatici e telematici (art. 615 quater cod. pen.) e non quello di ricettazione la condotta di chi riceve i codici di carte di credito abusivamente scaricati dal...»