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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1778 del 20 febbraio 1988
«...il proprio dissenso, senza che le eventuali contestazioni anteriormente formulate all'operato dell'ausiliare tecnico del giudice possano comportare la necessaria trattazione della causa con rinvio al collegio a norma dell'art. 187 c.p.c.»
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Cassazione civile, Sez. VI-2, ordinanza n. 3626 del 17 febbraio 2014
«Le disposizioni degli artt. 181 e 307, primo e secondo comma, cod. proc. civ., sulla cancellazione della causa dal ruolo per la mancata costituzione delle parti, non si applicano se le parti, costituendosi tardivamente, dimostrino la comune...»
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Cassazione civile, Sez. I, ordinanza n. 18680 del 5 dicembre 2003
«A norma dell'art. 38 c.p.c., nel testo introdotto dalla legge n. 353 del 1990, che ha comportato il superamento della distinzione tra criteri di competenza «forti» e «deboli», l'incompetenza per materia o per territorio, nei casi previsti...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11266 del 17 dicembre 1996
«Il regolamento di competenza d'ufficio è ammissibile, quando ricorrano i presupposti di cui all'art. 45 c.p.c., anche dopo l'entrata in vigore del nuovo testo dell'art. 38 c.p.c., introdotto dall'art. 4 della legge n. 353 del 1990 - che ha...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8040 del 6 aprile 2006
«Quando, invece, il convenuto eccepisca la propria estraneità al rapporto giuridico sostanziale dedotto in giudizio, viene a discutersi, non di una condizione per la trattazione del merito della causa, qual è la legittimatio ad causam, ma...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 15537 del 7 dicembre 2000
«Quando il convenuto eccepisca la propria estraneità al rapporto giuridico sostanziale dedotto in giudizio, viene a discutersi non di una condizione per la trattazione del merito della causa, qual è la legitimatio ad causam, ma dell'effettiva...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8809 del 27 giugno 2001
«...non solo ai fini dell'eventuale rivalsa in caso di soccombenza, ma anche per la necessità della trattazione della causa e della sua stessa difesa, assumendosi essere imputabile unicamente al terzo chiamato il fatto generatore della responsabilità.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 512 del 18 gennaio 1995
«Nel caso di chiamata per garanzia impropria, come in ogni altro caso nel quale non sia imposta dalla necessità di integrare il contraddittorio, la chiamata in causa del terzo autorizzata dal giudice ai sensi dell'art. 269 c.p.c., a seguito...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10023 del 25 maggio 2004
«Qualora il convenuto, nel resistere alla domanda attrice, indichi un terzo quale responsabile dei fatti contestati e il giudice, ritenendo la comunione di cause, ordini la chiamata in causa di detto terzo, qualora venga accolta, anche...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3677 del 14 marzo 2001
«In tal caso, difatti, giusta disposto dell'art. 161 c.p.c., la radicale nullità della pronuncia consegue alla sottoscrizione apposta da giudice diverso da quello che avrebbe dovuto apporla (rendendosi, nella specie, necessario un provvedimento di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6964 del 22 maggio 2001
«Non costituisce motivo di nullità del procedimento e della sentenza la trattazione della causa da parte di un giudice diverso da quello individuato secondo le tabelle, determinata da esigenze di organizzazione interna al medesimo ufficio...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 23077 del 10 dicembre 2004
«Se dopo l'esaurimento della fase sommaria della verifica, sia proposto dal creditore giudizio di opposizione allo stato passivo o per dichiarazione tardiva di credito ed anche la causa promossa dal curatore penda davanti allo stesso ufficio...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6360 del 19 marzo 2007
«A seguito delle decisioni della Corte costituzionale n. 477 del 2002, nn. 28 e 97 del 2004 e 154 del 2005, circa il principio della scissione fra il momento del perfezionamento della notificazione per il notificante e per il destinatario, deve...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1938 del 9 marzo 1990
«Il decreto del presidente del tribunale di abbreviazione dei termini di comparizione (art. 163 bis, comma secondo, c.p.c.) — per la cui pronuncia basta la sussistenza di una ragione di opportunità che della causa sia sollecitamente investito il...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 689 del 4 febbraio 1986
«Il provvedimento con il quale il presidente del tribunale, in calce alla citazione introduttiva, disponga l'abbreviazione dei termini di comparizione, nell'esercizio dei poteri conferitigli dall'art. 163 bis c.p.c., non contiene un'implicita...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 26859 del 29 novembre 2013
«Nel processo di cognizione, l'onere previsto dall'art. 167, primo comma, cod. proc. civ., di proporre nella comparsa di risposta tutte le difese e di prendere posizione sui fatti posti dall'attore a fondamento della domanda, comporta che, esaurita...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6520 del 7 giugno 1991
«Il provvedimento del giudice che, con riguardo all'udienza di istruzione della singola causa, dopo la chiusura del relativo verbale, che segna anche il momento terminale dell'udienza, abbia, su istanza di parte, disposto la riapertura del verbale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10783 del 29 ottobre 1998
«La «prima udienza» di cui all'art. 269, comma secondo c.p.c., che segna il limite temporale per la tempestiva richiesta di concessione di un termine per la chiamata di terzo, va individuata con riguardo a criteri non meramente cronologici, ma...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3607 del 15 febbraio 2007
«Il vizio non formale di attività discendente dalla mancata osservanza delle sequenze procedimentali in cui è normativamente scandita la trattazione della causa in primo grado — per non avere il giudice concesso alle parti, benché richiesto,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7367 del 16 giugno 1992
«Ai sensi degli artt. 187 e 189 c.p.c. applicabili anche ai giudizi di appello in virtù del rinvio contenuto nel successivo art. 359, l'istruttore qualora ritenga la causa matura per la decisione senza assunzione di nuovi mezzi di prova, invita le...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1374 del 9 febbraio 1987
«La rinunzia al mandato proveniente dal difensore di una delle parti non costituisce legittimo motivo di rinvio della trattazione della causa, essendo solo in facoltà del giudice di concederlo, ove ne ravvisi l'opportunità, qualora la rinunzia sia...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12634 del 15 novembre 1999
«Le disposizioni che comminano la nullità delle deposizioni testimoniali assunte in violazione del divieto di cui agli artt. 246 e 247 c.p.c. sono dettate nell'esclusivo interesse delle parti, sicché le nullità ivi previste si considerano sanate...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 18564 del 9 settembre 2011
«In tema di intervento da parte del terzo nei giudizi trattati dalle sezioni stralcio dei tribunali ordinari, la disposizione di cui all'art. 268 c.p.c., che non consente, in generale, tale eventualità dopo la rimessione della causa al collegio, va...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 8069 del 13 giugno 2000
«In caso di domande di identico contenuto proposte, con unico atto, da diversi lavoratori contro un medesimo datore di lavoro, si verifica una situazione di litisconsorzio facoltativo improprio, in quanto, pur nell'identità delle questioni, permane...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1697 del 25 gennaio 2008
«Nel caso di connessione della stessa causa con altra causa pendente davanti ad un diverso giudice dello stesso ufficio, è inidonea a determinare la nullità della sentenza la violazione dell'art. 274, secondo comma, c.p.c., relativo al dovere del...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4039 del 11 giugno 1983
«...la parte ammessa alla discussione orale ha facoltà di discutere, secondo il suo interesse, l'intero tema della controversia e, ove ciò non abbia fatto, non può eccepire la nullità del procedimento e della sentenza che abbia deciso l'intera causa.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11272 del 28 ottobre 1995
«L'ordinanza collegiale che, per qualsiasi ragione, rimette la causa dinnanzi all'istruttore determina la riapertura della fase istruttoria nella quale, essendo restituiti al giudice istruttore tutti i poteri per l'ulteriore trattazione della causa...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 12985 del 5 giugno 2009
«Anche nel giudizio di opposizione allo stato passivo, la relazione di dipendenza della domanda riconvenzionale "dal titolo dedotto in giudizio dall'attore", che giustifica la trattazione simultanea delle cause, si configura non già come identità...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 16103 del 30 aprile 2002
«L'errore di fatto verificatosi nel giudizio di legittimità e oggetto del rimedio previsto dall'art. 625 bis c.p.p. consiste in un errore percettivo causato da una svista o da un equivoco in cui la Corte di cassazione sia incorsa nella lettura...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10173 del 14 ottobre 1993
«In quest'ultima ipotesi riprendono vigore i principi posti dagli artt. 91 e 92 c.p.c., e quindi innanzitutto il criterio della soccombenza, limitatamente però alle spese causate dalla trattazione della questione relativa alla estinzione, non...»