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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1698 del 11 febbraio 1993
«Il mutamento della domanda di adempimento in quella di risoluzione, costituendo esercizio di una facoltà riconosciuta dalla legge (art. 1453 comma secondo c.c.), non richiede l'accettazione del contraddittorio della controparte né, per altro...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 962 del 18 febbraio 1989
«L'art. 1453 secondo comma c.c., il quale consente alla parte adempiente di chiedere la risoluzione del contratto anche quando il giudizio sia stato promosso per ottenere l'adempimento della controparte, introduce una deroga al divieto della...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4325 del 11 maggio 1987
«Il mutamento in corso di giudizio della domanda di adempimento in quella di risoluzione del contratto, ai sensi dell'art. 1453 c.c., ove resti nell'ambito dei fatti posti a base dell'inadempienza dedotta non introduce un nuovo tema di indagine,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 60 del 9 gennaio 1970
«Quando la legge ammette, in deroga alle generali norme processuali, la sostituzione della domanda di risoluzione a quella originaria di adempimento, non può non ammettere correlativamente la introduzione della richiesta di danni da risoluzione,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 26152 del 27 dicembre 2010
«Il divieto, posto dall'articolo 1453 c.c., di chiedere l'adempimento, una volta domandata la risoluzione del contratto, viene meno e non ha più ragion d'essere quando la domanda di risoluzione venga rigettata, rimanendo in vita in tal caso il...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1077 del 19 gennaio 2005
«Il principio dell'inammissibilità della domanda di adempimento proposta successivamente a quella di risoluzione (art. 1453 c.c.) deve ritenersi applicabile alla duplice condizione: 1) che la domanda di risoluzione sia stata proposta senza riserve,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5964 del 25 marzo 2004
«In tema di inadempimento contrattuale, l'eccezione di improponibilità della domanda in tema di adempimento ai sensi dell'art. 1453 c.c. (per essere stata in precedenza chiesta la risoluzione del contratto), essendo fondata su una norma posta...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1457 del 9 febbraio 1995
«Il divieto posto dall'art. 1453 c.c. di chiedere l'adempimento una volta domandata la risoluzione del contratto, non può essere inteso in senso assoluto, ma è operante soltanto nei limiti in cui esiste l'interesse attuale del contraente, che ha...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5838 del 24 maggio 1993
«Posto che il secondo comma dell'art. 1453 c.c., per cui non può più chiedersi l'adempimento quando è stata domandata la risoluzione, è posto nell'interesse della parte convenuta inadempiente, cui vuole evitare di dover programmare insieme la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7078 del 25 novembre 1983
«Al fine della proponibilità della domanda di adempimento del contratto a prestazioni corrispettive, l'ostacolo costituito del precedente esperimento di azione per la risoluzione del contratto medesimo (art. 1453 secondo comma c.c.) viene meno a...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 18515 del 20 agosto 2009
«L'azione di risoluzione del contratto per inadempimento e la relativa azione risarcitoria hanno differenti presupposti applicativi, perché la prima esige che l'inadempimento di una delle parti non sia di scarsa importanza, avuto riguardo...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5100 del 9 marzo 2006
«Ai sensi dell'art. 2935 c.c., il termine di prescrizione, in relazione al risarcimento di ogni danno da inadempimento, inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere, indipendentemente dalla data della pronuncia risolutiva.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1664 del 27 gennaio 2005
«Nel caso di proposizione congiunta della domanda di risoluzione del contratto per inadempimento e di risarcimento dei danni il giudice è tenuto, in ogni caso, a pronunciare sulla prima domanda e, solo se la rigetta, può ritenersi esonerato dal...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7829 del 19 maggio 2003
«In tema di risoluzione del contratto per inadempimento, qualora la parte adempiente abbia proposto domanda di risoluzione e di risarcimento dei danni da inadempimento, non limitandosi a chiedere la condanna generica, il danno può essere liquidato...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 940 del 22 gennaio 2003
«Il divieto di premi in danaro in concorsi banditi da privati, posto dall'art. 51 del R.D.L. 19 ottobre 1938, n. 1933, convertito in legge 5 giugno 1939, n. 973, opera soltanto sul piano della necessaria autorizzazione amministrativa e non svolge...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14744 del 17 ottobre 2002
«In caso di inadempimento del contratto, la parte adempiente può chiedere, oltre alla risoluzione dello stesso, anche il risarcimento del danno, fermo rimanendo che, se lo scioglimento anticipato del rapporto è di per sé un evento potenzialmente...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2382 del 17 marzo 1999
«Lo scioglimento del contratto conseguente al legittimo esercizio della relativa facoltà da parte di uno dei contraenti ha efficacia soltanto "ex nunc", e produce, pertanto, la caducazione delle obbligazioni scaturenti dal contratto ormai non più...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3334 del 7 dicembre 1973
«Il risarcimento del danno presuppone un inadempimento imputabile, con la conseguenza che, allorquando sia da rigettare la domanda di risoluzione del contratto per mancanza di colposità nell'inadempimento o per la scarsa importanza di esso, viene...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3678 del 16 dicembre 1971
«Se è vero che ogni richiesta di risarcimento di danni per inadempimento contrattuale ha il suo logico presupposto, ai sensi dell'art. 1453 c.c., in via alternativa o nella risoluzione del rapporto contrattuale o nella richiesta di adempimento,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11967 del 28 giugno 2004
«In un contratto a prestazioni corrispettive, qualora la rinunzia all'azione di risoluzione venga ravvisata in un comportamento di effettiva esecuzione del contratto, posto in essere dal rinunziante ed accettato dall'altra parte, non assume rilievo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1595 del 9 febbraio 1993
«Nei contratti a prestazioni corrispettive (nella specie, vendita) l'adempimento tardivo di una parte può essere legittimamente rifiutato dall'altra parte adempiente anche nel caso in cui quest'ultima non abbia ancora proposto la domanda per...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6247 del 24 novembre 1981
«Nei contratti a prestazioni corrispettive, dal principio fissato dal terzo comma dell'art. 1453 c.c., secondo il quale dalla data della domanda di risoluzione l'inadempiente non può più adempiere la propria obbligazione, si evince che...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6880 del 18 giugno 1991
«L'art. 1453 comma terzo non introduce per il convenuto un divieto assoluto di adempimento dopo la proposizione della domanda di risoluzione ma si limita a sancire l'inefficacia di un adempimento tardivo a sanare o a lenire le conseguenze del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8955 del 29 agosto 1990
«Il divieto per il debitore di adempiere la propria obbligazione dopo la proposizione della domanda di risoluzione (art. 1453, terzo comma, c.c.) — divieto che si basa sulla mancanza di interesse del creditore ad ottenere l'adempimento — non è...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6959 del 20 dicembre 1988
«Nei contratti a prestazioni corrispettive (nella specie: vendita) l'adempimento tardivo di una delle parti non pregiudica il diritto dell'altra parte non inadempiente di chiedere successivamente la risoluzione del contratto, salva in ogni caso la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1588 del 10 marzo 1986
«L'art. 1453 terzo comma c.c., il quale prevede che dopo la domanda di risoluzione per inadempimento il convenuto non può più adempiere, riguarda il caso in cui il convenuto medesimo sia già inadempiente al momento della domanda, e, pertanto, non...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3058 del 18 maggio 1985
«L'art. 1453 ultimo comma c.c., il quale non consente alla parte inadempiente di eseguire la prestazione dopo che l'altra parte abbia proposto domanda di risoluzione, postula che l'inadempienza sia colposa e grave, sì da giustificare la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 62 del 14 gennaio 1971
«Con la norma dell'art. 1453, ultimo comma c.c., la quale stabilisce che la proposizione della domanda di risoluzione del contratto preclude al debitore la facoltà di adempiere tardivamente la propria obbligazione, il legislatore ha inteso non...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1441 del 15 settembre 1970
«L'adempimento effettuato dopo la domanda di risoluzione del contratto non ha più efficacia al fine di impedire la risoluzione medesima. Ciò non toglie, peraltro, che l'inadempiente possa sempre eseguire la sua prestazione anche tardivamente, al...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3867 del 27 giugno 1985
«La diffida ad adempiere, intimata a norma dell'art. 1454 c.c., ha l'effetto di rimettere in termini il debitore fino alla data assegnata con la diffida medesima, con la conseguenza che il suo inadempimento può essere dedotto a sostegno di una...»