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Cassazione penale, Sez. VI, ordinanza n. 2922 del 5 agosto 1992
«L'art. 274, lettera a), c.p.p., nel consentire l'applicazione delle misure cautelari per esigenze attinenti alle indagini, «in relazione a situazioni di concreto pericolo per l'acquisizione o la genuinità della prova», collega la «concretezza»,...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1699 del 14 agosto 1996
«Il principio dettato dal legislatore con l'art. 275, comma quarto, c.p.p. di attenuazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di persone le quali si trovino in particolari condizioni soggettive che di per sè sconsiglierebbero la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5969 del 26 febbraio 1998
«Ai fini dell'emissione di provvedimento di coercizione personale, risponde a corretti criteri logico-giuridici ritenere la sussistenza del concreto pericolo della ripetizione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede da parte di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2515 del 25 maggio 2000
«In tema di esigenze cautelari, nell'ipotesi di concorso di persone nel reato la condotta dell'indagato o imputato va esaminata, ai fini della configurabilità del pericolo di recidività, con riferimento all'intera vicenda criminosa alla quale egli...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 31881 del 25 settembre 2002
«Ai fini dell'applicazione di misure di prevenzione nei confronti di persone indiziate dell'appartenenza ad associazioni di tipo mafioso, l'accertamento della pericolosità del proposto non può essere condotto secondo la presunzione delineata dal...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2025 del 7 luglio 1995
«Il vigente codice di rito autorizza il giudice, nel corso del dibattimento, a trasmettere gli atti al pubblico ministero in due sole ipotesi: quando rilevi che non si è provveduto alla necessaria modificazione dell'imputazione (art. 521, comma 2);...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 19 del 12 aprile 1999
«In tema di misure cautelari, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 439 del 1995, non sussiste più incompatibilità presunta tra il regime detentivo e lo stato di salute particolarmente grave di un indagato; ciò di conseguenza non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2874 del 7 settembre 1995
«In tema di misure cautelari, il dettato dell'art. 275, comma 4 c.p.p., secondo il quale non può essere disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di persone che si trovino in condizioni di salute particolarmente gravi, che non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 226 del 24 marzo 1995
«Le «esigenze cautelari di eccezionale rilevanza» richieste dall'art. 275, comma 4, c.p.p., perché possa essere superato il divieto, ivi stabilito, di applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti dei soggetti che si trovano nelle...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12653 del 3 aprile 2002
«In tema di prescrizioni relative alla applicazione degli arresti domiciliari, qualora all'interessato sia stato inibito di frequentare persone diverse da quelle che compongono il suo nucleo familiare, non costituisce violazione di tale divieto la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2481 del 24 agosto 1995
«Il disposto dell'art. 278 c.p.p. sta a significare che, ai fini della determinazione della pena in vista dell'applicazione di una misura personale coercitiva, si debba far riferimento alla pena stabilita dalla legge per ciascun reato così come...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2181 del 3 marzo 1995
«Ai fini del calcolo del termine di durata massima della custodia cautelare occorre fare riferimento esclusivamente alla contestazione contenuta nel capo d'imputazione e non della eventuale diversa quantificazione della pena conseguente a modifiche...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1240 del 11 aprile 1997
«Ai fini del computo dei termini massimi di custodia cautelare deve valutarsi il concorso delle aggravanti secondo un criterio concettuale e non formale. L'interprete perciò, prescindendo dalla collocazione in una stessa o in diverse disposizioni...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 26 del 9 ottobre 2000
«Il termine di dieci giorni, previsto dall'art. 309, nono comma, c.p.p., entro il quale il Tribunale del riesame deve decidere sulla relativa istanza a pena di inefficacia dell'ordinanza che dispone la misura coercitiva, decorre dalla data di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2749 del 27 luglio 1993
«L'eventuale scadenza del termine di durata massima delle indagini preliminari produce soltanto gli effetti previsti dall'art. 407 c.p.p. ma non preclude al giudice che procede (art. 279 c.p.p.), vale a dire al giudice che al momento della...»
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Corte costituzionale, sentenza n. 440 del 18 ottobre 1995
«È costituzionalmente illegittimo l'art. 724, primo comma, del codice penale, limitatamente alle parole «o i simboli o le persone venerati nella religione dello Stato».»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6489 del 28 dicembre 1999
«Una volta ritenuta, in sede di riesame, la carenza del quadro indiziario, il tribunale non può sottoporre a termine l'efficacia della misura cautelare, imponendo all'inquirente il compimento di ulteriori atti di indagine, in quanto tale procedura...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1823 del 10 giugno 1998
«Quando il fatto per il quale è stata applicata una misura cautelare rimane identico nei suoi elementi caratterizzanti, costituiti da condotta, evento e nesso di causalità, la diversa e più grave qualificazione giuridica del medesimo, anche per...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4426 del 21 ottobre 1998
«Nella nozione di qualità personali, cui fa riferimento l'art. 495, primo comma, c.p., rientrano gli attributi ed i modi di essere che servono ad integrare l'individualità di un soggetto, e cioè sia le qualità primarie, quali sono quelle...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 1 del 18 aprile 1997
«Ai fini sia dell'articolo 303, comma primo, lett. c), c.p.p., sia dell'art. 300, comma quarto, stesso codice, nel caso di condanna per più reati avvinti dalla continuazione, per alcuni dei quali soltanto (nella specie per i reati satelliti)...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11361 del 11 marzo 2003
«La misura patrimoniale dell'ingiunzione del pagamento periodico di un assegno a favore delle persone conviventi, le quali per effetto della misura cautelare di allontanamento dalla casa familiare, rimangano prive di mezzi adeguati, eventualmente...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3346 del 11 dicembre 1996
«Il provvedimento di rinnovo della misura coercitiva della custodia in carcere disposta per esigenze probatorie deve, ai sensi dell'art. 301 comma secondo ter, essere preceduto dall'interrogatorio dell'imputato solo qualora i reati per cui si...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1560 del 18 marzo 1999
«All'archiviazione disposta dal giudice a norma degli artt. 408 e 411 c.p.p. non si applica l'art. 129 c.p.p., che al secondo comma dispone la prevalenza delle cause di declaratoria di non punibilità di natura sostanziale rispetto a quelle connesse...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 30972 del 30 luglio 2007
«Ai fini del ripristino della custodia cautelare, contestualmente o successivamente alla sentenza di condanna ai sensi dell'art. 307, comma secondo, lett. b), c.p.p., l'entità della pena inflitta costituisce un elemento di imprescindibile valenza...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 16671 del 1 ottobre 2012
«In caso di cointestazione del deposito bancario di titoli (nella specie, appartenenti a coniugi), ove non vi sia, o non sia provata, una clausola contrattuale che dia facoltà al singolo di operare separatamente sul conto, è chi invoca gli effetti...»
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Cassazione civile, Sez. VI, sentenza n. 3424 del 5 marzo 2012
«In tema di responsabilità per esercizio di attività pericolosa, la presunzione di colpa a carico del danneggiante, posta dall'art. 2050 c.c., presuppone la sussistenza del nesso eziologico tra l'esercizio dell'attività e l'evento dannoso, con...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 7128 del 21 marzo 2013
«Integra di per sé un danno risarcibile ex art. 2059 c.c. - giacché lede un interesse della persona costituzionalmente rilevante, ai sensi dell'art. 2 Cost. - il pregiudizio recato al rapporto di convivenza, da intendere quale stabile legame tra...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15622 del 18 settembre 2012
«Le società di persone non si estinguono per effetto del mutamento della composizione societaria (nella specie, per intervenuta cessione di quote), potendo il venir meno del rapporto sociale in relazione ad un socio concorrere con il mantenimento...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8860 del 1 giugno 2012
«La messa in liquidazione della società di persone non osta all'applicazione dell'art. 2286 cod. civ., atteso che lo scioglimento della società determina soltanto il passaggio ad una nuova fase, nella quale la società permane come gruppo...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5836 del 8 marzo 2013
«Il recesso da una società di persone è un atto unilaterale recettizio, e, pertanto, la liquidazione della quota non è una condizione sospensiva del medesimo, ma un effetto stabilito dalla legge, con la conseguenza che il socio, una volta...»