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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1777 del 17 maggio 1996
«In materia di esercizio di cave in zone sottoposte a vincolo ai sensi della L. 8 agosto 1985, n. 431 il fatto che la cava sia in attività da lungo tempo (nel caso di specie dal 1961) non è sufficiente ad escludere di per sè la sussistenza delle...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6844 del 20 giugno 1991
«Ai fini della sussistenza della contravvenzione di cui all'art. 1, sexies L. 8 agosto 1985, n. 431, in tema di tutela delle zone di particolare interesse ambientale, non può parlarsi o è comunque irrilevante, di inesistenza assoluta di danno...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2420 del 12 marzo 1997
«In tema di cosiddetto condono edilizio, la contravvenzione di cui all'art. 734 c.p. è estinta per il pagamento dell'oblazione, seguito dal rilascio della concessione e dell'autorizzazione paesaggistica. La natura di reato di danno non è di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 408 del 16 giugno 1995
«È manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale relativa al nuovo testo dell'art. 727 c.p., la cui fattispecie, pur caratterizzata da forma aperta, per la ragione che indica il risultato e non le specifiche modalità del...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 44287 del 28 novembre 2007
«Configurano il reato di maltrattamenti di animali, anche nella formulazione novellata di cui all'art. 727 c.p., non soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali destando ripugnanza per la loro...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12910 del 11 dicembre 1998
«Integra il reato di cui all'art. 727 c.p., nella nuova formulazione introdotta con la legge 22 novembre 1993, n. 473, che tutela l'animale inteso come essere vivente, la uccisione degli animali con le tagliole ed i lacci; infatti i lacci uccidono...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 601 del 29 gennaio 1997
«Allorquando il reato di maltrattamento di animali viene in evidenza con riferimento a comportamenti che costituiscono l'esercizio di pratiche venatorie, occorre tener conto, oltre che della norma di cui all'art. 727 c.p., come modificato dalla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8890 del 25 giugno 1999
«La L. 11 febbraio 1992, n. 157 (Protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) non esaurisce la tutela della fauna in quanto i limiti alle pratiche venatorie sono posti anche dall'art. 727 c.p., che modificato della L. 22...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5868 del 19 maggio 1998
«La norma di cui al nuovo testo dell'art. 727 c.p., e relativa alla detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, non ha abrogato la disciplina sui richiami vivi della legge 11 febbraio 1992, n. 157, pertanto di tali due...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10673 del 10 dicembre 1996
«In tema di maltrattamento di animali, l'art. 4 della legge sulla caccia (legge 11 febbraio 1992, n. 157) prevede espressamente l'esercizio venatorio con l'uso di richiami vivi, ma esso deve ritenersi lecito sempre che non costituisca, a mente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10674 del 10 dicembre 1996
«La condotta venatoria, anche quando sia consentita, non può comportare sofferenze per gli animali, ove si esplichi con modalità non compatibili con la loro natura e con le loro caratteristiche etologiche. Pertanto, l'uso di uccelli vivi privati...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11962 del 6 dicembre 1995
«Un comportamento venatorio consentito dalla L. 11 febbraio 1992, n. 157 non può integrare gli estremi del reato di maltrattamento di animali di cui all'art. 727 c.p., anche se è idoneo a cagionare sofferenze agli stessi, poiché il fatto è...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3105 del 24 marzo 1998
«In tema di fallimento, qualora una persona fisica sia socio (illimitatamente responsabile) di più società operanti in luoghi diversi, il conflitto di competenza eventualmente insorto in relazione alla dichiarazione di fallimento della persona...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 879 del 6 febbraio 1984
«La disciplina fissata dalla Convenzione italo — francese del 3 giugno 1930 sulla esecuzione delle sentenze civili e commerciali, resa esecutiva in Italia con legge 7 gennaio 1932 n. 45, e tuttora in vigore in materia fallimentare, ed, in...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17983 del 9 settembre 2005
«Ai fini della individuazione della competenza territoriale dell'ufficio giudiziario cui spetta dichiarare il fallimento di una società di capitali, il cui trasferimento di sede all'interno del territorio dello Stato si assuma reale e non fittizio,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 13316 del 31 maggio 2010
«La risoluzione del conflitto positivo di competenza (territoriale) tra due tribunali fallimentari e la conseguente individuazione, quale giudice competente, di un tribunale diverso da quello che per primo ha dichiarato il fallimento, non comporta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1690 del 14 febbraio 1979
«L'art. 7 della legge 2 ottobre 1967, n. 895, dispone semplicemente l'aggravamento della pena prevista dall'art. 699 c.p. per il porto d'arma senza licenza, e non modifica in null'altro la fisionomia dell'illecito, che ha e conserva natura...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2055 del 23 febbraio 1978
«L'art. 7 della legge 2 ottobre 1967, n. 895, nel raddoppiare le pene previste dal codice penale in tema di contravvenzione alle norme concernenti le armi e nello stabilire che in ogni caso l'arresto non può essere inferiore a quindici giorni [ora...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 392 del 14 gennaio 2000
«Rientra nella categoria delle armi proprie non da sparo, o «bianche», il coltello a serramanico a scatto - detto anche «molletta» - di cui è vietato il porto in modo assoluto, mentre rientra in quella degli strumenti da punta e da taglio atti ad...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4331 del 10 maggio 1997
«In tema di reati concernenti le armi, deve escludersi che la balestra possa classificarsi tra le armi proprie, per la ragione che tale strumento, di difficile porto e di ardua maneggevolezza, incompatibile con le esigenze ed i costumi del vivere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2776 del 5 marzo 1994
«In materia di reati concernenti le armi, secondo la nozione data dall'art. 30 del R.D. 18 giugno 1931, n. 733, le armi proprie sono quelle da sparo e non, la cui destinazione naturale è l'offesa alla persona. L'art. 45 del relativo regolamento,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4595 del 2 dicembre 1992
«Il coltello a serramanico deve essere considerato arma bianca propria, avente come destinazione naturale l'offesa alla persona, e conseguentemente il porto della stessa fuori della propria abitazione, vietato in modo assoluto dalla legge, ricade...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11903 del 26 novembre 1987
«Le guardie giurate possono portare armi solo se munite della relativa licenza e pertanto sottostanno agli stessi diritti e doveri che riguardano tutti i cittadini. Ne consegue che qualora una guardia giurata porti un'arma senza averne fatta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2385 del 22 marzo 1986
«È manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del combinato disposto degli artt. 699, comma secondo c.p. e 5 e 7, L. 2 ottobre 1967, n. 895 in riferimento all'art. 3 della Costituzione per la mancata estensione alle armi da...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5388 del 8 maggio 2000
«È manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 699, comma 2, c.p., sollevata, in riferimento agli artt. 27, primo e terzo comma, e 3 Cost., sul rilievo della eccessività del minimo edittale della pena fissato in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10805 del 13 ottobre 1986
«La ratio delle norme vigenti in tema di denuncia delle armi all'autorità risponde ad una duplice esigenza e, cioè: a) rendere agevole all'autorità di polizia di conoscere in qualsiasi momento da quali persone ed in quali luoghi siano detenute armi...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7181 del 21 marzo 2013
«Nel caso di dichiarazione di fallimento dell'imprenditore entro l'anno dalla morte non è obbligatoria, ai sensi dell'art. 10 legge fall., l'audizione dell'erede nella fase istruttoria anteriore alla dichiarazione di fallimento, atteso che nessuno...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 24968 del 6 novembre 2013
«La previsione dell'art. 10 legge fall., per il quale una società cancellata dal registro delle imprese può essere dichiarata fallita entro l'anno dalla cancellazione, implica che il procedimento prefallimentare e le eventuali successive fasi...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5655 del 10 aprile 2012
«Il termine annuale, previsto dall'art. 10 legge fall. ai fini della dichiarazione di fallimento, nell'ipotesi della società cancellata d'ufficio ai sensi dell'art. 2490 c.c., decorre dalla data di iscrizione nel registro delle imprese del decreto...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22547 del 5 novembre 2010
«In tema di procedimento per la dichiarazione di fallimento di una società di capitali cancellata dal registro delle imprese, la legittimazione al contraddittorio spetta al liquidatore sociale, poiché, pur implicando detta cancellazione...»