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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9950 del 20 settembre 1994
«Ai fini della concessione o del diniego delle attenuanti generiche il giudice può prendere in considerazione gli stessi elementi valutati per la concessione di una attenuante comune quando questi incidano non solo sull'intensità del dolo, ma sulla...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11980 del 6 dicembre 1995
«Nel caso di possesso di un'arma clandestina, allorquando si individui semplicemente nella clandestinità dell'arma il sintomo di una non meglio specificata origine delittuosa — e non siano precisati la natura ed il titolo del reato presupposto —...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12788 del 29 dicembre 1995
«Nella ricettazione di armi clandestine il reato presupposto del delitto di ricettazione può essere anche quello di abrasione del numero di matricola e la condotta può essere costituita anche dal solo occultamento delle armi, oltre che...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2276 del 7 novembre 1995
«In tema di chiamata di correo, quando le dichiarazioni del collaborante attinenti a reati-fine della massima gravità, siano accertate come non veritiere, in quanto contraddette da elementi di prova specifici, il giudice non può sottrarsi...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 229 del 18 marzo 1995
«Il requisito dell'altruità di cui all'art. 624 c.p. è ravvisabile ogni volta che vi sia almeno un soggetto, diverso dall'agente, il quale, al momento del fatto, sia legato alla cosa stessa da un'effettiva relazione di interesse. (Fattispecie...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2780 del 16 marzo 1995
«Il delitto di violenza privata può ben concorrere con quello di sequestro di persona. Non può, infatti, ritenersi che ogni atto di violenza cui la vittima sia sottoposta durante il sequestro rimanga assorbito dalla fattispecie di cui all'art. 630...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3052 del 22 marzo 1995
«Ai fini della configurabilità del delitto di corruzione propria previsto dall'art. 319 c.p. sono da considerare atti contrari ai doveri di ufficio sia quelli illeciti o illegittimi che siano cioè vietati da norme imperative o che si pongano in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3354 del 28 marzo 1995
«Sussiste ipotesi di concorso formale, ex art. 81, comma 1, c.p., fra il reato di resistenza a P.U., di cui all'art. 337 c.p. ed il reato di tentato omicidio, stante la diversità dei beni giuridici tutelati da tali norme, e le differenze...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 368 del 24 maggio 1995
«Poiché il delitto di cui agli artt. 633, primo comma, e 639 bis c.p. (invasione di terreni o edifici) non è configurabile quando l'agente, che sia entrato in un edificio come legittimo abitatore, si limiti a rimanervi contro la volontà dell'avente...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 377 del 18 gennaio 1995
«Per la ravvisabilità del delitto di tentato furto non è necessaria l'esistenza della res furtiva, dovendosi avere riguardo alla situazione che l'agente si era prospettato al momento dell'azione criminosa. Pertanto, non ricorre l'ipotesi del reato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4682 del 11 gennaio 1995
«L'indulto introdotto col D.P.R. 18 dicembre 1981, n. 744, al pari di quello di cui al D.P.R. 16 dicembre 1986, n. 865 e di quello previsto dal D.P.R. 22 dicembre 1990, n. 394, non può, ai sensi delle relative disposizioni (artt. 8 e 3 lett. a, n....»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4743 del 28 aprile 1995
«Poiché il momento consumativo del furto è costituito dalla sottrazione della cosa, passata, anche se per breve tempo e nello stesso luogo in cui è stata sottratta, sotto il dominio esclusivo dell'agente, sono irrilevanti, ai fini della...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4949 del 7 gennaio 1995
«L'ultimo comma dell'art. 164 c.p., quando descrive il potere di disporre la sospensione della pena, nei confronti di chi ne abbia già altre volte fruito, ovvero di disporla nei confronti di chi abbia già riportato una condanna, per delitto, a pena...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5027 del 15 novembre 1995
«L'indulto di cui ai decreti 18 dicembre 1981, n. 744, 16 dicembre 1986, n. 865 e 22 dicembre 1990, n. 394, non si applica, in virtù delle esclusioni oggettive ivi previste, al delitto di cui all'art. 630 c.p. (sequestro di persona a scopo di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5801 del 18 maggio 1995
«Il delitto di estorsione e quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni si differenziano sotto il profilo dell'elemento soggettivo, mentre la condotta punibile nella sua oggettività è normalmente identica. Conseguentemente non incorre...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7595 del 7 luglio 1995
«Con la parola «genitrice», adoperata per designare la persona legittimata a proporre la querela in vece del minore ultraquattordicenne, l'art. 120, comma 3, c.p. prescinde dall'esercizio della patria potestà, riconoscendo la rappresentanza legale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7871 del 13 luglio 1995
«In tema di continuazione, ove il reato più grave sia un delitto per il quale sia stata applicata la pena della reclusione e della multa e reati meno gravi siano contravvenzioni per le quali andrebbero applicate arresto e ammenda, se si riconosce...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7946 del 18 luglio 1995
«Le attenuanti generiche sono previste dal legislatore con riferimento a non preventivabili situazioni che incidono sull'apprezzamento della «quantità» del reato e della capacità di delinquere dell'imputato e sono finalizzate al più congruo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7962 del 18 luglio 1995
«La fattispecie penale prevista dall'art. 630, comma 2, c.p. nel testo modificato dall'art. 5 della L. 14 ottobre 1974, n. 497, delinea un reato complesso, integrato dal delitto di sequestro di persona, quale elemento costitutivo, e dal delitto di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 798 del 24 gennaio 1995
«Nell'offesa arrecata con un unico atto ad un corpo amministrativo o politico e ai singoli membri del medesimo ricorre l'ipotesi del concorso formale, per cui in tal caso il soggetto agente deve rispondere sia del reato previsto dall'art. 341 sia...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10799 del 14 dicembre 1996
«Non esiste rapporto di specialità fra i reati previsti dagli artt. 648 c.p. ed 88 R.D. 29 giugno 1939, n. 1127; quest'ultima ipotesi criminosa, infatti, diversamente dalla ricettazione, che è delitto contro il patrimonio, tutela le opere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10810 del 16 dicembre 1996
«Le dichiarazioni dei coimputati riguardanti la partecipazione di taluno ad una associazione criminosa in tanto assumono valore di elemento di prova in quanto si sostanziano anche nella indicazione di fatti specifici tali da consentire al giudice...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1798 del 19 agosto 1996
«Il cassiere di un'agenzia bancaria non ha la disponibilità neanche provvisoria della provvista dei conti correnti dei clienti dell'istituto. Egli, nel momento in cui effettua il pagamento degli assegni, non esercita un libero atto di disponibilità...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 245 del 22 giugno 1996
«Per la sussistenza del delitto di cui all'art. 349 c.p. non è necessario che il responsabile venga colto sul fatto oppure che i lavori siano in corso al momento dell'accertamento oppure venga utilizzata la cosa oggetto di sequestro, ma è...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3154 del 27 luglio 1996
«I reati di ricettazione, di cui all'art. 648 c.p., e di commercio di prodotti con segni falsi, di cui all'art. 474 dello stesso codice, possono concorrere qualora i prodotti suddetti siano stati acquistati o ricevuti con la consapevolezza della...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3331 del 5 agosto 1996
«Qualora nei confronti di un soggetto vengano emesse in momenti diversi due ordinanze di custodia cautelare in carcere, l'una per il reato di partecipazione ad associazione per delinquere di tipo mafioso consumato fino a una determinata data e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 38914 del 22 maggio 1996
«In tema di computo dei termini di durata delle misure cautelari, perché sussista la connessione di cui all'art. 297, comma 3, c.p.p., come modificato dalla L. 8 agosto 1995, n. 332, non basta che tra due reati esista un qualsiasi rapporto di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4308 del 21 gennaio 1996
«Per la sussistenza del delitto di estorsione non si richiede che la volontà del soggetto passivo, per effetto della minaccia, sia completamente esclusa, ma che, residuando la possibilità di scelta fra l'accettare le richieste dell'agente o subire...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4714 del 9 maggio 1996
«Il delitto di cui all'art. 416 bis c.p. — associazione per delinquere di stampo mafioso — sussiste anche allorché scopo dell'associazione è quello di trarre vantaggi o profitti da attività, di per sé lecite (ad esempio gestione di attività...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4825 del 9 febbraio 1996
«La distinzione tra il delitto di estorsione e quello di truffa aggravata dall'ingenerato timore di un pericolo immaginario, consiste nel diverso modo in cui viene prospettato il danno, in vista del quale la persona offesa si induce a quell'azione...»