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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1739 del 2 marzo 1999
«In virtù del principio del favor matrimonii , l'atto di matrimonio non perde validità se non sia stato impugnato per una delle ragioni indicate dagli artt. 117 e seguenti c.c. e non sia intervenuta una pronuncia di nullità o di annullamento; ne...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1035 del 15 marzo 1977
«Sono irripetibili, a norma dell'art. 2035 c.c., i soli esborsi fatti per uno scopo contrario al buon costume, non pure le prestazioni fatte in esecuzione di un negozio illegale per contrarietà a norme imperative. (Nella specie è stato ritenuto...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 4806 del 7 marzo 2005
«In tema di condominio negli edifici, debbono qualificarsi nulle le delibere dell'assemblea condominiale prive degli elementi essenziali, le delibere con oggetto impossibile o illecito (contrario all'ordine pubblico, alla morale o al buon costume),...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4307 del 9 aprile 1993
«L'adozione generalizzata, da parte dei lavoratori, di un certo tipo di abbigliamento, coincidente con quello normalmente suggerito dal costume o dalle regole del vivere civile e della buona educazione non determina il sorgere di un uso aziendale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1244 del 18 febbraio 1983
«Da ciò deriva che l'illiceità della causa — sia nell'ipotesi di contrarietà della stessa a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume (art. 1343 c.c.) sia nell'ipotesi di utilizzazione dello strumento negoziale per frodare la legge...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2420 del 14 luglio 1972
«La causa del negozio si manifesta nel momento stesso del nascere di questo, ricollegandosi essa allo scambio delle obbligazioni; con la conseguenza che, se la causa è illecita perché contraria a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8600 del 29 maggio 2003
«Il negozio in frode alla legge è quello che persegue una finalità vietata in assoluto dall'ordinamento in quanto contraria a norma imperativa o ai principi dell'ordine pubblico o del buon costume ovvero perché diretta ad eludere una norma imperativa.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 20197 del 19 ottobre 2005
«...al perseguimento di scopi riprovevoli ed antisociali, rinvenendosi l'illiceità del motivo, al pari della illiceità della causa, a mente dell'art. 1343 c.c., nella contrarietà dello stesso a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume.»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 10603 del 25 ottobre 1993
«...contratto - si identifica con una finalità vietata dall'ordinamento, poiché contraria a norma imperativa o ai principi dell'ordine pubblico o del buon costume, ovvero poiché diretta ad eludere, mediante detta stipulazione, una norma imperativa.»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 118 del 4 gennaio 1995
«L'illiceità ha dei connotati più gravi della semplice violazione di legge, comportando, come si ricava dagli artt. 1343 ss. c.c., la contrarietà a norme imperative, all'ordine pubblico od al buon costume, o la frode alla legge intesa come mezzo...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 4414 del 17 luglio 1981
«La nozione dei negozi contrari al buon costume non può essere limitata ai negozi contrari alle regole del pudore sessuale e della decenza, ma si estende fino a comprendere i negozi contrari a quei principi ed esigenze etiche della coscienza morale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11973 del 18 novembre 1995
«Il pagamento effettuato in base a contratto nullo per contrarietà a norme imperative configura un'ipotesi di indebito oggettivo cui consegue per il disposto dell'art. 2033 c.c. (diversamente dalla nullità per contrarietà al buon costume) la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8722 del 2 settembre 1998
«Il contratto stipulato dal privato con la P.A., ma nullo per difetto di forma scritta, non può essere considerato contrario al buon costume ai sensi dell'art. 2035 c.c. Ne consegue che il privato, il quale abbia effettivamente eseguito la propria...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4437 del 20 aprile 1995
«Il riconoscimento ad un lavoratore subordinato della qualifica di dirigente a prescindere della corrispondenza della stessa alle mansioni effettivamente svolte e la successiva stipulazione con lo stesso di una clausola di durata minima del...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12759 del 13 dicembre 1995
«...dei motivi dell'atto, così come l'esigenza di ipotesi di discriminazione diverse da quelle tipizzate dalla legge, sempreché non sia configurabile un motivo determinante contrario a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10427 del 18 luglio 2002
«...della causa (dovuta a contrarietà a norme imperative o all'ordine pubblico), giacché l'azione di indebito arricchimento potrebbe essere esclusa solo nell'ipotesi di contratto nullo per illiceità della causa dovuta a contrarietà al buon costume.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12866 del 4 giugno 2009
«Il divieto di deferire il giuramento su fatti illeciti, posto dall'art. 2739 c.c., trovando il suo fondamento nell'opportunità di non obbligare il giurante a confessarsi autore di un atto per lui potenzialmente produttivo anche di responsabilità...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5994 del 15 marzo 2007
«Deve inoltre intendersi per fatto illecito non solo quello penale o quello civile «turpe» ma anche ogni azione contrastante con norme imperative, d'ordine pubblico o di buon costume. (Nella fattispecie, relativa alla domanda di danni esperita dai...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8423 del 25 agosto 1998
«In tema di giuramento, la norma di cui all'art. 2739 c.c. (divieto di deferimento del giuramento su fatti illeciti) trova il suo fondamento nell'opportunità di non obbligare il giurante a confessarsi autore di un atto per lui potenzialmente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1464 del 4 febbraio 1999
«...che la legge n. 66/1996 ha collocato tutte le ipotesi criminose aventi ad oggetto violenza sessuale tra i «Delitti contro la persona» (titolo XII del codice penale) e non più tra quelli contro la moralità pubblica ed il buon costume (titolo IX).»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4254 del 23 aprile 1996
«È inammissibile per carenza di interesse l'impugnazione dell'imputato avverso il capo della sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti che ha disposto la confisca del denaro di cui era in possesso perché percepito in cambio di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5535 del 1 giugno 1985
«L'ignoranza o l'errore sull'età della persona offesa, (in tema di reati contro la moralità pubblica ed il buon costume a danno di infraquattordicenne) non scusa neppure quando sia stato determinato da circostanze particolari, come il precoce...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 34417 del 6 luglio 2005
«...all'art. 528 cod. pen. non è sufficiente la mera detenzione del materiale osceno, ma occorre anche la "pubblicità", che rappresenta sia elemento costitutivo della fattispecie che requisito essenziale perché si realizzi l'offesa al buon costume.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 35352 del 30 settembre 2010
«In tema di truffa, la natura illecita del patto intercorso con la vittima non impedisce la condanna dell'imputato alla restituzione della somma di denaro versatagli dalla vittima, poiché unica eccezione alla ripetibilità dell'indebito è data dalla...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 7979 del 15 luglio 1992
«...garantita, di tale manifestazione (sia sotto il profilo dell'art. 21 che dell'art. 19 Cost.), la quale del resto trova il suo limite proprio nel divieto delle manifestazioni contrarie al buon costume (art. 21, ultimo comma, Cost.).»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 39089 del 16 ottobre 2003
«...quanto abbia da questa ricevuto come prezzo della propria mediazione o del favore del pubblico ufficiale o impiegato, in quanto frutto di accordo che, pur costituendo illecito penale, non costituisce, tuttavia, di per sè, offesa al buon costume.»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1557 del 5 aprile 1978
«I diritti di opinione, di critica e di cronaca, che sono aspetti della libertà di manifestazione del pensiero, assicurate dall'art. 21 della Costituzione, oltre i limiti interni del rispetto della verità, all'aderenza al fatto riferito,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1550 del 10 maggio 1997
«...del negozio acquisitivo a norme di ordine pubblico ed al buon costume, sicché non può ravvisarsi a favore di tale soggetto un interesse ad impugnare il capo della sentenza ex art. 444 c.p.p. relativo alla confisca delle somme sequestrate.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 18854 del 22 aprile 2003
«...quale mira a tutelare soltanto il buon costume e la pubblica moralità; tale affermazione trova conferma anche nell'intera venuta abrogazione dell'aggravante prevista dall'art. 4, n. 2, della suddetta legge per i fatti commessi in danno di minori.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 17717 del 10 maggio 2002
«...n. 75, la quale mira a tutelare soltanto il buon costume e la pubblica moralità; il che trova conferma anche nell'intervenuta abrogazione dell'aggravante prevista dall'art. 4, n. 2, della suddetta legge per i fatti commessi in danno di minori.»