Cass. pen. n. 23185/2011
È irrilevante, e non costituisce causa di nullità, la mancanza, nella requisitoria scritta presentata dal Procuratore Generale ai sensi dell'art. 611 c.p.p., dei motivi posti a fondamento della richiesta di dichiarare inammissibile il ricorso del'imputato, non essendo tale requisito imposto né richiesto dalla legge processuale.
Cass. pen. n. 8996/2011
Nel giudizio di legittimità non possono essere prodotti nuovi documenti ad eccezione di quelli che l'interessato non sia stato in grado di esibire nei precedenti gradi di giudizio. (Fattispecie di denegata acquisizione di certificato medico menzionato ma non prodotto nel giudizio di merito). (Rigetta, Trib. lib. Milano, 04 maggio 2010).
Cass. pen. n. 3895/2010
L'inammissibilità della richiesta di riesame avverso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere va dichiarata "de plano", senza, cioè, fissazione dell'udienza previo avviso ai difensori, in applicazione dell'art. 127, comma nono, cod. proc. pen. (In motivazione la Corte ha precisato che tale ultimo disposto non contrasta con l'art. 111, comma secondo, Cost., essendo l'assenza di contraddittorio giustificata dal ragionevole bilanciamento con il principio della ragionevole durata del processo). (Rigetta, Trib. lib. Milano, 14 maggio 2010).
Cass. pen. n. 37289/2010
È legittima la declaratoria di inammissibilità della richiesta di riesame, nella specie avverso il decreto di perquisizione locale, pronunciata de plano, stante il disposto dell'art. 127 cod. proc. pen. - che disciplina il procedimento in camera di consiglio - stabilendo al comma nono, richiamato dall'art. 324, comma sesto, cod. proc. pen., che l'inammissibilità dell'atto introduttivo è dichiarata dal giudice, con ordinanza, anche senza formalità di procedura, e, quindi, "de plano", senza necessità di convocazione delle parti in camera di consiglio. (Rigetta, Trib. lib. Genova, 21 dicembre 2009).
Cass. pen. n. 20300/2010
L'avviso per l'udienza camerale (nella specie, quella davanti alla Corte di cassazione di cui all'art. 611 c.p.p.), ritualmente e tempestivamente notificato al difensore non deve essere rinnovato in favore del difensore successivamente nominato. (Nella specie, il ricorrente aveva nominato altro difensore di fiducia, "revocando tutte le precedenti nomine", quando già erano stati espletati tutti gli incombenti di cui all'art. 610, quinto comma, c.p.p.).
Cass. pen. n. 39140/2008
Nel giudizio di cassazione l'omessa enunciazione, nell'avviso comunicato dalla cancelleria ai sensi dell'art. 610, comma primo, c.p.p., della causa d'inammissibilità rilevata dal Presidente della Corte, non dà luogo ad alcuna nullità, neanche sotto il profilo della riconducibilità di essa al novero di quelle previste dall'art. 178, lett. c ) stesso codice, in quanto detta omissione non incide sulla garanzia d'intervento dell'imputato nel procedimento, che è comunque assicurata dall'avviso dell'udienza camerale, volto a tutelare le esigenze difensive che possono esplicarsi mediante l'esame degli atti depositati in cancelleria e la presentazione di motivi nuovi o memorie.
Cass. pen. n. 5466/2004
Nel procedimento che si svolge davanti alla Corte di cassazione nelle forme della camera di consiglio ai sensi degli artt. 610 e 611 c.p.p., già devoluto all'apposita sezione istituita dal comma 1 dell'art. 610 (modificato dall'art. 6 della legge 26 marzo 2001 n. 128), la decisione di inammissibilità assume la forma dell'ordinanza anche in caso di trasferimento della cognizione e decisione del ricorso da detta sezione alle Sezioni Unite, a nulla rilevando la circostanza che tale ordinanza, in quanto definisce il giudizio, abbia nella sostanza natura di sentenza.
Cass. pen. n. 22033/2003
Qualora i motivi di ricorso per cassazione siano stati sottoscritti solo dall'imputato, l'avviso di udienza è legittimamente comunicato all'avvocato cassazionista che ha assistito la parte nell'ultimo giudizio (art. 613, comma 2 c.p.p.), a nulla rilevando, a tal fine, che all'udienza compaia il nuovo difensore di fiducia, nominato dopo la proposizione del ricorso.
Cass. pen. n. 39139/2002
La procedura di rilevazione delle cause di inammissibilità del ricorso per cassazione e di assegnazione ad apposita sezione prevista dall'art. 610, primo comma, c.p.p., ha una rilevanza esclusivamente interna, attinente alla organizzazione dell'Ufficio e alla ripartizione della competenza interna tra le varie sezioni della Corte di cassazione, e non dà origine a competenza per materia a carattere funzionale esclusivo.
Cass. pen. n. 17/2000
Poiché l'art. 610, comma secondo, c.p.p., nel contemplare i casi di assegnazione del ricorso alle sezioni unite, non prevede la possibilità di separata definizione dei relativi motivi, come invece espressamente stabilito per il giudizio civile, sussistendone le condizioni, dalla norma, di natura eccezionale e specifica, di cui all'art. 142 disp. att. c.p.c., il ricorso, una volta assegnato alle sezioni unite, deve essere da queste definito interamente, senza che sia possibile una decisione limitata ad alcune questioni dedotte e con la contestuale riserva di definizione di quelle residue alla sezione semplice, dal momento che il meccanismo di assegnazione predisposto dal citato art. 610, identico per la sezione semplice come per le sezioni unite, induce a ritenere che nel sistema legislativo queste ultime altro non siano che una sezione, quantunque composta da magistrati provenienti dalle varie sezioni semplici, sicché l'assegnazione del ricorso comporta la decisione su di esso, e non su una o più questioni tra quelle con esso dedotte.
Cass. pen. n. 14380/1999
Nel giudizio di Cassazione, se solo uno dei due difensori nominati dal ricorrente ha sottoscritto il ricorso e/o gli eventuali motivi nuovi, si deve ritenere che l'altro non abbia dato esecuzione all'incarico ricevuto, in quanto l'importanza della prestazione professionale è tale da comportare, in questo caso, una tacita rinuncia al mandato, con la conseguente perdita della rappresentanza processuale e del diritto dell'avviso all'udienza. Invero, a differenza di quanto avviene nella fase di merito, nella quale la presenza del difensore è indispensabile perché incide sulla formazione della prova e comunque sulle modalità e sul contenuto dell'accertamento processuale, nel giudizio di legittimità, l'attività del difensore si esplica essenzialmente prima dell'udienza, con la redazione del ricorso, il quale, determinando l'oggetto del giudizio, realizza lo scopo della prestazione professionale. A tanto consegue che, mentre nella fase di appello, la rinuncia al mandato da parte di uno dei due difensori deve essere desunta non tanto, e non solo, dalla mancata sottoscrizione dell'atto di impugnazione, ma dal concorso di tale omissione con la mancata partecipazione del difensore alle udienze in primo grado, nel giudizio di Cassazione, deve ritenersi difensore del ricorrente unicamente il professionista che abbia sottoscritto il ricorso e gli eventuali atti conseguenti. (Nella fattispecie, la Cassazione, nell'enunciare il principio sopra riportato, ha ritenuto infondata la eccezione proposta dalla difesa del ricorrente, relativa alla omessa notificazione dell'avviso di udienza innanzi alla Suprema Corte all'altro difensore, il quale, tuttavia, non aveva sottoscritto il ricorso).
Cass. pen. n. 10382/1999
Nel giudizio di legittimità non è consentito al difensore dell'imputato di presentare nuovi documenti, dal momento che la Corte di cassazione non deve mai procedere ad un esame degli atti, ma solo alla valutazione circa la esistenza della motivazione e della sua logicità. Possono conseguentemente essere introdotti solo quei documenti — non attinenti al merito — che l'interessato non fu in condizione di esibire nei precedenti gradi e dai quali può derivare l'applicazione dello ius superveniens, di cause estintive o di disposizioni più favorevoli.
Cass. pen. n. 4940/1998
I documenti esibiti per la prima volta in sede di legittimità non sono ricevibili poiché il nuovo codice di rito non ha previsto all'art. 613, diversamente dall'abrogato art. 533, tale facoltà. È stato così esaltato il ruolo di pura legittimità della Suprema Corte, che procede non ad un esame degli atti, ma soltanto alla valutazione dell'esistenza e della logicità della motivazione. In Cassazione possono essere introdotti esclusivamente documenti che l'interessato non era in grado di esibire nei precedenti gradi di giudizio.
Cass. pen. n. 445/1998
In tema di ricorso per Cassazione non è più consentita la presentazione in Cassazione di “nuovi documenti”, quanto meno nel senso dell'irricevibilità di quei documenti che la parte non ha depositato tempestivamente nella sede di merito, giacché il legislatore ha voluto esaltare le funzioni della Corte quale giudice di legittimità, evitando sovrapposizione di ruoli. Tuttavia, sarà possibile acquisire la documentazione successiva alla decisione impugnata e rilevante ai fini della pronuncia, nonché quei documenti dai quali senza alcun accertamento di fatto, possa derivare l'applicazione dello ius superveniens o di cause estintive o di ipotesi più favorevoli. (Ha comunque affermato la Corte che in virtù del favor innocentiae è consentito prendere in esame gli atti per verificare la evidente sussistenza di altra ragione di proscioglimento).
Cass. pen. n. 389/1998
In tema di giudizio di cassazione, la mancanza, nell'avviso spedito al ricorrente ai sensi dell'art. 610, comma 5, c.p.p., dell'indicazione della causa dedotta dal procuratore generale nella richiesta di declaratoria di inammissibilità del ricorso, non configura un caso di nullità, che non è espressamente prevista, ma una mera irregolarità peraltro non lesiva del diritto di difesa, ben potendo l'interessato prendere cognizione diretta in cancelleria della requisitoria scritta del pubblico ministero; e ciò tanto più se si considera che la causa dell'inammissibilità non deve essere illustrata ma solo enunciata nell'avviso predetto.
Cass. pen. n. 1948/1996
Il divieto di produrre nuovi atti in cassazione non si estende alla documentazione idonea a determinare l'immediata declaratoria di proscioglimento ai sensi dell'art. 129 c.p.p. non potuta produrre nel giudizio di merito senza colpa, perché posteriore alla decisione ovvero per cause di forza maggiore o caso fortuito o per una nullità assoluta tale da impedirne la produzione.
Cass. pen. n. 12306/1995
Nel caso in cui venga sollevata per la prima volta in sede di legittimità questione di nullità di ordine generale, assoluta ed insanabile — per difetto di capacità di un giudice popolare, asseritamente sprovvisto di idoneo titolo di studio — non può essere prodotta da parte del difensore, a fondamento della questione stessa, nuova documentazione davanti alla Corte di cassazione: ed invero non è più prevista dall'art. 610 c.p.p., rispetto al previgente art. 533 del codice di rito del 1930, la facoltà dei difensori di presentare nuovi documenti, qualora la parte avrebbe potuto esibirli tempestivamente nei precedenti gradi di giudizio, tranne che si tratti di documenti riguardanti fatti sopravvenuti non prospettabili in precedenza.
Cass. pen. n. 9231/1994
Nell'attuale regime processuale in cassazione non è consentito il deposito di nuovi documenti, ad eccezione del caso in cui essi riguardino fatti sopravvenuti, non prospettabili in precedenza. Il nuovo codice di rito all'art. 610, che disciplina l'attività difensiva a seguito della ricezione degli avvisi d'udienza, non riproduce il testo del previgente art. 533, che prevedeva per il difensore la possibilità di «presentare nuovi documenti».
Cass. pen. n. 1070/1994
In tema di ricorso per cassazione, l'avviso da notificare alle parti ai sensi dell'art. 610, quinto comma, c.p.p. deve contenere l'indicazione della richiesta del P.G. solo nel caso che il P.G. abbia chiesto l'inammissibilità del ricorso e non quindi, quando abbia chiesto il rigetto.
Cass. pen. n. 1840/1994
L'art. 610, terzo comma, c.p.p., prevede che anche nel giudizio di cassazione il presidente possa disporre la riunione dei giudizi, regolata dall'art. 17 c.p.p., in quanto siano pendenti avanti la stessa corte. Deve tuttavia essere dichiarato inammissibile il ricorso che nessun vizio della sentenza impugnata denunci ma che si limiti a prospettare una richiesta di riunione: quest'ultima, infatti, non può essere fine a se stessa ed il ricorso deve necessariamente investire la corte della cognizione sulla legittimità della sentenza di merito, secondo la tassativa previsione di cui all'art. 606 c.p.p.
Cass. pen. n. 4787/1994
L'istituto della riunione dei giudizi è applicabile anche dinanzi alla Corte di cassazione, non facendo la legge alcuna distinzione, in ordine ai casi di connessione, tra giudizi di merito e giudizi di legittimità. (Fattispecie relativa a procedimenti incidentali concernenti la medesima persona indagata per lo stesso reato in un unico procedimento, nella quale la Suprema Corte ha ritenuto sussistesse la medesima ratio legis delle ipotesi di connessione previste dall'art. 12 c.p.p. - rilevanti ai sensi della lett. a), dell'art. 17, stesso codice - sotto il profilo delle esigenze di semplificazione procedurale ed economia processuale, nonché di rapida definizione dei procedimenti, onde ha applicato per analogia il predetto art. 12).
Cass. pen. n. 2561/1992
La mancanza di una specifica motivazione della richiesta di inammissibilità del ricorso presentata dal procuratore generale è irrilevante, non essendo tale requisito imposto o richiesto dalla normativa vigente.