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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 679 del 17 marzo 1970
«La norma dell'art. 104 c.p., riguardante la dichiarazione di abitualità nelle contravvenzioni qualunque esse siano, trova applicazione quando il soggetto sia stato condannato alla pena dell'arresto per tre contravvenzioni della stessa indole e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9083 del 31 ottobre 1983
«La declaratoria di estinzione del reato, che consegue all'applicazione di una sanzione sostitutiva (art. 77 legge 24 novembre 1981 n. 689 concernente «modifiche al sistema penale»), costituisce una anomalia in relazione al principio che le cause...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2188 del 16 febbraio 1990
«L'art. 111 c.p., nel prevedere il caso di chi determini a commettere un reato una persona non imputabile o non punibile, non richiede nella persona determinata, mero strumento di esecuzione, partecipazione soggettiva né consapevolezza di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 35778 del 29 agosto 2013
«Si configura nei confronti del mandante di un omicidio l'ipotesi prevista dall'art. 115 c.p. nel caso in cui l'esecutore materiale desista dall'azione senza porre in essere alcuna attività penalmente rilevante.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2167 del 21 febbraio 1994
«In tema di mutamento del titolo del reato per taluno dei concorrenti, l'art. 117, secondo comma, c.p., con l'espressione «. . . il giudice può, rispetto a coloro per i quali non sussistono le condizioni, le qualità o i rapporti predetti, diminuire...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4161 del 12 aprile 1991
«La norma di cui all'art. 117 c.p. trova applicazione nell'ambito di tutto il diritto penale e non solo in quello del codice penale, trattandosi di disposizione che disciplina ipotesi di concorso di persone in reati che richiedono l'esistenza di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7624 del 30 luglio 1981
«Nel concorso di persone nel reato, ed anche in quello anomalo, la desistenza può assumere rilevanza soltanto se consiste in un comportamento che impedisce il compimento dell'evento, voluto nel caso del concorso pieno, o soltanto prevedibile in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2732 del 4 marzo 1994
«In tema di violazione di sigilli, la circostanza aggravante della qualità di custode di cui all'art. 349, comma 2, c.p. si comunica ai concorrenti, non rientrando tra quelle previste dall'art. 118 dello stesso codice, salvo il temperamento...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 2816 del 10 aprile 1986
«La ritrattazione del testimone falso o reticente che rende lo stesso non punibile ai sensi dell'art. 376 c.p. è causa di esclusione della pena di natura oggettiva e, ai sensi dell'art. 119 c.p., giova anche all'istigatore concorrente nel reato.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2712 del 23 gennaio 2006
«In tema di indivisibilità della querela sotto il profilo attivo, la previsione di cui all'art. 122 c.p. — per la quale il reato commesso in danno di più persone è punibile anche se la querela è proposta da una soltanto di esse — non è applicabile...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7080 del 4 agosto 1984
«Il concetto di reato unico richiamato dall'art. 122 c.p., concerne esclusivamente quel reato che, pur se produttivo di conseguenze pregiudizievoli per una pluralità di persone, si realizzi attraverso un unico illecito penale al quale è correlata...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11464 del 22 marzo 2001
«La conversione della pena pecuniaria per insolvibilità del condannato, anche se poi non concretamente eseguita, costituisce un vero e proprio atto di esecuzione impeditivo della estinzione della pena per prescrizione.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1605 del 3 luglio 1998
«Ai fini dell'estinzione della pena per decorso del tempo, ove siano inflitte congiuntamente le pene dell'arresto e dell'ammenda, la possibilità di prescrizione della seconda è collegata soltanto al decorso del termine stabilito per l'arresto....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2794 del 8 agosto 1986
«Nel caso in cui il procuratore della Repubblica, essendosi iniziata l'azione penale, intenda richiedere l'applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata ex artt. 115 e 229, n. 2, c.p. è tenuto a rivolgere la domanda al giudice...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 867 del 29 gennaio 1992
«L'applicazione del condono di due anni sulla maggior pena inflitta, effettuata ai sensi del D.P.R. 22 dicembre 1990, n. 394, non incide sulla quantità della pena prevista dall'art. 230 c.p. per farsi luogo alla libertà vigilata e ciò sia perché,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10527 del 26 ottobre 1988
«Il giudice di cognizione, quando è inflitta la pena della reclusione per non meno di dieci anni, può, previo accertamento che colui che ha commesso il fatto è persona socialmente pericolosa, irrogargli la misura di sicurezza della libertà vigilata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6614 del 2 febbraio 1996
«La sostituzione della libertà vigilata con la più grave misura dell'assegnazione ad una colonia agricola o a una casa di lavoro quale conseguenza della trasgressione degli obblighi imposti, ben può essere ancorata all'intervenuta condanna del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3999 del 23 novembre 1992
«La censura mossa dal condannato per non essere stata applicata, prima della sostituzione della libertà vigilata con l'assegnazione ad una casa di lavoro, la cauzione di buona condotta in aggiunta alla libertà vigilata, è destituita di fondamento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1345 del 2 ottobre 1973
«I provvedimenti caratteristici del giudice (sentenze, ordinanze, decreti) riguardano sempre un interesse particolare, e non possono trovare una sanzione nell'art. 650 c.p., che ha come oggetto specifico della tutela penale l'interesse generale...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4375 del 12 maggio 1997
«Il carattere plurioffensivo della frode in commercio sussiste anche quando la cosa richiesta dal cliente dell'esercizio commerciale non sia tutelata da un marchio o da altra speciale protezione, giacché la norma di cui all'art. 515 c.p. tutela...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7563 del 30 maggio 1990
«La lesione dell'onesto svolgimento del commercio, oggetto della tutela penale predisposta dall'art. 515 c.p., è da ritenersi sussistente, per diversità di qualità e nonostante l'identità della specie, nel caso di consegna di disco flessibile...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 46183 del 18 novembre 2013
«Integra il tentativo di frode in commercio la detenzione, negli stabilimenti vitivinicoli di un'azienda commerciale, di vino preparato con l'aggiunta di zuccheri o materie zuccherine o fermentate diverse da quelle provenienti dall'uva fresca, in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26109 del 23 giugno 2009
«Integra il reato di frode nell'esercizio del commercio la messa in vendita di prodotti scaduti o prossimi alla scadenza con apposizione di una data di scadenza diversa da quella originaria, in quanto la divergenza qualitativa idonea a configurare...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 548 del 26 aprile 1997
«In tema di tentativo di frode in commercio, l'offerta al pubblico, quando sia concretamente configurabile come proposta contrattuale, è condotta idonea diretta in modo non equivoco alla conclusione del contratto finale, e quindi alla consumazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7239 del 24 maggio 1990
«Il tentativo di frode commerciale (artt. 56 e 515 c.p.) è ammissibile solo in presenza di una contrattazione idoneamente e inequivocabilmente predisposta alla consegna di merce diversa a chi in concreto intenda acquistarla, non essendo sufficiente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 27105 del 4 luglio 2008
«Il reato di frode nell'esercizio del commercio può concorrere con gli illeciti amministrativi di cui alla normativa in materia di pubblicità ingannevole di cui al D.L.vo n. 206 del 2005 (che ha sostituito il previgente D.L.vo n. 74 del 1992 )...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1686 del 11 febbraio 1998
«L'art. 22, primo comma, della legge 15 febbraio 1963, n. 281 (disciplina della preparazione e del commercio dei mangimi), in seguito alla depenalizzazione operata dall'art. 32, primo comma, della legge n. 689/1981, punisce con sanzione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8675 del 20 ottobre 1983
«L'art. 13 della L. 30 aprile 1962, n. 283 vieta esplicitamente l'uso di nomi impropri nella vendita o propaganda di sostanze alimentari e tende alla difesa della generalità dei possibili acquirenti e particolarmente di coloro che hanno minore...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9979 del 5 marzo 2003
«L'art. 517 c.p., nel prevedere come condotta penalmente rilevante, accanto a quella del porre in vendita, anche quella del porre «altrimenti in circolazione» opere dell'ingegno o prodotti industriali con segni mendaci, si differenzia dal...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10064 del 10 luglio 1990
«A norma dell'art. 20 R.D. 21 giugno 1942, n. 929 l'avvenuto rilascio del brevetto per un marchio costituito da un nome geografico - nella specie «Gran Sasso» - non esclude l'uso da parte di terzi dello stesso nome come indicazione di provenienza....»