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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1951 del 21 febbraio 2000
«In tema di c.d. «illecito sportivo» l'autore dell'evento lesivo che sia stato rispettoso delle regole del gioco, del dovere di lealtà nei confronti dell'avversario e dell'integrità fisica di costui non sarà perseguibile penalmente in quanto non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1175 del 7 febbraio 1992
«Non è invocabile l'esimente della legittima difesa, reale o putativa, neppure sotto l'aspetto dell'eccesso colposo, qualora la sproporzione della reazione rispetto all'offesa incombente non derivi da colpa, cioè da valutazione erronea della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7834 del 6 luglio 1988
«Le ipotesi legislative della legittima difesa e quella dell'eccesso colposo, presuppongono, identità di situazione e si differenziano unicamente in ordine all'elemento dell'adeguatezza della reazione. Se, pertanto, l'eccesso è volontario la...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 854 del 10 gennaio 2008
«Perché possa riconoscersi la scriminante dell'uso legittimo delle armi, quale prevista dall'art. 53 c.p., occorre, nell'ordine: che non vi sia altro mezzo possibile; che tra i vari mezzi di coazione venga scelto quello meno lesivo; che l'uso di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 19540 del 27 aprile 2004
«In presenza di una pluralità di condanne inflitte e di periodi di detenzione sofferti in tempi diversi, non è possibile procedere a un unico cumulo delle pene concorrenti e detrarre, poi, da tale cumulo il complesso di detenzione subita in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4038 del 7 aprile 1994
«Per tutto quanto attiene all'amministrazione del patrimonio fallimentare, compresa in tale amministrazione l'acquisizione e la destinazione degli atti e documenti dell'impresa, il fallito è sottoposto ai poteri di sovraordinazione, autorità e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 21220 del 17 maggio 2013
«Il direttore di uno studio medico che non accerti che un soggetto operante nella struttura da lui diretta sia in possesso del titolo abilitante risponde non solo di concorso nel reato previsto dall'art. 348 c.p. con la persona non titolata, ma...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8773 del 6 agosto 1994
«Il principio dell'«indivisibilità» della querela, stabilito dall'art. 123 c.p., trova il limite nel fatto-reato in essa considerato ed opera, quindi, unicamente rispetto ai soggetti che quel fatto hanno commesso, anche se la loro individuazione...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9575 del 8 novembre 1996
«Ai fini dell'applicabilità dell'art. 133 bis c.p. circa le condizioni economiche del reo — aumento fino al triplo e/o diminuzione fino ad un terzo della pena pecuniaria — le dette condizioni non debbono essere previamente contestate all'imputato...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 20403 del 31 maggio 2005
«Ai fini del divieto della reformatio in peius, quando appellante sia il solo imputato, per pena deve intendersi non soltanto il risultato finale ottenuto dopo aver calcolato gli aumenti e le diminuzioni per effetto della continuazione e del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 759 del 4 marzo 1999
«Ai fini della determinazione della pena da eseguire in Italia, la carcerazione subita all'estero senza titolo è computabile solo se sofferta in conseguenza di una domanda di estradizione o nel caso di rinnovazione del giudizio in Italia per il...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4059 del 29 gennaio 2014
«La remissione extraprocessuale tacita della querela presuppone condotte assolutamente incompatibili con la volontà di persistere nell'istanza punitiva, le quali possono trovare solo conferma nella mancata comparizione in udienza della persona...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 16014 del 28 aprile 2005
«La remissione di querela non può essere sottoposta a termini o a condizioni, sì che è inefficace la remissione cui sia stata apposta la condizione consistente nella corresponsione, non effettuata, della somma pattuita a titolo di risarcimento del...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5404 del 23 gennaio 2001
«Le spese della custodia cautelare — che devono essere distinte da quelle di mantenimento in carcere del condannato in espiazione di pena definitiva, come si evince dal combinato disposto degli artt. 188, 189 nn. 2 e 3, 191 c.p., 692, commi 1 e 3,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4520 del 23 novembre 1995
«Le disposizioni che prevedono il divieto di applicare la misura della custodia cautelare in carcere e l'obbligo di disporre il rinvio dell'esecuzione nei confronti delle persone malate di Aids sono di stretta applicazione. Ne consegue che la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11344 del 10 maggio 1993
«Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 307 c.p. (assistenza ai partecipi di cospirazione o di banda armata), nella nozione di «rifugio» rientra anche un luogo di cura nel quale, in assenza di immediata urgenza di trattamenti...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 47191 del 6 dicembre 2004
«Correttamente viene ritenuta la sussistenza del reato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio nel caso di organizzatori di corsi di formazione professionale controllati dalla Regione i quali, in cambio di corrispettivo in danaro,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5096 del 9 febbraio 2012
«Se, in genere, per l'integrazione del dolo è necessario che la rappresentazione e la volizione abbiano ad oggetto tutti gli elementi costitutivi della fattispecie tipica (e cioè condotta, evento e causalità materiale) e non il solo evento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15489 del 1 aprile 2004
«In tema di rivelazione di segreti di ufficio, il soggetto “estraneo”, risponde del reato a titolo di concorso con l'autore principale qualora abbia rivelato ad altri una notizia segreta riferitagli come tale, giacché realizza una condotta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2744 del 25 maggio 2000
«L'intervenuta abrogazione, per effetto dell'art. 18 della legge 25 giugno 1999 n. 205, dell'art. 341 c.p. ha dato luogo non ad una pura e semplice abolitio criminis, disciplinata dall'art. 2, comma secondo, c.p., ma ad un fenomeno di successione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 21106 del 5 maggio 2004
«Per rispondere, a titolo di concorso morale, del reato di millantato credito nella ipotesi di cui al secondo comma dell'art. 346 c.p., occorre che l'agente abbia la consapevolezza che la propria azione, in sintonia con quella di chi in prima...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 32341 del 31 luglio 2003
«In tema di millantato credito, la ipotesi di cui al secondo comma dell'art. 346 c.p., descrivendo una condotta che comporta una lesione anche di interessi non tutelati dal primo comma, configura un titolo autonomo di reato.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 34440 del 13 ottobre 2006
«Ai fini della sussistenza del reato di millantato credito, è sufficiente il conseguimento da parte del millantatore della promessa di denaro o di altra utilità per la propria attività di intermediario, mentre è irrilevante che tale corrispettivo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3996 del 4 febbraio 2005
«In tema di esercizio arbitrario di una professione, benché il bene tutelato dall'art. 348 c.p. sia costituito dall'interesse generale a che determinate professioni, richiedenti, tra l'altro, particolari competenze tecniche, vengano esercitate...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 11545 del 23 marzo 2012
«Integra il reato di esercizio abusivo di una professione (art. 348 c.p.), il compimento senza titolo di atti che, pur non attribuiti singolarmente in via esclusiva a una determinata professione, siano univocamente individuati come di competenza...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 17893 del 29 aprile 2009
«Risponde, a titolo di concorso,del delitto di esercizio abusivo di una professione, chiunque consenta o agevoli lo svolgimento da parte di persona non autorizzata di un'attività professionale, per la quale sia richiesta una speciale abilitazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4545 del 16 aprile 1998
«L'esercizio della professione è abusivo non solo quando l'agente sia sfornito del titolo, ma anche quando non abbia adempiuto alle prescritte formalità, tra le quali figura la mancata iscrizione all'Albo professionale. (Fattispecie relativa alla...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10816 del 21 ottobre 2000
«Ai fini della configurabilità del reato di esercizio abusivo di una professione, non rileva — considerata l'indisponibilità dell'interesse protetto dalla norma incriminatrice — l'assenza di scopo di lucro nell'autore o il movente di carattere...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 715 del 19 gennaio 2000
«Commette i reati di esercizio abusivo di una professione (art. 348 c.p.) e di usurpazione di titoli o di onori (art. 498 c.p.) il soggetto che si arroghi il titolo di avvocato e apra in Italia uno studio legale, ancorché abilitato in Francia a...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9725 del 28 febbraio 2013
«Integra il reato di esercizio abusivo della professione l'attività di colui che curi la gestione dei servizi e degli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale (nella specie, occupandosi in particolare della compilazione...»