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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 37606 del 12 ottobre 2007
«In tema di colpa specifica, nell'ipotesi della violazione di una norma cautelare c.d. «elastica» - che indica, cioè, un comportamento determinabile in base a circostanze contingenti - è comunque necessario che l'imputazione soggettiva dell'evento...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 29232 del 20 luglio 2007
«Per la configurabilità della colpa non è necessario che l'agente abbia consapevolezza della situazione di pericolo da cui scaturisce il dovere di applicare una determinata regola cautelare, bensì è sufficiente che tale pericolo risulti in concreto...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 37473 del 2 ottobre 2003
«La colpa del medico, che è una delle cosiddette colpe speciali o professionali, proprie delle attività giuridicamente autorizzate perché socialmente utili anche se rischiose per loro natura, ha come caratteristica l'inosservanza di regole di...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 37001 del 26 settembre 2003
«Il datore di lavoro è destinatario delle norme antinfortunistiche proprio per evitare che il dipendente compia scelte irrazionali che, se effettuate, possono pregiudicarne l'integrità psico-fisica. Egli, pertanto, è esonerato da responsabilità...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 22338 del 21 maggio 2003
«Quando l'attività svolta è giuridicamente autorizzata, anche se per natura rischiosa, sussiste la necessità di operare in modo da prevenire la colpa speciale caratterizzata da regole di condotta aventi per finalità la prevenzione del rischio non...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1583 del 16 gennaio 2002
«In materia di colpa professionale, se la contestazione riguarda una condotta imprudente o negligente del medico, la valutazione del giudice deve essere effettuata nell'ambito della colpa generica, secondo i criteri normali e di comune...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2415 del 26 febbraio 1998
«In tema di stato di necessità, il nesso di causalità — che, ove esistente, esclude la configurabilità dell'esimente — fra condotta volontaria dell'agente e situazione di pericolo deve essere individuato ricorrendo al principio della causa...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 23286 del 19 maggio 2004
«Non può essere invocata l'esimente dello stato di necessità per il reato di favoreggiamento della prostituzione da parte di colui il quale abbia posto in essere la condotta criminosa adducendo di esservi stato costretto dalla mancanza di lavoro e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4903 del 23 maggio 1997
«Deve essere esclusa la sussistenza della causa di giustificazione dello stato di necessità quando il soggetto possa sottrarsi alla costrizione a violare la legge facendo ricorso all'autorità, cui va chiesta tutela. (Nell'affermare il principio di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2578 del 18 marzo 1993
«In tema di tutela delle acque dall'inquinamento, in assenza dell'autorizzazione l'attività di scarico delle acque non può proseguire, pur se la P.A. risulti inadempiente o abbia mantenuto un silenzio ingiustificato. L'interessato in tal caso ha la...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 34128 del 12 ottobre 2006
«Anche nel delitto tentato, la maggiore o minore gravità del fatto va valutata in relazione al delitto consumato che l'agente mirava a realizzare. (Fattispecie in tema di tentata violenza sessuale, nella quale è stata esclusa la circostanza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 36726 del 10 settembre 2015
«In tema di tentativo, l'idoneità degli atti non va valutata con riferimento ad un criterio probabilistico di realizzazione dell'intento delittuoso, bensì in relazione alla possibilità che alla condotta consegua lo scopo che l'agente si propone,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 36422 del 7 ottobre 2011
«Ai fini della punibilità del tentativo rileva l'idoneità causale degli atti compiuti al conseguimento dell'obiettivo delittuoso nonché l'univocità della loro destinazione, da apprezzarsi con valutazione "ex ante" in rapporto alle circostanze di...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 32522 del 30 agosto 2010
«Sussiste il tentativo quando la condotta tipica univocamente diretta alla realizzazione dell'evento sia ostacolata da un fatto esterno, che si verifica, come nella specie in tema di truffa, quando vi sia l'allertamento delle forze di polizia da...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 34242 del 4 settembre 2009
«L'accertamento dell'idoneità e della direzione non equivoca degli atti del tentativo deve essere svolto sulla base di un giudizio "ex ante" che tenga conto delle intrinseche connotazioni dell'atto stesso, e, quindi, della concreta situazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 23706 del 21 maggio 2004
«Anche in un'attività preparatoria può ravvisarsi l'ipotesi del tentativo, qualora sia idonea e diretta in modo non equivoco alla consumazione del delitto; in ogni caso, l'idoneità degli atti deve essere valutata con giudizio ex ante tenendo conto...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 36283 del 22 settembre 2003
«In tema di delitto tentato, i requisiti della univocità e idoneità degli atti non possono essere verificati prendendo in esame l'intenzione eventualmente formulata dall'agente, poichè gli stessi, che attengono alla dimensione materiale del reato,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 40058 del 28 ottobre 2008
«Nel delitto tentato gli atti diretti in modo non equivoco a commettere un reato possono essere esclusivamente gli atti esecutivi, ossia gli atti tipici, corrispondenti, anche solo in minima parte, alla descrizione legale di una fattispecie...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9273 del 30 agosto 1995
«Il concorso anomalo previsto dall'art. 116 c.p. ricorre nel caso in cui l'evento diverso sia rimasto nella sfera della prevedibilità, mentre ricorre la fattispecie di cui all'art. 110 stesso codice allorché detto evento sia stato in concreto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7938 del 10 luglio 1992
«Al fine di una corretta applicazione dell'art. 56 c.p., occorre ricostruire, sulla base delle prove disponibili, la direzione teleologica della volontà dell'agente quale emerge dalle modalità di estrinsecazione concreta della sua azione, allo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 344 del 15 gennaio 1991
«L'elemento soggettivo si atteggia in maniera profondamente diversa a secondo che si tratti di delitto consumato o di delitto tentato e mentre, nel primo, l'evento prevedibile verificatosi, di cui si accetta il rischio, va posto a carico...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12664 del 22 settembre 1990
«L'art. 56 c.p. costituisce norma di confine di una concezione del diritto penale che ripudia la punizione della volontà delittuosa in quanto tale, se non estrinsecata in comportamenti lesivi. Detta norma impone all'interprete di ricostruire, sulla...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12665 del 22 settembre 1990
«In tema di computabilità fra delitto tentato e dolo eventuale è erroneo il richiamo al principio dell'equiparazione, sul piano dell'imputazione alla volontà dell'agente, di tutte le possibili finalità che la condotta può realizzare, senza operare...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 16313 del 12 maggio 2006
«L'estensione al tentativo delle circostanze previste per il corrispondente delitto consumato comporta un problema di semplice compatibilità logico-giuridica, che va verificata in concreto tenuto conto della tipologia dell'aggravante contestata....»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 24551 del 10 giugno 2015
«Nei reati di danno a forma libera la desistenza può aver luogo solo nella fase del tentativo incompiuto e non è configurabile una volta che siano posti in essere gli atti da cui origina il meccanismo causale capace di produrre l'evento, rispetto...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 51514 del 20 dicembre 2013
«È configurabile il tentativo e non la desistenza volontaria nel caso in cui la condotta delittuosa si sia arrestata prima del verificarsi dell'evento non per volontaria iniziativa dell'agente ma per fattori esterni che impediscano comunque la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 32742 del 3 giugno 2010
«Ai fini della sussistenza degli estremi della desistenza volontaria di cui all'art. 56, comma terzo, c.p., nella specie con riguardo al reato di tentata estorsione, non è sufficiente, quando l'azione intimidatoria non si realizza in modo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 39293 del 21 ottobre 2008
«In tema di reati di danno a forma libera la desistenza può aver luogo solo nella fase del tentativo incompiuto e non è configurabile una volta che siano posti in essere gli atti da cui origina il meccanismo causale capace di produrre l'evento,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25917 del 9 giugno 2004
«Nel reato di danno a forma libera (nella specie, omicidio) il tentativo si perfeziona con l'attivazione del meccanismo causale capace di produrre salvo l'intervento di fattori esterni — l'evento (cosiddetto tentativo compiuto); sicché, una volta...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1296 del 4 febbraio 1998
«In tema di tentativo, nell'ipotesi di reato plurisoggettivo il concorrente che intenda essere scriminato per desistenza dall'azione ai sensi del terzo comma dell'art. 56 c.p. deve attivarsi al fine di evitare la realizzazione concorsuale della...»