-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 37286 del 7 novembre 2002
«Ai fini dell'applicazione dell'art. 431, comma 1, lett. b), c.p.p. (ai sensi del quale, in deroga al principio dell'oralità cui è ispirata la disciplina del processo penale, è consentito l'inserimento nel fascicolo per il dibattimento degli atti...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2400 del 11 marzo 1995
«...operata dall'imputato, a seguito di tale innesto il processo deve continuare con le norme previste dal nuovo rito; ne consegue che i termini per proporre impugnazione e la loro decorrenza sono regolati dal nuovo codice di procedura penale.»
-
Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 20 del 3 dicembre 1999
«Con la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, che è decisione equiparata ad una sentenza di condanna, il giudice è tenuto a dichiarare, ai sensi del primo comma dell'art. 537 c.p.p., l'accertata falsità di atti o di...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2500 del 26 agosto 1999
«La relativa valutazione è censurabile in Cassazione ove appaia manifestamente incongruente atteso che la discrezionalità del rito patteggiato non può vulnerare il principio di determinatezza delle fattispecie penali, lasciando libero il giudice,...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 641 del 29 marzo 1999
«...del pubblico ministero. Invero l'autonomia va interpretata tenendo conto del principio costituzionale di uguaglianza delle parti nel processo penale, sicché il diritto al ripensamento come non è consentito all'imputato così non è consentito al...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 777 del 6 maggio 1999
«In materia di reati edilizi, la confisca dei terreni lottizzati di cui all'art. 19 della legge n. 47 del 1985, deve essere qualificata come sanzione amministrativa irrogata dal giudice penale e si applica indipendentemente da una sentenza di...»
-
Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8489 del 18 ottobre 1994
«...o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione), la sentenza penale resa a seguito di patteggiamento (art. 444 c.p.p. del 1988) è equiparata alla sentenza di condanna emessa all'esito di un processo celebrato con il rito ordinario.»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2352 del 10 marzo 1993
«Nel caso di connessione obiettiva con un reato di una violazione amministrativa prevista dall'art. 24 L. 24 novembre 1981, n. 689 la competenza del giudice penale a conoscere della violazione suddetta non viene meno ancorché il processo trovi la...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6910 del 11 giugno 1992
«Può procedersi col rito direttissimo anche se non sia stato ancora risolto il ricorso avanzato avverso la convalida dell'arresto, posto che il rito direttissimo è uno dei procedimenti speciali attraverso cui il legislatore ha inteso dare impulso...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8419 del 28 luglio 1992
«L'irrituale instaurazione del giudizio direttissimo di per sé («da sola») comporta non una nullità di origine generale ma soltanto una irregolarità, che viene eliminata a norma dell'art. 452, primo comma, c.p.p., secondo il quale «se il giudizio...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3417 del 27 gennaio 2006
«Non è abnorme, e, quindi, non è impugnabile con il ricorso per cassazione, il provvedimento con il giudice per le indagini preliminari abbia rigettato la richiesta del pubblico ministero di emissione del decreto penale di condanna: trattasi,...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2002 del 6 giugno 1996
«Il provvedimento con il quale il giudice respinge la richiesta di decreto penale, con motivazioni di opportunità che invadono la competenza istituzionale della pubblica accusa, deve considerarsi abnorme in quanto esula dal sistema processuale...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4729 del 13 gennaio 1993
«Il decreto penale di condanna costituisce un provvedimento giurisdizionale assimilabile alla sentenza di condanna, che presuppone l'esistenza d'un processo, il quale in esso vede uno dei possibili modi di propria definizione e l'avvenuto...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12341 del 4 febbraio 2005
«La domanda di oblazione discrezionale, avanzata nel corso delle indagini preliminari e respinta dal giudice per le indagini preliminari, può essere riproposta nel giudizio instauratosi a seguito dell'opposizione a decreto penale. (Mass. redaz.).»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1395 del 14 giugno 1994
«Nel caso in cui l'imputato proponga opposizione a decreto penale di condanna, chiedendo contestualmente di essere ammesso all'oblazione di cui all'art. 162 bis c.p. il processo — che con l'emissione del decreto penale e l'opposizione avverso di...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2877 del 12 settembre 1991
«Si applicano le disposizioni del nuovo codice di procedura penale, concernenti la facoltà di arresto e la forma ordinaria del rito (art. 476), al reato commesso dopo l'entrata in vigore del codice di procedura penale, nell'udienza dibattimentale...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 31074 del 9 agosto 2001
«In tema di bancarotta, l'imputato che, ai sensi dell'art. 479 c.p.p., richiede la sospensione del dibattimento, in attesa della definizione del processo instaurato contro la dichiarazione di fallimento, è tenuto — allo scopo di consentire al...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8607 del 5 marzo 2012
«In tema di bancarotta semplice, l'imputato che, ai sensi dell'art. 479 c.p.p., richieda la sospensione del dibattimento, in attesa della definizione del processo instaurato contro la dichiarazione di fallimento, è tenuto - allo scopo di consentire...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 41255 del 5 novembre 2008
«In tema di reati di bancarotta, il giudice penale può disporre la sospensione del dibattimento a norma dell'art. 479 c.p.p. qualora sia in corso il procedimento civile per la revoca della sentenza dichiarativa di fallimento. (Nel caso di specie,...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 46753 del 2 dicembre 2004
«...richieste ed ammesse, pronunziava immediatamente sentenza di condanna, dando per scontata la penale responsabilità dell'imputato, senza neppure revocare l'ordinanza ammissiva delle prove, alle quali anche la difesa avrebbe potuto avere interesse).»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 39718 del 12 ottobre 2009
«Alla luce del principio già affermato dalla Corte costituzionale (sent. 111/1993) con riferimento ai poteri di integrazione probatoria riconosciuti al giudice dall'art. 507 c.p.p., secondo cui, anche in un sistema di tipo accusatorio, “fine...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4616 del 21 aprile 1994
«Nell'esercizio del potere di ammissione di nuove prove, conferitogli dall'art. 507 c.p.p. il giudice - tenuto a non trascurare che «fine primario ed ineludibile del processo penale non può che rimanere quello della ricerca della verità» e che ad...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5770 del 15 maggio 1998
«La ratio ispiratrice dell'art. 507 c.p.p. è da cercarsi nel fine primario ed ineludibile del processo penale, che rimane la ricerca della verità al fine di pervenire ad una giusta decisione conferendo al giudice il potere di supplire anche a...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9003 del 3 ottobre 1997
«Ed invero, appartiene alla discrezionalità del legislatore ordinario, nel momento in cui entra in vigore una nuova disciplina del processo, stabilire se le nuove norme si applicano soltanto ai fatti per i quali non sia ancora iniziato il...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1431 del 15 gennaio 2002
«Tale soluzione, suggerita dalla lettera della legge e dalla necessità di garantire il diritto di difesa dell'interessato, appare oggi la sola congruente con nuovi ed essenziali profili del processo penale, dalla configurazione dell'accesso al rito...»
-
Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 11021 del 22 ottobre 1998
«Poiché la contestazione del reato permanente, per l'intrinseca natura del fatto che enuncia, contiene già l'elemento del perdurare della condotta antigiuridica, qualora il pubblico ministero si sia limitato ad indicare esclusivamente la data...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1842 del 12 febbraio 1999
«...penale per uno dei reati imputati, e la Cassazione, rilevato che l'azione penale era irretrattabile ed il P.M. poteva chiedere l'assoluzione all'esito della discussione, essendo poi mutato il collegio ha enunciato il principio di cui in massima).»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9103 del 8 ottobre 1997
«...di cui all'art. 521 c.p.p. (potere del giudice di dare al fatto una definizione giuridica diversa da quella enunciata nell'imputazione) — presidio del principio di obbligatorietà della legge penale — vale anche nel giudizio di legittimità.»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3043 del 11 giugno 1999
«...superiore (ancorché emerso nel corso dell'istruttoria dibattimentale) per sottrarre in ogni caso al giudice la cognizione del fatto in ordine al quale sia stata ritualmente esercitata l'azione penale e che costituisce la materia del processo.»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8511 del 29 luglio 1992
«Dalla stessa letterale formulazione dell'art. 468 del codice di rito penale abrogato (la situazione non è affatto mutata con riferimento al 523 di quello vigente) si ricava che la «discussione finale» va svolta con la illustrazione orale delle...»