(massima n. 1)
In materia di reati edilizi, la confisca dei terreni lottizzati di cui all'art. 19 della legge n. 47 del 1985, deve essere qualificata come sanzione amministrativa irrogata dal giudice penale e si applica indipendentemente da una sentenza di condanna, a differenza della sanzione prevista dall'art. 7, ultimo comma, della stessa legge, sulla base dell'accertata effettiva esistenza della lottizzazione, prescindendo da ogni altra considerazione, tranne la sussistenza di un provvedimento amministrativo in senso contrario, e con esclusione della sola ipotesi dell'assoluzione per insussistenza del reato. Ed invero, poiché il terreno non costituisce un bene il cui uso, detenzione e alienazione costituiscono reato, se non debitamente autorizzati, giacché è una specifica destinazione che viene considerata antigiuridica se non autorizzata, la predetta confisca non può inquadrarsi nella misura di sicurezza di cui all'art. 240, secondo comma, c.p.; né può includersi fra quelle di cui all'art. 240, primo comma, c.p., in quanto la disciplina non si concilia con l'obbligatorietà della sanzione in esame, con la possibilità di irrogazione indipendentemente da una sentenza di condanna nonché con la destinazione dei terreni al patrimonio comunale invece che a quello statale e con l'impossibilità di estenderla ai non proprietari che non siano parti nel processo. (Fattispecie relativa a confisca applicata con il patteggiamento).