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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6118 del 1 giugno 1995
«Nell'esercizio della sua funzione direttiva del processo il giudice istruttore ha il potere di invitare le parti a colmare eventuali lacune probatorie (nella specie, omessa produzione di decreti ministeriali), senza con ciò violare il principio...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10539 del 9 maggio 2007
«In tema di comunicazione dei provvedimenti del giudice, a mente dell'art. 176 le ordinanze pronunciate dal giudice in udienza ed inserite nel processo verbale a norma dell'art. 134 c.p.c. si reputano conosciute sia dalle parti presenti sia da...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 15863 del 15 dicembre 2000
«Il principio di cui al secondo comma dell'art. 176 c.p.c. — secondo il quale l'onere delle parti di essere presenti all'udienza comporta che i provvedimenti pronunciati all'udienza stessa si presumano conosciuti anche dalle parti non presenti —...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9059 del 28 agosto 1995
«La regola della conoscenza o conoscibilità delle ordinanze, posta dal secondo comma dell'art. 176 c.p.c., è legata, al pari dei relativi effetti, non solo alla forma del provvedimento, ma anche al suo contenuto (essa infatti, non può mai...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 28 del 7 gennaio 2009
«Il giudizio di accertamento dell'obbligo del terzo "debitor debitoris", ai sensi dell'art. 548 cod. proc. civ., è del tutto autonomo dal processo esecutivo nel quale si sia innestato. Ne consegue, da un lato, che il fallimento del debitore...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2608 del 14 aprile 1983
«Non costituisce motivo di nullità la sostituzione del giudice istruttore con altro magistrato per una determinata udienza, anche se manchi un formale provvedimento da parte del presidente della sezione, trattandosi di mera irregolarità sfornita di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2413 del 2 marzo 1995
«Nella fase d'appello del processo del lavoro, nella quale non esiste una fase istruttoria e quindi non viene nominato alcun giudice istruttore, ma solo un relatore, non è applicabile il principio dell'immutabilità del giudice istruttore, sancito...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1487 del 23 marzo 1989
«La disposizione del secondo comma dell'art. 174 c.p.c. — concernente la possibilità di sostituzione del giudice istruttore nel rito ordinario, sia nei giudizi davanti al tribunale che, ai sensi dell'art. 311 c.p.c., in quelli davanti al pretore —...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13061 del 14 luglio 2004
«Nel caso in cui sia stato necessario provvedere alla sostituzione del giudice di pace dinanzi al quale si era svolta l'udienza di discussione della causa perché cessato dall'incarico, il decreto del capo dell'ufficio che dispone ex art. 174 c.p.c....»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2911 del 26 marzo 1999
«La norma dell'art. 177 c.p.c., secondo cui le ordinanze “latu sensu” istruttorie, comprese quelle destinate a disciplinare lo svolgimento del processo, possono — tranne i casi previsti dal terzo comma dello stesso articolo — essere modificate o...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2744 del 27 marzo 1997
«Le ordinanze emesse dal giudice istruttore nel corso del processo divengono inefficaci nell'ipotesi di successiva pronunzia che disponga in tal senso, in modo esplicito (come nel caso della loro modifica da parte dello stesso giudice istruttore...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, ordinanza n. 251 del 25 marzo 1988
«L'art. 177 c.p.c., il quale stabilisce che le ordinanze lato sensu istruttorie comprese quelle destinate a regolare lo svolgimento del processo, possono essere modificate o revocate dal giudice che le ha pronunciate salvo i casi previsti dal terzo...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11999 del 27 novembre 1997
«La regola della non revocabilità delle ordinanze pronunciate sull'accordo delle parti opera solo con riferimento alle materie su cui le parti possono disporre (art. 177, terzo comma, n. 1, c.p.c.) e quindi non può trovare applicazione riguardo...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6618 del 9 novembre 1983
«Al fine del decorso del termine perentorio di dieci giorni per proporre reclamo al collegio, avverso l'ordinanza del giudice istruttore dichiarativa dell'estinzione del processo e pronunciata fuori udienza, ai sensi del combinato disposto degli...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4376 del 7 aprile 2000
«Il regime di preclusioni introdotto nel rito civile ordinario riformato deve ritenersi inteso non solo a tutela dell'interesse di parte ma anche dell'interesse pubblico al corretto e celere andamento del processo, con la conseguenza che la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10783 del 29 ottobre 1998
«La «prima udienza» di cui all'art. 269, comma secondo c.p.c., che segna il limite temporale per la tempestiva richiesta di concessione di un termine per la chiamata di terzo, va individuata con riguardo a criteri non meramente cronologici, ma...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14039 del 4 giugno 2013
«La previsione di cui all'art. 184, quarto comma, cod. proc. civ., secondo cui il giudice indica alle parti le questioni rilevabili di ufficio delle quali ritiene opportuna la trattazione, sebbene dettata per la prima udienza, è espressiva di un...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6051 del 12 marzo 2010
«In tema di violazione del principio del contraddittorio, l'omessa indicazione alle parti, ad opera del giudice, di una questione rilevabile d'ufficio, sulla quale si fondi la decisione, comporta la nullità della sentenza per violazione del diritto...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 20122 del 18 settembre 2009
«Il provvedimento col quale il giudice, preso atto della indisponibilità di una delle parti a sottoporsi all'interrogatorio libero ed al tentativo di conciliazione, disponga procedersi oltre all'istruzione del giudizio, non è causa di nullità del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 12545 del 8 luglio 2004
«L'art. 183, quarto comma, c.p.c. (nel testo risultante dalla sostituzione operata dall'art. 17 della legge 26 novembre 1990, n. 353), nel consentire all'attore di formulare nella prima udienza di trattazione la nuova domanda o la nuova eccezione...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3607 del 15 febbraio 2007
«Il vizio non formale di attività discendente dalla mancata osservanza delle sequenze procedimentali in cui è normativamente scandita la trattazione della causa in primo grado — per non avere il giudice concesso alle parti, benché richiesto,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17457 del 27 luglio 2009
«Si ha "mutatio libelli" quando si avanzi una pretesa obiettivamente diversa da quella originaria, introducendo nel processo un "petitum" diverso e più ampio oppure una "causa petendi" fondata su situazioni giuridiche non prospettate prima e...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 14098 del 17 giugno 2009
«Il giudizio di indispensabilità della prova nuova in appello - previsto dall'art. 345, terzo comma, c.p.c. con riferimento al rito di cognizione ordinaria e dall'art. 437, secondo comma, in relazione al processo del lavoro - non attiene al merito...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15791 del 24 giugno 2013
«Nel sistema delle preclusioni di cui agli artt. 183 e 184 c.p.c. novellati dalla legge 26 novembre 1990, n. 353, si ha un'inammissibile domanda nuova nel caso in cui l'attore, dopo aver chiesto, nell'atto introduttivo, l'accertamento della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 18513 del 3 settembre 2007
«Il mutamento della causa petendi determina una mutatio libelli quando la diversa causa petendi essendo impostata su presupposti di fatto e su conseguenti situazioni giuridiche non prospettati in precedenza, comporti l'immutazione dei fatti...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10579 del 10 dicembre 1994
«I nuovi documenti presentati dopo la rimessione della causa al collegio dei quali sia fatta menzione nell'indice del fascicolo di parte e nella comparsa conclusionale comunicata alla controparte, devono considerarsi ritualmente introdotti nel...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 1820 del 29 gennaio 2007
«La disciplina contenuta nell'art. 186 ter c.p.c., con riferimento all'ordinanza-ingiunzione di pagamento o di consegna in corso di causa, non contempla l'apertura di una fase autonoma di opposizione, svincolata dal giudizio di merito pendente nel...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8917 del 4 giugno 2003
«Nel giudizio di legittimità, le memorie di cui all'art. 378 c.p.c. sono destinate esclusivamente ad illustrare censure già compiutamente formulate nell'atto di impugnazione, onde non valgono a sanare la radicale carenza di specificità del motivo...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11611 del 22 giugno 2004
«Nei processi cumulativi, qualora il giudice emetta l'ordinanza ex art. 186 quater c.p.c. pronunciando, oltre che sulla domanda della parte richiedente, su quella connessa proposta da altra parte e l'ordinanza venga impugnata sul presupposto che si...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2166 del 31 gennaio 2011
«L'ordinanza anticipatoria prevista dall'art. 186 quater c.p.c., può essere emessa, in caso di proposizione di domanda principale e domanda riconvenzionale, solo sulla domanda principale che si presenti, sulla base degli atti, priva di esigenze...»