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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4526 del 21 agosto 1997
«Nel caso di plurime applicazioni dello stesso indulto effettuate in giudizi diversi o in fase esecutiva, è il pubblico ministero l'organo che, nel procedere all'unificazione delle pene, a norma dell'art. 663 c.p.p., deve, in linea con i suoi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4042 del 4 dicembre 1991
«Il principio della equipollenza degli atti processuali, di reazione giurisprudenziale, in base al quale si è affermato che la notifica prevista dall'art. 500 c.p.p. del 1930 può essere sostituita, qualora venga omessa o sia irritualmente eseguita,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3877 del 2 dicembre 1992
«È abnorme il provvedimento del tribunale che, in qualità del giudice dell'esecuzione, dichiarata l'inesistenza del titolo esecutivo (nella specie la propria sentenza di condanna confermata in appello), per ritenuta nullità del decreto di citazione...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 34472 del 19 aprile 2012
«Le decisioni della Corte EDU che evidenzino una situazione di oggettivo contrasto - non correlata in via esclusiva al caso esaminato - della normativa interna sostanziale con la Convenzione EDU assumono rilevanza anche nei processi diversi da...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3517 del 8 luglio 1998
«In sede di incidente di esecuzione, l'indagine affidata al giudice è limitata al controllo dell'esistenza di un titolo esecutivo e della legittimità della sua emissione. A tal fine, il giudice dell'esecuzione non può attribuire rilievo alle...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1687 del 4 luglio 1995
«In tema di estinzione della pena, il provvedimento che dispone la riabilitazione è costituito da un'ordinanza e non da una sentenza, come stabilito dall'art. 180 c.p., in sintonia con l'art. 598 c.p.p. 1930. Ciò perché il vigente codice di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 26831 del 14 dicembre 2006
«Il decreto camerale, con il quale la corte d'appello, a norma dell'art. 22, secondo comma, della legge fall., accoglie il reclamo avverso il decreto del tribunale di rigetto dell'istanza di riapertura del fallimento e dispone la rimessione degli...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 26688 del 13 dicembre 2006
«Il decreto di chiusura del fallimento produce le conseguenze previste dall'art. 120 legge fall., e cioè la cessazione degli effetti dinamici del procedimento concorsuale, collegati in modo diretto alla sua pendenza, oltre a quelli strumentali. La...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4760 del 3 aprile 2002
«I provvedimenti del giudice delegato al fallimento sono modificabili e revocabili, sia d'ufficio che su istanza di parte, fino al momento della relativa esecuzione e, quindi, nel caso di provvedimenti preordinati alla liquidazione dell'attivo ed...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1631 del 15 febbraio 1995
«In tema di concordato fallimentare, il decreto, con il quale il tribunale, su reclamo proposto ai sensi dell'art. 26 del R.D. 16 marzo 1942 n. 267, confermi o meno il provvedimento del giudice delegato di reiezione della proposta del concordato...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3585 del 14 febbraio 2011
«In tema di concordato fallimentare, contro il decreto di omologazione che abbia altresì deciso sulle opposizioni proposte ex art. 129, comma 3, legge fall., è ammissibile il reclamo avanti alla corte d'appello ex art. 131 legge fall., mentre lo...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1983 del 11 febbraio 2003
«Il provvedimento del giudice delegato che inviti la società garante di una proposta di concordato fallimentare a depositare presso un istituto di credito una somma di denaro necessaria per l'esecuzione del concordato stesso è espressione del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3008 del 16 aprile 1988
«Dopo il passaggio in giudicato della sentenza omologativa del concordato fallimentare che provoca la chiusura (art. 131 ult. comma legge fall.) e la cessazione degli effetti della procedura fallimentare (art. 120 legge fall.), ed in particolare...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3921 del 18 febbraio 2009
«E inammissibile il ricorso per cassazione proposto ex art. 111 Cost. avverso il decreto del tribunale fallimentare che, in sede di esecuzione del concordato fallimentare, si sia pronunciato su di una questione attinente alla misura di un credito...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3499 del 7 marzo 2003
«Soltanto il provvedimento che risolve il concordato fallimentare è una sentenza, impugnabile con il ricorso straordinario per cassazione ex art. 111 Cost., mentre, in caso di rigetto della richiesta di risoluzione del concordato, il tribunale deve...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2057 del 31 maggio 1997
«In tema di applicazione dell'indulto a reati unificati con il vincolo della continuazione - sia nell'ipotesi in cui, in ragione del titolo, alcuni dei reati unificati siano esclusi e altri compresi nel provvedimento di clemenza, sia nella diversa...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2485 del 6 luglio 1992
«In fase esecutiva (art. 671 primo comma c.p.p.) è preclusa l'applicabilità del regime del reato continuato qualora, in sede di cognizione, sia stata esclusa l'unicità del disegno criminoso, che costituisce il presupposto della continuazione. Ogni...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6602 del 31 gennaio 1997
«Il giudice dell'esecuzione, nel disporre l'applicazione della continuazione ai sensi dell'art. 671 c.p.p., una volta individuata, sulla base del criterio stabilito dall'art. 187 att. c.p.p., la violazione più grave, deve tener ferma la pena...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5826 del 4 gennaio 2000
«Alla stregua del letterale tenore dell'art. 671, comma 2, c.p.p., il giudice dell'esecuzione, nel determinare la pena complessiva conseguente all'applicazione della continuazione, è tenuto soltanto a non superare la somma delle pene inflitte con...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 42724 del 24 novembre 2001
«In tema di riabilitazione, ove sia stata condonata la pena inflitta con la sentenza in relazione alla quale il condannato chiede di essere riabilitato, il termine previsto dall'art. 179 c.p. per la concessione del beneficio decorre - atteso il...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5569 del 16 dicembre 1998
«È illegittimo il provvedimento del giudice dell'esecuzione che de plano applichi l'amnistia, dopo aver fissato la data del commesso reato non precisata dal giudice della cognizione. E invero, in materia di applicazione dei provvedimenti di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3961 del 16 luglio 1998
«Nell'ipotesi di plurima applicazione del medesimo indulto in relazione a diverse condanne, avvenuta in sede di cognizione, la riduzione del beneficio in sede esecutiva, entro i limiti consentiti dal decreto di clemenza, è legittima quando...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1319 del 20 marzo 1996
«In tema di indulto, il principio secondo il quale il reato continuato va scisso nei singoli elementi che lo compongono, al fine di applicare il beneficio ai reati che vi rientrano, è stato espressamente accolto dall'art. 8, ultimo periodo, D.P.R....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 375 del 19 aprile 1996
«Al giudice dell'esecuzione è consentita dall'art. 674 c.p.p. soltanto la revoca dell'indulto condizionato in base alla condizione risolutiva prevista dal decreto di clemenza. Fuori di tale ipotesi, il contenuto del giudicato non è modificabile,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 43909 del 17 novembre 2003
«Il provvedimento di grazia sottoposto alla condizione risolutiva della commissione di un nuovo reato entro un termine predeterminato è revocabile di diritto, ai sensi dell'art. 674 c.p.p., al verificarsi della condizione stessa, rimanendo del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 24395 del 1 dicembre 2010
«L'istituto dell'esdebitazione, previsto dagli artt. 142 a 144 della legge fall., nel testo novellato dal d.l.vo n. 5 del 2006 e dal d.l.vo n. 169 del 2007, trova applicazione, secondo quanto disposto dalla disciplina transitoria, quanto alle...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 21864 del 25 ottobre 2010
«In tema di esdebitazione, istituto previsto dagli artt. 142 a 144 della legge fall., nel testo novellato dal d.l.vo n. 5 del 2006 e dal d.l.vo n. 169 del 2007, la domanda con cui il debitore chiede di essere ammesso a tale beneficio va notificata,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 24121 del 13 novembre 2009
«L'istituto dell'esdebitazione, previsto dagli artt. 142 e 144 della legge fall., nel testo novellato dal D.L.vo n. 5 del 2006 e dal D.L.vo n. 169 del 2007, trova applicazione, secondo quanto disposto dalla disciplina transitoria, alle procedure...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 24215 del 18 novembre 2011
«In tema di esdebitazione, il decreto con cui il tribunale decide sulla relativa istanza del debitore, ai sensi dell'art. 143 legge fall., è reclamabile avanti alla corte d'appello entro novanta giorni, decorrenti dalla data di deposito in...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9803 del 14 settembre 1999
«Il principio secondo cui, nell'ipotesi di richiesta ad un ufficio giudiziario di un decreto ingiuntivo e di conseguente emissione del decreto, in pendenza di un giudizio di accertamento negativo del credito oggetto del ricorso monitorio, non...»